Gli estremisti restano il problema

by azione azione
20 Ottobre 2025

Ma è vera pace, quella firmata a Sharm el-Sheik? Che pace è, quella firmata senza i nemici che si sono combattuti aspramente per due anni? Né Israele né Hamas erano rappresentati. Netanyahu è rimasto a casa dopo che Erdogan aveva detto: o me o lui. I capi di Hamas che avevano progettato il 7 ottobre, da Sinwar a Haniyeh, sono tutti morti; i loro successori sono divisi tra chi vorrebbe conservare le armi, riprendere il controllo militare della Striscia, ammazzare gli oppositori interni e ricominciare il prima possibile ad attaccare Israele, e chi è disposto a rispettare il piano di Trump, con l’obiettivo di diventare una forza politica. Un po’ quello che hanno fatto l’Ira in Irlanda e l’Eta nei Paesi baschi.

Intendiamoci: la tregua a Gaza e in Medio Oriente è la benvenuta. Per trasformarla in pace, occorre individuare il motivo per cui si era giunti a questo punto: la prevalenza degli estremisti, Hamas e il Governo Netanyahu, nei due campi. Anche al loro interno, gli estremisti sono divisi tra realisti e radicali. Hamas non è stata distrutta, né poteva esserlo, visto che i nuovi capi non vivono tra le macerie di Gaza ma in hotel a Doha. E, come detto, sono divisi tra un’ala disposta a deporre le armi, come fece Fatah nel 1990 prima degli accordi di Oslo, e l’ala militare che intende continuare a combattere e che sta regolando i conti con i clan palestinesi ribelli.

Sull’altro campo, i ministri Ben Gvir e Smotrich, i leader dei religiosi ortodossi e del movimento dei coloni, sono contrarissimi all’accordo. Trump l’ha ottenuto imponendo a Netanyahu di scusarsi con il Qatar, e minacciando Hamas di unirsi all’esercito israeliano, come già aveva fatto bombardando l’Iran, per spianare definitivamente la Striscia. Ora al posto di Hamas Trump vuole insediare un «board». Lo chiama proprio così: un consiglio d’amministrazione, appaltato alle petromonarchie del Golfo. Certo meno peggio degli oltranzisti islamici; ma non una democrazia. Prove tecniche di neocolonialismo. Funzionerà? Qualche dubbio è lecito.

Quello che è accaduto a Gaza non sarà cancellato da un tratto di penna. Anche chi, come me, ha sempre difeso lo Stato di Israele, deve riconoscere che quello che Israele ha fatto a Gaza è indifendibile. Qualcuno dice che i media sono troppo morbidi con Israele. Altri dicono il contrario, che con Israele sono troppo severi. Il punto è un altro: così come la morte di un cittadino israeliano fa notizia sui giornali dell’Occidente, allo stesso modo fa notizia una morte provocata dagli israeliani. Siamo più severi con Israele di quanto siamo stati, ad esempio, con il regime siriano di Assad? Certo. Perché Israele è una democrazia, perché gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori (lo diceva Giovanni Paolo II), perché sono ebrei gli scrittori, gli intellettuali, gli artisti, i filosofi che hanno forgiato il nostro immaginario, da Kafka a Marx, da Einstein a Freud, da Primo Levi a Edith Bruck. Perché la mia generazione ha sempre avuto un forte legame anche sentimentale con Israele, nato nel 1948 per volontà dell’Occidente, facendo pagare ai palestinesi il prezzo di quello che gli europei – i tedeschi per primi, con il volenteroso aiuto di altri, compresi molti italiani – avevano fatto al popolo ebraico. Per questo le immagini dei bambini uccisi, dei morti di fame ci hanno straziato il cuore. È una carneficina che andava assolutamente fermata, e chi ama Israele aveva un dovere in più di tentare di fermarla, perché l’odio che Netanyahu ha seminato nel mondo arabo e nel pianeta durerà generazioni e sarà un disastro per il popolo di Israele.

Per questo alla fine Trump si è mosso proprio nell’interesse di Israele. Per quanto il suo stile sia detestabile, questo suo parlare sempre di soldi sia fastidioso, il modo paternalista con cui in Egitto ha fatto l’appello delle Nazioni del mondo – «dov’è il Regno Unito? Dov’è la Spagna?» – sia incredibilmente sfacciato, alla fine senza Trump la tregua non sarebbe arrivata. L’onestà intellettuale ci impone di riconoscerlo. La strategia del «madman», del pazzo imprevedibile cui nessuno osa dire di no, ha pagato più dei tentennamenti di Biden. L’immobiliarista Witkoff è riuscito dove il diplomatico Blinken aveva fallito. Ora vedremo se Trump avrà la statura di trasformare il cessate-il-fuoco in una pace duratura. La quale non potrà prescindere dalla nascita di uno Stato palestinese, che a sua volta è legata all’emergere di nuove leadership meno estremiste: sia tra i palestinesi, sia tra gli israeliani.