Nemmeno i militari applaudono Trump

by azione azione
6 Ottobre 2025

La grande riunione dei militari americani convocata il 30 settembre a Quantico, in Virginia, da Pete Hegseth, e «deliziata» dalla presenza di Donald Trump, sembrava un film di Sacha Baron Cohen, con i generali immobili e zitti ad ascoltare, i leader a straparlare, i commentatori ad allibire. Restare seri era impossibile, salvo poi ricordarsi che Hegseth guida il ministero della Difesa più potente del mondo e che Trump è il commander in chief di quell’America da cui dipende la sicurezza di mezzo mondo, il nostro… Quando si è saputo della riunione, grazie al «Washington Post», si è cominciato a discutere di quali potessero essere le ragioni di una convocazione inedita e poco sicura: licenziamenti in conformità con i tagli alla cosa pubblica applicati più per ragioni ideologiche che di efficienza? La presentazione di una nuova strategia del Pentagono? Annunci rivoluzionari sulle guerre in corso? Militarizzazione dell’America?

Quando la riunione è cominciata nella base della Marina di Quantico, con molti giornalisti che solitamente seguono la Difesa americana lasciati senza accredito, s’è capito subito che le previsioni erano tutte al ribasso: pareva di stare a una convention di partito, con gli slogan, gli obiettivi di politica interna, i riferimenti all’opposizione, solo che il pubblico di 800 persone era in uniforme e non c’erano i palloncini. Hegseth ha ribadito la sua campagna «anti woke», aggiungendo per l’occasione dettagli sulla richiesta ai generali di maggiore igiene personale e di diete: è così che questa Amministrazione vuole riparare decenni di decadenza, di diversity ecc., restaurando un «ethos guerriero» perduto in inutili battaglie culturali condotte dagli altri, cioè la sinistra. I militari ascoltavano impassibili, alcuni sembravano addormentati, probabilmente tutti si chiedevano: che cosa sono venuto a fare? Poi è arrivato Trump, che si è offeso perché il pubblico era silenzioso e ha detto – come una battuta, ma chissà, per il presidente ogni cosa è un test di lealtà – che i militari erano liberi di andarsene se non condividevano le sue parole, ma certo avrebbero perso stellette e carriera. Poi, per 45 minuti circa, ha ripetuto quel che dice in tutte le occasioni pubbliche, dal comizio all’incontro nello studio ovale con un leader straniero: tutti i presidenti prima di lui sono stati un disastro (spiccano Joe Biden per la sua inettitudine e Barack Obama, al quale forse Trump invidia il Nobel per la pace a cui lui ambisce) e solo lui salverà l’America, preparandosi a una grande guerra non si sa bene con o contro chi, mentre al contempo ripete di essere l’unico a saper fare la pace. Ha usato parole dure nei confronti di Putin ed espresso un maggiore attivismo militare a favore di Kiev, ma le sanzioni alla Russia non le ha ancora approvate.

Infine Trump è arrivato al punto, il suo punto, l’unica questione che gli interessa: il nemico è interno, è la criminalità, i migranti illegali (per lui sono sinonimi), la sinistra. «Voi non lascerete che la situazione vada fuori controllo come in passato», ha detto Trump ai militari; «le città americane diventeranno un campo di addestramento per l’esercito». Ne ha citate alcune – San Francisco, Chicago, New York, Los Angeles – ha osservato che sono luoghi insicuri e che sarà compito dei militari rimetterle a posto, «una per una». A quel punto lo scopo della riunione è risultato chiaro: la battaglia culturale contro la sinistra si fonde con la militarizzazione dell’America, l’esercito pensato per combattere regimi e terroristi all’estero in nome della sicurezza collettiva, che fino all’arrivo di questo Trump coincideva con la sicurezza nazionale, diventa uno strumento per garantire l’accentramento dei poteri del presidente, assecondando le sue fissazioni. Il piano di erosione democratica che questa Amministrazione sta mettendo in pratica riguarda tutte le istituzioni: s’accanisce sul Congresso, spolpato delle sue prerogative, utilizza i tribunali per perseguire i nemici personali del presidente, spazza via la competenza nei ministeri in nome di una lotta al politicamente corretto e utilizza arbitrariamente le forze dell’ordine, mentre gli agenti dell’agenzia anti immigrati, l’Ice, sempre più pieni di fondi, s’aggirano indisturbati a fare rastrellamenti a volto coperto. E l’esercito americano, che nella sua storia è sempre stato un motore dei cambiamenti sociali del Paese, ora diventa il suo contrario: nemmeno i militari applaudono.