Tutta colpa di una telecamera malandrina, quella che durante i concerti e le grandi manifestazioni sorprende chi si sta baciando, e di Chris Martin, il cantante dei Coldplay (ex marito di Gwyneth Paltrow) che vedendo sul maxischermo l’inquadratura di un abbraccio ha esclamato: «Ohi guarda quei due: o stanno avendo una relazione oppure sono molto timidi». Quella dei due amanti sorpresi da una telecamera e licenziati dalla loro azienda è una vicenda nota, ma è anche una grande storia d’inquietudine, nel momento in cui il tradimento diventa non solo pubblico ma materia di commenti sui social.
Uno dei format di maggior successo in Italia è Temptation Island, il «programma sulle corna», come ormai tutti lo chiamano. Nonostante schiere di improvvisati analisti si siano esercitati a spiegare il fenomeno sul web, resta una trasmissione tutta incentrata sul tradimento, sulla tentazione, sul fascino «proibito» del cedimento, quell’imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente.
Da un po’ di tempo il tradimento, pur continuando a essere un atto clandestino, è diventato oggetto di analisi, studi, riflessioni. Secondo Esther Perel, in Così fan tutti (Solferino), il tradimento è un sentimento vitale, l’antidoto più potente al terrore della morte: «L’inaspettata iniezione di desiderio erotico ci spinge oltre il quotidiano, spezzando il ritmo e la routine della consuetudine. Ogni senso è amplificato: il cibo ha un sapore migliore, i colori sono più vividi e la musica non ha mai avuto un suono così dolce».
È così? La pubblicistica di ambito psicologico spiega che il tradimento è il venire meno a un impegno di fedeltà e lealtà , sia morale sia giuridico, nei confronti di una persona o di un’istituzione. In ambito sentimentale, il tradimento si riferisce alla rottura della fiducia e delle aspettative all’interno di una relazione.
Poco prima della scomparsa, Giulio Giorello ha scritto un libro molto importante: Il tradimento. In politica, in amore e non solo, edito da Longanesi: la figura del traditore esiste da sempre, ha dato origine a noti miti ed è stata costantemente approfondita. Nell’ottica delle religioni, il tradimento è una deviazione dell’animo umano. Giuda ne è l’emblema. Il tradimento ha il suo fascino perché ha bisogno di sotterfugi, alleanze. Si insinua in una routine forse noiosa e ha un suo fine utilitaristico. Condivisibile la definizione che si dà nel Macbeth di William Shakespeare quando Macduff chiede alla madre chi sia il traditore e la donna risponde: «Uno che giura e mente».
Giorello passa in rassegna una serie di casi divenuti «mitici» nella storia e nella letteratura: da Bruto e Cassio a Jago, da Macbeth a Don Giovanni, da Spinoza a Trotski, dal pirata William Fly a Tex Willer. Quello di Bruto e Cassio, pugnalatori di Cesare, è un caso politico ideale per ogni tipo di allegoria. Dante li fa marcire nel profondo inferno, ritenendoli i traditori di quell’ottimo Cesare che Dio ha voluto regnasse sul mondo riunito sotto l’egida romana affinché si diffondesse la notizia del Verbo. Al contrario, Machiavelli e Leopardi vedono in Bruto e Cassio dei liberatori, mentre in Cesare il vero traditore, colui che ha usurpato il potere del popolo decretando la fine della gloriosa repubblica romana. Il tradimento è quindi concetto assai ambiguo, che può essere interpretato secondo punti di vista sempre diversi.
Avishai Margalit ha pubblicato da Einaudi il saggio Sul tradimento. L’adulterio, il tradimento, l’apostasia non vengono più considerati con la gravità di una volta. Inoltre sostiene che la tensione tra l’ubiquità del tradimento e il progressivo allentamento della sua considerazione è un segno della differenza esistente tra etica e moralità nei rapporti umani. Non si può definire con sicurezza cosa sia un tradimento. Per alcuni è un informatore, per altri è chi ti pugnala alle spalle: un eroe o un vile. Eppure, il concetto di ciò che significa tradire è costante attraverso i secoli e le culture. Il tradimento mina la fiducia più solida. La tesi principale di Margalit, argomentata anche attraverso una serie imponente di riferimenti storici, letterari e religiosi, è che il tradimento scioglie il collante che tiene uniti i rapporti forti: dunque, ha necessariamente sempre a che fare con l’etica, non con la morale.
Mai dimenticare che tradire deriva dal latino tradere composto di «tra» (oltre) e «dare» «consegnare», cioè consegnare al nemico.
 
			         
			         
			        