Monoliti delle nostre città

by azione azione
29 Settembre 2025

Al Museo etnografico di Intragna Roberto Pellegrini si china su edifici urbani che paiono enigmatici simulacri

Tra le figure più attive e presenti sul panorama fotografico ticinese, Roberto Pellegrini è altresì impegnato a livello associativo nella difesa di una professione che negli scorsi decenni ha subìto una profonda trasformazione, soprattutto a causa dell’avvento del digitale. Ma è stato anche tra coloro che hanno inaugurato una fase della fotografia ticinese: infatti si è proposto per esposizioni personali nei musei regionali, che fino allora non esponevano regolarmente fotografia. Ricordiamo Pieni e vuoti alla Pinacoteca Züst nel 2009, un progetto che nasceva all’interno della sua professione al Centro di Dialettologia ma che ne trascendeva i risultati, sfociando in una mostra e catalogo preziosissimi, evocativi dello stato di salute del patrimonio culturale nel Cantone.

A questo sono succeduti molti progetti, con tecniche e approcci diversi, in altrettante sedi espositive locali: spesso esse hanno avuto come centro il rapporto e la dialettica tra l’uomo e lo spazio, due temi in connessione al tema del lavoro, come identità prima ancora che professione. Tra gli ultimi progetti ricordiamo quello del 2020, La fidanzata del vero alla Biblioteca Cantonale di Lugano, riguardante appunto ritratti di professionisti in più ruoli e vesti nel corso della loro esistenza, e Ateliers, che esplorava il rapporto tra artista e il suo spazio intimo di creazione, progetto esposto alla Casa Elisarion di Minusio nel 2018, prima del suo recente restauro.

In quest’ultimo progetto presentato al Museo etnografico Centovalli e Pedemonte a Intragna l’autore si concentra su quegli edifici di chiara impronta contemporanea – chiamati qui «monoliti» – che da qualche anno si impongono con una certa perentorietà nel nostro paesaggio urbano. Essi si caratterizzano per la scala imponente che crea un sensibile strappo nel tessuto urbano, dando un’impressione di disorientamento – comune a molti osservatori – per la velocità con cui emergono.

I soggetti sono stati per la maggior parte ripresi nel Bellinzonese, anche a seguito della grande crescita demografica del distretto, nel Locarnese e in qualche caso, seppur in numero minore, nel Luganese e Mendrisiotto – il tutto negli ultimi cinque anni. Domina, nelle immagini di Roberto Pellegrini, il colore grigio medio, freddo come l’acciaio: non c’è traccia di presenze umane, non c’è vita intorno a questi edifici così geometricamente definiti. Anche nelle immagini, i «monoliti» hanno poco spazio accanto a loro, e manca il respiro dato dagli spazi verdi. Alla base dell’immagine, la strada scura d’asfalto.

Ma non si tratta solo di monoliti. Siamo in presenza di forme eterogenee: enormi sarcofagi e torri, così perentori da incunearsi letteralmente nel territorio. Si impongono su tutto il contesto, ovvero le preesistenze storiche e i caratteri autoctoni, senza accennare a un dialogo con essi.

Tutta questa tensione è resa ancora più esplicita dal trattamento digitale postproduzione dell’immagine, sempre a opera dell’autore – che possiamo definire il tratto più marcato di tutto il progetto. Come cita il critico Antonio Mariotti nel catalogo che apparirà a fine settembre, l’autore in certo senso a questi edifici «chiude gli occhi trasformandoli in enigmatici simulacri di un nuovo immaginario urbano». Sono state infatti cancellate le aperture, coperte le finestre e le balconate: si nega così allo spettatore la possibilità di guardare all’interno, rendendo l’edificio ancora più solido, enigmatico e inesplorabile, più simile a un bunker di superficie o a un’enorme scultura contemporanea. Facendo nascere spontaneamente la domanda: chi mai abiterà questi edifici?

Dove e quando Roberto Pellegrini, Monoliti, Intragna, Museo etnografico Centovalli e Pedemonte. Orari: ma-me-gio 14:00- 18.00; ve-sa 9.30-12.30; 14.00-18.00; do 14.00-18.00. Fino al 26 ottobre 2025. museocentovallipedemonte.ch