L’arte di far sparire i personaggi

by azione azione
6 Ottobre 2025

Da Picnic a Hanging Rock al nuovo film di Zach Cregger, una breve genealogia di storie dove i personaggi sembrano letteralmente, come suggerisce un romanzo di Tom Perrotta, svanire nel nulla

Nel XVIII secolo, il chimico francese Antoine-Laurent Lavoisier pronunciò la formula secondo cui nulla si crea e nulla si distrugge, esprimendo il principio fondamentale della conservazione della massa. L’intuizione di Lavoisier ha delle ricadute pratiche tali che, ancora oggi, non riuscendo a ricordare dove abbiamo lasciato un oggetto, ci capita di pensare che quell’oggetto debba pur essere da qualche parte, che non possa essere semplicemente sparito.

Il principio di conservazione della massa ci orienta anche quando, leggendo un libro o guardando un film, ci imbattiamo nella scomparsa di qualche personaggio. Tanto più enigmatica sarà la sparizione, quanto più naturale sarà appellarsi al principio di Lavoisier.

Weapons (2025), per esempio, recente lungometraggio scritto e diretto da Zach Cregger, già regista di Barbarian (2022) e co-produttore di Companion (2025), è interamente costruito attorno alla sparizione improvvisa di un gruppo di alunni, e instilla una tensione narrativa tale da dettare i ritmi e i contenuti dell’intera vicenda.

Brillantemente girato ed esteticamente pregevole, Weapons (visibile su diverse piattaforme fra cui anche Apple TV, Amazon Video, Mediaset Infinity, e YouTube) si inserisce in una genealogia di storie che si fondano sull’idea secondo la quale, quando i personaggi spariscono, i lettori e gli spettatori si aspettano di ritrovarli. Autore e regista, allora, devono essere bravi a gestire questo inevitabile fardello di attese.

Diverso è il caso di quelle telenovelas o sceneggiati televisivi che possono andare avanti per anni, ed è quindi inevitabile che ci siano dei personaggi che escono dalla storia e altri che vi entrano per la prima volta. In questi casi non si tratta tanto di una sparizione, ma di una vera e propria uscita di scena. A volte un personaggio esaurisce la sua funzione, diventa inutile, ingombrante, e allora si trova un modo per evacuarlo dalla narrazione.

Ciò si verifica anche quando un attore o un’attrice non è più in grado, o non vuole più, interpretare un ruolo. In quei casi si sostituisce l’interprete mantenendo il personaggio, oppure si ammortizza la perdita ricorrendo a un espediente narrativo: il personaggio in questione ha cambiato vita e si è trasferito in un altro Paese, è tornato in patria a soccorrere una madre bisognosa o, più drasticamente, ha avuto un incidente ed è venuto a mancare. La storia della televisione moderna ci insegna, poi, che a volte anche il pubblico ci mette lo zampino. Nell’era dei reality show, l’indice di gradimento diventa il criterio per decidere chi esce e chi rimane.

Nei casi riportati sopra, l’uscita di scena corrisponde all’uscita dalla narrazione come sistema. Il principio di Lavoisier, tuttavia, si applica principalmente a dei sistemi chiusi, quando il personaggio non sparisce dalla storia, ma all’interno della storia. Allora la scomparsa è una faccenda dannatamente seria, che non si riduce a un imbarazzante buco da ricucire, a un banale incidente di percorso, o a un motivo di godimento da parte di telespettatori narcotizzati. Un esempio recente in cui la sparizione improvvisa e misteriosa di alcuni personaggi determina l’intera trama è, come detto, Weapons (2025) di Zach Cregger.

Il film si apre con la voce narrante di un bambino che ci racconta che due anni prima a Maybrook, una piccola comunità della Pennsylvania, in un giorno imprecisato gli allievi di una classe elementare si svegliano alle 2.17 del mattino e lasciano le loro abitazioni. Poi corrono, senza un motivo apparente, in linea retta e con le braccia aperte, e spariscono nel nulla. La mattina seguente, quando la maestra entra in classe, vede solo banchi vuoti, e attonita scopre che diciassette dei suoi diciotto alunni sono assenti. La comunità locale e le forze dell’ordine non hanno alcuna idea di cosa sia successo o di dove siano finiti gli alunni. L’unico indizio di cui dispongono sono le registrazioni di telecamere di sorveglianza installate in alcune case che mostrano l’allontanamento dei bambini: registrazioni che rimandano alla scena iniziale, dove la voce narrante del bambino è abbinata alle immagini, esteticamente pregevoli e inquietanti al tempo stesso, dei bambini che corrono con le braccia aperte.

Per quanto Weapons sia decisamente sopra la media in fatto di eleganza e originalità, tanto nella trama che nello stile, l’idea della scomparsa improvvisa di un gruppo di alunni in circostanze misteriose trova un importante antecedente nel romanzo Picnic at Hanging Rock della scrittrice australiana Joan Lindsey, pubblicato nel 1967 e poi trasposto al cinema nel 1975 da Peter Weir, allora astro nascente del cinema australiano. Qui la vicenda è incentrata attorno a un gruppo di studentesse australiane dell’Appleyard College, un college femminile rinomato, che svaniscono a Hanging Rock durante un picnic il giorno di San Valentino.

Sia in Weapons sia in Picnic a Hanging Rock la sparizione è collocata all’inizio della vicenda, e provoca effetti scompaginanti che si ripercuotono tanto sulla scuola quanto sulla comunità locale. Lo stesso schema, ma con alcune varianti, si ritrova anche in The Leftovers (Svaniti nel nulla, Edizioni e/o, 2012), romanzo del 2011 firmato dal talentuoso scrittore americano Tom Perrotta. Anche nel romanzo di Perrotta – trasformato, fra il 2014 e il 2017, in serie televisiva da HBO –, la sparizione è avvolta da un alone di mistero assoluto ma, differentemente da Weapons e Picnic a Hanging Rock, in Svaniti nel nulla il fenomeno non coinvolge solo una scolaresca, ma colpisce addirittura su scala globale. Inoltre, come suo solito Perrotta predilige la comicità brillante mentre, negli altri due casi, a prevalere sono di gran lunga le atmosfere inquietanti intrise di soprannaturale.

Per concludere, due precisazioni. La prima è che letteratura e il cinema, per buona pace di Lavoisier, spesso e volentieri trascendono il realismo convenzionale, e quindi non bisogna stupirsi se i personaggi che spariscono non sempre poi ricompaiono. La seconda è che il chimico francese non si limitò a dire che nulla si crea e nulla si distrugge, ma aggiunse che tutto si trasforma. Nei libri, nei film, ma anche nella vita, quando qualcuno scompare a essere trasformata è soprattutto la vita degli altri.