Beato Angelico, eccelso miniaturista

by azione azione
20 Ottobre 2025

Firenze omaggia l’immenso frate artista morto nel 1455 con un’esposizione curata da Carl Brandon Strehlke

«Era un pittore talentuoso che si è dedicato anche alla miniatura, oppure un miniaturista eccelso che scelse di diventare pittore?»

Un interrogativo cruciale tra i tanti che ancora si pongono gli studiosi che indagano i misteri della vita e le opere di Fra’ Giovanni da Fiesole, nato con il nome di Guido di Piero intorno a 1395 e morto a Roma nel 1455, protagonista della splendida mostra Beato Angelico da poco inaugurata a Firenze tra Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco, a cura di Carl Brandon Strehlke del Philadelphia Museum of Art, con Stefano Cascìu, direttore regionale Musei Nazionali e Angelo Tartuferi già direttore del Museo di San Marco.

In mostra 140 opere tra dipinti, disegni, miniature e sculture provenienti da settanta chiese, musei e collezionisti privati, sia italiani sia stranieri. Dopo la grande monografica dedicata a Beato Angelico nel 1955 questa mostra, frutto di oltre quattro anni di preparazione, ha reso possibili dei restauri insperati; indagini scientifiche su molte opere esposte e la ricomposizione per l’occasione di famose pale d’altare, come quella spettacolare di San Marco (1438) smembrata in diciotto pezzi, andati dispersi quasi trecento anni fa. Una Mostra che resterà una pietra miliare per la conoscenza di questo pittore fiorentino, maestro del tardogotico, che seppe aprirsi alla rivoluzione degli stili, della luce e dello spazio del Rinascimento sulle orme di Masaccio, lezione che fece sua in modo inimitabile.

Soprannominato Angelico subito dopo la sua morte, il frate pittore domenicano che il Vasari ricorda di «grande modestia e vita religiosa», è vissuto nel Convento di Fiesole e poi in San Marco, emblema della sua spiritualità, dove la mostra inizia con le opere dei suoi esordi in dialogo con quelle di Lorenzo Monaco, Ghiberti, Masaccio, artisti suoi contemporanei. Spicca su tutte il grande tabernacolo dei Linaioli dalla cornice marmorea del Ghiberti, che racchiude una Maestà e dodici angeli musicanti e i santi evangelisti, in un elaborato insieme di colori e di delicatezza cesellata nell’oro dei tendaggi dello sfondo, opera con la quale il venticinquenne Fra’ Giovanni rivela a tutti il suo talento e la sua fantasia.

In un’altra sala sono esposti i suoi codici miniati con eleganti florilegi disseminati di scene e figure raffinate e di grande espressività. Tra i capolavori del convento ci sono gli affreschi: l’impressionante Crocifissione nella sala del Capitolo; al primo piano la bella Annunciazione e quelli delle quarantaquattro celle dei frati che Angelico eseguì su incarico di Cosimo de’ Medici, grande mecenate di San Marco. È a Palazzo Strozzi che la mostra diventa una sfavillante sinfonia di luce e colori: quei rosa accesi e quegli azzurri profondi con l’oro che li illumina, mentre la prospettiva scopre panorami e personaggi sempre nuovi.

Ecco le opere più celebri di Angelico, quelle che raccontano l’evoluzione del suo stile, il suo successo, la sua maturità, allestite cronologicamente in otto sale, da quella dedicata alla Chiesa di Santa Trinità e al ricco mecenatismo fiorentino del primo Quattrocento, al quale seguì quello Mediceo. Qui vediamo a confronto le opere di Gentile da Fabriano, Lorenzo Monaco e Angelico che realizza la Deposizione commissionata dagli Strozzi: «Non solo un capolavoro di composizione e intensità emotiva – ci ha raccontato Carl Brandon Strehlke – È la testimonianza diretta del connubio tra arte e devozione familiare: gli Strozzi vi sono raffigurati in abiti dell’epoca mescolati ai santi come se il tempo si annullasse».

Nella seconda sala dedicata al Nuovo Linguaggio un Angelico sempre più richiesto da chiese e conventi, coniuga nelle sue opere tradizione e innovazione portando nella pittura religiosa una spiritualità sobria e potente, ma colma di simboli. È il tema della Madonna dell’Umiltà quello che meglio lo rappresenta, e secondo Strelhke la Madonna delle collezioni Thyssen – Bornemisza è una delle più belle: «Tutto è perfetto – ci spiega – il colore, la luce, la delicatezza del volto, il dettaglio del vaso con il giglio che Maria tiene in mano. È una sintesi di bellezza spirituale e tecnica pittorica».

Caratteristiche dell’arte di Angelico che fanno sì che pur seguendo il percorso della mostra ci si perda rapiti davanti ai suoi angeli dalle ali intessute di luce dorata; alle sue Madonne dall’eterna gioventù; alle sue Annunciazioni, pale meravigliose, sempre diverse nella concezione e uguali negli incarnati eterei, nella grazia dei gesti e degli sguardi; si rimane incantati dalle sue Maestà colme di pudore e di affetto con quegli infanti stretti al seno; e colpiti dall’umanità che traspare potente dai suoi personaggi, come nella tavola Cristo come Re dei Re, in cui il volto di Cristo trasuda sofferenza e gli occhi arrossati ci fissano con uno sguardo di infinito dolore.

Elsa Morante nel 1970 intitolò il suo saggio su Guido di Piero: Il Beato propagandista del Paradiso, un’azzeccata descrizione della spiritualità intrisa di emozione e di bellezza di Angelico, quasi una promessa di grazia e di salvezza che conquistò i Medici, committenti anche dell’opera che chiude la mostra: la decorazione dell’Armadio degli Argenti (1450), gli ex-voto della Santissima Annunziata. Tre ante sulle quali Angelico rappresentò in stile miniatura le scene della vita di Cristo come fossero fotogrammi di un’unica lunga sequenza, ricca di colori, episodi e personaggi, sottotitolate da un cartiglio dipinto che cita i Vangeli. Una sorta di fantastico epilogo della sua arte.

Dove e quando
Beato Angelico, Firenze.
Palazzo Strozzi, orari: tutti i giorni 10.00-20.00; giovedì fino alle 23.00.
Museo di San Marco, orari: ma-do 8.30-13.50. Chiuso 1° gennaio e 25 dicembre.
Fino al 25 gennaio 2026.
www.palazzostrozzi.org
www.museitoscana.cultura.gov.it