L’interesse personale sopra ogni cosa

by azione azione
27 Ottobre 2025

In tempi di incertezza l’elettorato sembra dimenticare il valore del bene comune. Per il politologo Michael Hermann è il riflesso di un cambiamento nel rapporto tra Stato e cittadini, incoraggiato dall’élite politica ed economica che guarda agli USA

Basta alzare un attimo lo sguardo dal proprio micromondo, fatto di qualche difficoltà a sbarcare il lunario o a trovare le giuste motivazioni per affrontare la quotidianità, per vedere un pianeta che sembra aver smarrito la bussola. Guerre, crisi climatica, instabilità economica e sociale, erosione della democrazia e delle istituzioni: un mosaico di emergenze che crea l’immagine di un tempo tormentato. «Viviamo in un’epoca in cui la gente cerca stabilità e punti fermi in un mondo dominato dall’incertezza», osserva Michael Hermann, politologo e direttore dell’istituto di ricerca demoscopica Sotomo. «In Svizzera una parte importante della società si sente disorientata, quasi sopraffatta dalle dinamiche attuali. È questo senso di smarrimento che alimenta il desiderio di sicurezza e di difesa dei propri interessi».

Una ricerca di stabilità e certezze che emerge anche nei risultati scaturiti ultimamente dalle urne. Secondo Hermann, questa tendenza si era già intravista più di un anno fa nella votazione sulla tredicesima rendita AVS e si è ripresentata con l’abolizione del valore locativo. Chi possiede un appartamento o una casa vuole garantirsi un futuro sicuro, privo di preoccupazioni finanziarie, senza un mutuo da pagare o da lasciare ai figli. Secondo l’amministrazione federale, quel «sì» espresso il 28 settembre scorso comporterà minori entrate fiscali per circa due miliardi di franchi all’anno, che si sommano agli oltre quattro miliardi della tredicesima AVS. «Tra non molto dovremmo esprimerci sull’iniziativa dell’Alleanza del Centro sull’imposizione fiscale delle coppie. Anche questa favorirà quella parte di elettorato che sta già piuttosto bene economicamente», ricorda Hermann. «E il prossimo anno toccherà all’iniziativa “200 franchi bastano” dell’UDC, che promette un ulteriore risparmio all’elettorato».

Un tradimento

Insomma, si fa strada un atteggiamento che fa pensare più al proprio tornaconto che al bene comune, perché il mondo là fuori è già abbastanza incerto e pericoloso. Stando a Hermann, colpevole di questo comportamento è anche l’élite economica che ha tradito quell’idea di Svizzera fondata sul liberalismo, accompagnato da un forte senso di responsabilità verso gli altri e la collettività. «Da alcuni decenni quell’élite si lascia ispirare dal modello di liberalismo americano», afferma il politologo. «Lo si è visto già nei primi anni Duemila con i casi Swissair, UBS, e poi più di recente con Credit Suisse. Una tendenza che oggi viene ulteriormente rafforzata dal clima internazionale che spinge tutti a pensare un po’ più a sé stessi che agli altri».

In mezzo a un mare in burrasca, la Svizzera è sempre riuscita a cavarsela e a mantenersi a galla, nonostante gli tsunami globali, dalla crisi finanziaria a quella dell’eurozona, dalla pandemia di Covid-19 alla crisi energetica. Con il passare degli anni si è così consolidata la convinzione che, tutto sommato, non valga la pena dare troppo ascolto agli inviti di chi chiede maggiore prudenza per quanto riguarda la spesa pubblica, perché in fondo «ce la siamo sempre cavata». «Tutti vogliono ricevere una fetta di quella torta», osserva Hermann, sottolineando come a rafforzare questa mentalità da Paese della cuccagna contribuiscono anche i partiti che promettono sgravi fiscali senza prevedere misure per mantenere in equilibrio le finanze dei Cantoni e della Confederazione.

Incapaci di guardare oltre

Incomprensibile per il politologo è anche la politica a lume di naso dei partiti che sembrano incapaci di guardare oltre la durata di una legislatura. «In Svizzera le elezioni raramente producono cambiamenti sostanziali negli equilibri di potere, eppure sembra che la preoccupazione principale dei partiti sia evitare che un’iniziativa popolare venga proposta in votazione poco prima del rinnovo del Parlamento», continua Hermann. «Temono che il voto possa favorire gli avversari politici, dimenticando però di proporre possibili soluzioni al disagio da cui quelle iniziative nascono».

L’esperto di geografia politica ricorda inoltre i vari fossati – tra città e campagna, tra giovani uomini e giovani donne, tra generazioni, tra Cantoni latini e svizzero-tedeschi, tra polenta e Rösti – che attraversano in tutte le direzioni la Svizzera. Il fatto che le linee di frattura non corrano parallele, ma si incrocino, contribuisce a rafforzare il tessuto che tiene insieme la Willensnation, la Nazione fondata sulla volontà e non su un’unica lingua o cultura. Di recente Michael Hermann ha notato però che la voglia di colmare questi fossati e di superare le divisioni è in parte venuta meno. «È come se avessimo perso la capacità di trovare un terreno comune», afferma il direttore di Sotomo. «I media, e ancora di più i social media, contribuiscono a rafforzare le differenze e le contrapposizioni, spingendo tutti verso una comunicazione più aggressiva, meno filtrata». Un clima rude che si respira soprattutto negli USA e che, secondo il politologo, si fa sentire anche in Svizzera. «Non è un problema finché i fossati cambiano e si ridisegnano», dice Hermann. «Lo è invece quando ci si trincera dentro, quando non si è più disposti a cercare il confronto dialettico con chi la pensa diversamente».

Alla velocità della luce

In un mondo sempre più interconnesso, dove le notizie viaggiano alla velocità della luce e il globale diventa quasi locale, ciò che accade in un altro angolo del pianeta sembra avvenire davanti alla porta di casa. Non stupisce quindi che si abbia spesso la sensazione di vivere in un pianeta fuori controllo, in un perenne stato di insicurezza. «Il rischio è di sentirsi sopraffatti e di rifugiarsi in una sorta di guscio protettivo», evidenzia l’esperto, ricordando che le indagini condotte dall’istituto di ricerca Sotomo mostrano, da un lato, una generale soddisfazione per la propria vita, ma dall’altro rivelano un diffuso pessimismo, in particolare tra le giovani generazioni che non credono di poter contribuire a migliorare il proprio futuro e quello della società. «È importante – conclude il politologo – che con le loro scelte politiche, i genitori e gli anziani di oggi non pensino solo al proprio tornaconto, ma che si impegnino a creare condizioni che offrano anche ai più giovani, a chi non ha ancora una casa o una pensione garantita, reali prospettive di sviluppo».