Graphic novel biografiche: Don Pino Puglisi e la lotta per la legalità in un’opera toccante a firma di Sonseri e Pagani
Nell’ambito di quello che, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, ha costituito il periodo più violento nella drammatica epopea della lotta tra mafia e Stato italiano, si può senz’altro affermare che parecchie siano le figure distintesi per uno spirito di dedizione spesso portato alle estreme conseguenze – ovvero, al consapevole sacrificio della propria vita.
A far spiccare, tra tanti nomi, quello del sacerdote Giuseppe «Pino» Puglisi – ucciso da Cosa Nostra nel 1993, e beatificato dalla chiesa cattolica nel 2013 – sono state soprattutto la costante e sincera umiltà e forza d’animo da questi espresse attraverso la fede, che ne hanno fatto un vero esempio per molti venuti dopo di lui.
Un segno essenziale per raccontare l’umiltà come forma di rivolta, l’eroismo di chi resiste senza clamore e la fede che diventa linguaggio civile
Un personaggio di questo calibro – sfaccettato e affascinante, eppure da sempre vicino alla gente comune – non poteva essere a lungo ignorato da un mezzo narrativo dalla connotazione «popolare» quale il fumetto; appare quindi naturale la scelta di dedicargli una biografia disegnata come quella realizzata nel 2021 da Riccardo Pagani su testi di Marco Sonseri, ormai autentico «veterano» di quel sottogenere in rapida espansione rappresentato dalle graphic novel dedicate a personaggi le cui esperienze di vita possono definirsi come caratterizzate da un forte impegno civile: prima di dedicarsi a Puglisi, lo sceneggiatore ha infatti firmato i volumi dedicati a Giorgio Perlasca (2011) e Paolo Borsellino (2021).
Così, ciò che maggiormente colpisce in questo Don Puglisi, pubblicato per i tipi della ReNoir Comics, non è tanto la conferma di Sonseri come una delle voci più autorevoli e appassionate del panorama di lingua italiana, quanto piuttosto il risultato della sua sinergia con l’esordiente Pagani, responsabile dei disegni: difatti, sebbene a prima vista la componente grafica del volume possa apparire come poco «spettacolare» in termini di virtuosismi tecnici, in realtà la connotazione stilistica dell’intero fumetto è strettamente legata allo sguardo e punto di vista prescelto dalla narrazione. Ecco, quindi, il perché di uno stile di disegno volutamente semplice e privo di fronzoli, quasi sottotono, in cui l’assenza di evidenti velleità artistiche dà vita a un codice espressivo quasi scarno nella sua palese onestà – proprio come sommesso e discreto era il modo di presentarsi del protagonista dell’opera. Ciò produce un effetto comunicativo immediato, permettendo al lettore di concentrarsi sui particolari della vicenda, senza che l’estetica rubi mai la scena alla vicenda narrata; il che risulta ancor più cruciale in una storia come quella di Don Pino, fatta di innumerevoli, singoli momenti solo apparentemente poco eclatanti, dal momento che ognuno di essi rappresenta, a modo suo, un atto di resistenza, rivelatore di un’implicita presa di posizione che avrebbe definito l’intera esperienza umana del sacerdote.
Il racconto ripercorre le vicende di Puglisi, incluso il vero e proprio «miracolo» da lui operato quando, inviato a occuparsi dei parrocchiani del paesino siciliano di Godrano – luogo ben più pericoloso di quanto non apparisse a prima vista, poiché profondamente intriso della cultura mafiosa delle cosche locali – riuscì, tramite il suo ministero sacerdotale, a risanare la sanguinosa faida tra due famiglie rivali. Da lì, Padre Puglisi si ritroverà costantemente in prima linea contro Cosa Nostra, fino al trasferimento nel quartiere palermitano di Brancaccio, dove egli stesso era nato e dove si svolgerà la fase più nota della sua storia – proprio quella che, grazie al finale tragico, conferirà immortali autorità e credibilità a una figura fino a quel momento e in quei luoghi perlopiù sconosciuta: quella del prete «contro», il quale, confrontato con un nemico ben più forte di lui, decide di sfidare la cultura dell’illegalità e dell’omertà , combinando i dettami della fede con l’instancabile impegno a favore dello sviluppo di una coscienza civile nei cittadini.
Per come narrata da Sonseri e Pagani, la vita di Don Pino si presenta come una vera e propria odissea nelle pieghe più oscure dell’Italia del ventesimo secolo – un’odissea per molti versi «nascosta» dalla natura umile e perfino discreta nella dimessa dignità di un prete che, da solo e senza nessun aiuto tangibile, mette la propria vita al servizio di quegli stessi valori destinati a condannarlo a morte.
È chiaro che un simile racconto presentava, dal punto di vista narrativo, alcuni rischi – su tutti, quello di soccombere alla tentazione di dipingere il personaggio come un anacronistico cavaliere senza macchia e senza paura, per molti versi fuori tempo massimo e slegato dalla realtà ; invece, in Don Puglisi l’eroico sacrificio in nome della socialità e del senso di umanità più sentito e profondo assume i contorni di una «crociata del quotidiano», ammantata dell’ordinarietà della vita di tutti i giorni, e, proprio per questo, ancor più significativa. In tutto ciò, la narrazione lineare e mai enfatica di Sonseri si rivela fondamentale, portando alla luce le caratteristiche di Don Pino che ne hanno fatto, nell’immaginario collettivo, una presenza benevola e positiva, ispiratrice di un cambiamento che, per un breve momento, era davvero parso possibile; la perfetta fusione con il disegno di Pagani completa l’opera, facendo sì che l’approccio – un racconto a più voci, animato da chi ha conosciuto e amato Puglisi – possa risultare davvero universale e sentito.
«Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi», così si legge nel Vangelo di Matteo in riferimento alla missione degli apostoli dopo la morte di Gesù: una citazione che Sonseri inserisce in apertura della graphic novel, mostrando Padre Pino mentre varca per la prima volta i confini del paese di Godrano, diretto verso un fato ineluttabile – proprio come un fedele discepolo che parta in missione. E anche in questo risiede il vero fascino dell’opera; sebbene quella di Puglisi sia per molti versi una tragedia annunciata, una volta chiuso il volume la sensazione è che le tavole di Sonseri e Pagani siano riuscite a infondere un vero, autentico senso di speranza nel lettore – soprattutto, a trasmettere tutta l’abbagliante bellezza del sentimento che animava il loro eroe: stesso anelito altruistico capace di giungere fino all’annullamento del sé, in un atto d’amore che combina la più profonda etica cristiana con il senso civico. Quello che, forse, ogni vero ecclesiastico dovrebbe essere disposto a compiere.
 
			         
			         
			        

