Magia del Natale e sentimento del sacro

by azione azione
8 Dicembre 2025

Cammino verso casa nel buio precoce di fine novembre. La cosiddetta magia del Natale mi viene già incontro ad ogni angolo con i suoi mille racconti di luci invadenti e di oggetti invitanti che tentano di sorprenderci da vetrine esagerate.

Arrivata a casa un po’ frastornata, dal mio balcone contemplo l’incanto di un cielo silenzioso che mi offre la luce delicata di stelle discrete e lontane. Il riverbero delle sfumature del lago illumina con gentilezza le ultime foglie rimaste sugli alberi, ed è stupore scoprire la purezza di quella loro fragile presenza, come se nascesse proprio in quell’attimo, proprio per me. Percepisco un di più della vita, di una vita che è molto più grande della mia. Sento l’abbraccio di un cosmo in cui tutto si tiene.

Qui la magia del Natale, che ha scandito i miei passi verso casa, comincia a rivelarmi altro: mi rivela qualcosa che ha a che fare con il mistero. In un silenzio raccolto il paesaggio diventa paesaggio dell’anima. Riconosco infine il suo nome: è l’esperienza del sacro.

Ora la magia del Natale, consegnata per le strade a fronzoli luccicanti, a stelline e ghirlande, viene ad incontrare la sua intima sorgente.

Filosofi e poeti hanno descritto il sentimento del sacro come la capacità di sentire la presenza di una realtà più grande che ci avvolge nel mistero del suo manifestarsi. Questo sentimento profondo non apre solo all’esperienza religiosa, il suo enigma nutre anche la ragione e il desiderio di avventurarsi oltre per capire meglio, per comprendere di più. Lo ha spiegato molto bene Immanuel Kant: noi pensiamo oltre ogni conoscenza possibile, siamo attratti da ciò che non sappiamo, anche da ciò che mai potremo conoscere. Da sempre siamo attratti da un punto di domanda, dal desiderio invincibile di restare in contatto con il volto inafferrabile della realtà.

Secondo il filosofo Umberto Galimberti, il sacro è il luogo originario della verità che precede ogni parola, ogni ragionamento con cui cerchiamo di comprendere, di dare un senso compiuto alla realtà. Il sacro è l’indifferenziato in cui ogni cosa può essere anche altra, in cui tutti i significati sono possibili. Ma la ragione, il logos, fin dalle origini ha avuto bisogno di tenere sotto controllo e di contenere la potenza di per sé incontrollabile delle infinite verità del sacro. Per questo, secondo il filosofo, il sacro è stato soffocato e alla fine rimosso dalla nostra vita, e questo proprio ad opera del logos e, secondo lui, anche ad opera delle religioni.

In realtà sono molte, sul cammino della nostra civiltà, le testimonianze della presenza di un profondo rapporto tra il sacro e il divino. Di questo intreccio di sacro e divino è testimone esemplare Simone Weil: per lei è proprio nel profondo legame tra il sacro e il sentimento religioso che può compiersi l’espressione della nostra umanità.

Sullo sfondo di una tormentata vicenda esistenziale, nel 1943, negli ultimi mesi della sua vita, la filosofa riflette sull’impegno morale con cui ha intensamente vissuto. Per Simone Weil, nel nostro vivere quotidiano deve compiersi una vera e propria trasformazione che sappia condurci dall’esperienza personale a qualcosa di più grande: a qualcosa di più grande della nostra vita. È l’anima stessa che lo richiede, perché il sentimento del sacro nasce nelle radici dell’umano che nutrono la vita di tutti gli uomini.

La sacralità dell’umano è presente in ogni essere, in fondo al cuore di ognuno. L’uomo, scrive, «vive nell’attesa invincibile che gli venga fatto del bene», quel bene che «è l’unica fonte del sacro». Da questa presenza del bene, dentro gli strati più profondi della nostra umanità, nasce il sentimento del sacro, perché «l’albero della vita è radicato nel cielo».

Con queste emozionanti ed emozionate parole Simone Weil svela infine anche il legame da lei percepito e intensamente vissuto tra il sacro e la fede. «Cos’è Dio?» Si chiede la filosofa. «È l’infinitamente piccolo (…) il granello di senape, la perla nel campo, il lievito nella pasta, il sale nel cibo. Si tratta di mettere questo infinitamente piccolo al centro».

Lascio alla purezza delle immagini offerte da questa straordinaria filosofa il compito di accompagnarci in questi giorni di Avvento. Il suo richiamo alle radici sacre della nostra comune umanità mi sembra un invito discreto, quanto prezioso, ad andare oltre il bailamme festoso di questi giorni per accogliere il significato autentico della Natività.