Sessanta lingue diverse in pochi minuti

by azione azione
13 Ottobre 2025

Colpo critico: nel gioco da tavolo [kosmopoli:t] si serve ai tavoli districandosi tra ordini concitati e idiomi rari, dal kinyarwanda al negidal

Jean-Pierre Minaudier è un ex professore di storia che, come capita a molti, intorno alla quarantina ha avuto una crisi. Non si è comprato una moto, né si è trovato un’amante, ma per cinque anni è riuscito a leggere solo dei libri di grammatica. Poi gli è passata, ma ancora oggi possiede 1454 libri su 1015 diversi idiomi rari.

A parte il francese, lo spagnolo, l’inglese e un po’ di tedesco, Minaudier se la cava con l’estone e sta tentando d’imparare il basco, che ha una delle morfologie più complesse in Europa. Ma ciò che predilige non è tanto apprendere le lingue quanto esplorarle, come un avventuriero che fa rotta per luoghi sconosciuti.

«La lettura di una grammatica può costituire un vero romanzo poliziesco», scrive in Poésie du gérondif (Le Tripode, 2024). «Chi diamine è il colpevole, l’accusativo o il genitivo? Talvolta la suspense cresce, insostenibile, per più capitoli: l’accordo del verbo con il complemento oggetto diretto si farà anche nelle subordinate? Dopo una dimostrazione mozzafiato, la cui conclusione è che “tutte le vocali brevi del khalka sono in realtà degli schwa epentetici” (le ragazzacce!), il lettore doverosamente eccitato proverà una voluttà prossima a quella di un agente della polizia sovietica che smaschera un nido di sabotatori nazi-trotzkista in una fabbrica bielorussa del 1937».

Ho la tentazione di soffermarmi sul khalka, che è la lingua ufficiale della Mongolia, o sulle vocali epentetiche (che ci fanno dire «in Isvizzera» invece di «in Svizzera»). Ma preferisco evocare un gioco che di certo piacerebbe a Minaudier: [kosmopoli:t] (Opla, 2020). Il titolo mima i caratteri con cui l’alfabeto fonetico internazionale trascrive i suoni, e infatti [kosmopoli:t] evoca l’atmosfera di un ristorante in cui si parlano sessanta lingue diverse, originarie di tutti i continenti.

L’edizione originale presenta pure una scelta di dialetti francesi, come il bretone o l’occitano. Esistono anche una versione giapponese e una tedesca; in italiano non c’è, ma su internet si trovano le regole tradotte. Per intavolare il gioco, comunque, anche se può sembrare strano, non occorrono particolari competenze linguistiche, grazie a un’applicazione scaricabile gratuitamente e molto intuitiva.

Julien Prothière e Florent Toscano spiegano di averlo creato con l’aiuto di numerosi esperti. I partecipanti cooperano nel servire il più in fretta possibile, in tempo reale, il maggior numero di clienti in un ipotetico (e caotico) ristorante. Un giocatore indossa un paio di cuffie: ha il compito di ascoltare e ripetere le ordinazioni, pronunciate nell’applicazione da persone di lingua madre. Un secondo giocatore funge da maître d’hôtel, prende nota delle richieste e coordina gli altri (da due a sei). Questi dovranno cercare gli alimenti e le bevande all’interno di vari mazzi di carte, alcuni con l’immagine del prodotto e altri con la trascrizione fonetica delle richieste. L’atmosfera è vivace, con molte risate, ed è bizzarro sentire come intorno al tavolo risuonino contemporaneamente idiomi parlati nel profondo della foresta amazzonica, nei deserti australiani o in un piccolo villaggio pirenaico.

Nella scatola si trova un opuscolo redatto da specialisti, in linguaggio accessibile, con molte informazioni tecniche. Infatti [kosmopoli:t] ha un valore patrimoniale: tra le varie lingue proposte per esempio c’è il negidal, che nel 2020 contava solo sette locutori nel Territorio di Chabarovsk, nelle steppe siberiane. «Da quando è uscito il gioco», spiegano gli autori in un’intervista, «ogni giorno centinaia di persone parlano il negidal, e questa per noi è una soddisfazione» («PhiliMag», magazine n° 56, 2025). Le regole sono semplici, ma le partite sono impegnative, con mille strane sillabe che risuonano intorno: vai a sapere che la donna che chiede ibichyim’bo nibijoumba vuole degli spinaci (in kinyarwanda, parlato in Rwanda) e che lo ngo ngoro kari ngoronou è un granchio in paici (Nuova Caledonia, 7250 locutori).

Subito dopo avrete voglia di un gioco più taciturno. E allora vi consiglio di provare Ritual, creato nel 2022 da Tomás Tarragón per l’editore T-Tower Games. Come [kosmopoli:t], è un cooperativo in tempo reale. I partecipanti, da due a sei, sono degli sciamani che devono comunicare per disporre delle pietre elementari nell’ordine corretto. Tutto questo senza parlare, nemmeno una parola, ma solo per mezzo di gesti, spostando delle rune magiche. Io ti passo una pietra gialla, tu me ne dai una rossa, che cosa vorrà dire? Niente, non si può aprire la bocca. Posso solo intuirlo guardandoti negli occhi, mentre intorno al tavolo splende il silenzio.