Vite da ridere (o quasi): Stan Laurel e Oliver Hardy sono considerati la coppia comica per eccellenza:nonostante le loro fragilità, cambiarono il cinema per sempre
Nei primi anni Venti, quando il cinema muto viveva il suo momento di massimo splendore, Stan Laurel e Oliver Hardy non erano ancora «Stanlio e Ollio», o meglio «Mr Laurel & Mr Hardy» (usando i loro veri nomi avevano sperato di legare indissolubilmente a sé il doppio artistico). Uno era un inglese mingherlino, figlio di un impresario teatrale, con un talento mimico affinato nei music-hall e nella compagnia di Fred Karno, la stessa in cui era esploso Charlie Chaplin, di cui Stan diventerà presto il sostituto di scena (si dirà in seguito che Chaplin ne temeva a tal punto il talento che, nonostante condividessero tutto nelle tournée, quando andò a cercare fortuna a Hollywood, nonostante le promesse, non lo richiamò mai a lavorare con lui). L’altro era un ragazzo della Georgia, robusto e appassionato di canto e golf, che aveva trovato nel cinema comico una via per trasformare la propria mole in una risorsa espressiva. Due destini paralleli, che si sarebbero incrociati quasi per caso negli studi di Hal Roach, per dare vita alla coppia comica più amata di tutti i tempi.
La loro è una storia di amicizia e di arte comica che per anni ha nascosto dietro le risate, le gag e le torte in faccia, vite attraversate da fragilità , ostacoli e malinconie
Il loro debutto ufficiale come duo risale al 1927 con Putting Pants on Philip, ma è con The Battle of the Century che la coppia imprime al cinema una delle sue immagini immortali: la più grande battaglia di torte in faccia mai vista. Non era solo una gag, ma la dichiarazione d’intenti di due comici che stavano inventando un nuovo ritmo per la risata, lento e compassato, lontano dalla frenesia delle comiche slapstick. Una lentezza che diventò il loro marchio di fabbrica e che permise loro di attraversare senza traumi la rivoluzione del sonoro. Perché Stanlio e Ollio sopravvissero dove altri giganti – come Buster Keaton – crollarono? La risposta sta nella natura stessa della loro comicità : non dipendeva dalle parole, ma dai gesti, dalle pause, dalle espressioni. Il celebre «camera look», lo sguardo in camera di Ollio, il pianto inconsolabile di Stanlio, le reazioni a scoppio ritardato, i piccoli riti gestuali: tutto contribuiva a creare un universo comico coerente e riconoscibile, in cui il sonoro aggiungeva solo una nuova tavolozza.
La loro prima prova «parlata», Unaccustomed As We Are (1929), ne è la prova lampante: le parole non stravolgono nulla, semplicemente si incastrano in un ritmo già perfetto. Ma con un quid in più, in effetti: contrariamente a molte altre star del cinema muto, le voci di Stan e Oliver corrispondevano alla psicologia dei loro personaggi, da baritono con forte accento britannico quella di Stan, melodiosamente tenorile con inflessioni da gentiluomo del Sud quella di Oliver (l’opposto di quelle dei doppiatori italiani!). La coppia, amatissima dal pubblico, era in realtà anche un prodigio di equilibrio umano. Stan era l’instancabile architetto delle gag, un perfezionista che passava ore in sala di montaggio o nelle riunioni con i gag-man; Oliver – ricreando in questo un rapporto pressoché identico con la successiva coppia comica Lewis e Martin – era più interessato al golf che al lavoro, trovava nel partner la guida ideale. La loro amicizia fu il segreto della loro longevità artistica: mai un litigio serio (qui la vera grande differenza relazionale con Lewis & Martin…), mai un tradimento reciproco. Quando Hal Roach cercò di dividerli, licenziando Stan, o quando Hollywood cambiò pelle, i due rimasero uniti. Eppure non mancarono le difficoltà . I rapporti con i produttori furono spesso burrascosi (soprattutto tra Stan e Roach), il loro rapporto con le donne divenne sfibrante con effetti negativi sul loro lavoro (sette matrimoni con cinque donne per Stan e «solo» tre matrimoni, per Ollio, con conseguenti tensioni e fiumi di denaro in mantenimento) negli anni Quaranta che segnarono il declino della loro carriera cinematografica. Ma proprio allora Stanlio e Ollio si reinventarono come teatranti, trovando in Europa un pubblico entusiasta che li accolse come eroi.
Nel 1932 e poi nel Dopoguerra, le folle li seguirono ovunque: segno che i due clown non appartenevano solo a un’epoca, ma a una dimensione universale della risata. Soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, quando i due si ritenevano ormai acqua passata, scoprire durante le tournée teatrali quanto fossero in realtà ancora amati, li rinfrancò non poco. Non solo: furono proprio le tournée a trasformarli da ottimi compagni di lavoro in amici per la pelle. Gli ultimi anni furono però più malinconici: malattie, difficoltà produttive e l’ultimo film, Atollo K, che non rese giustizia al loro talento (usando un eufemismo). Oliver morì nel 1957, dopo una lunga malattia; Stan lo seguì otto anni dopo. Ma fino alla fine continuò a ricevere fan a casa sua, rispondendo al telefono a chiunque lo chiamasse, come si fa con un vecchio amico. Oggi Stanlio e Ollio restano un patrimonio dell’umanità , tramandato dalla televisione e riscoperto dalle nuove generazioni. La loro comicità infantile e gentile, fatta di dignità maldestra e di sconfitte esilaranti, continua a parlare a un pubblico di tutte le età . La loro vera eredità , però, va oltre le risate: è la storia di un’amicizia che ha resistito a tutto, e che ha trasformato due uomini pieni di fragilità nei due comici più amati della storia.
 
			         
			         
			        