La gravità del ritratto

by azione azione
6 Ottobre 2025

Philippe Halsman, dal processo per parricidio alla leggerezza della Jumpology nel libro di Corrado De Rosa

Il ritratto triste, con lo sguardo dal basso verso l’alto di Albert Einstein, il corvo appoggiato al lungo sigaro in bocca a Alfred Hitchcock e una meravigliosa Audrey Hepburn davanti a due colombe, in camicia fucsia, che guarda alle sue spalle accennando un sorriso: sono immagini divenute icone del Novecento e sono opere di Philippe Halsman (1902-1979), fotografo al centro del nuovo libro di Corrado De Rosa (1975).

Ma il nodo narrativo del libro è precedente a questi felici episodi. Durante una gita in montagna nella regione del Tirolo con il padre Murdoch, medico lettone di origine ebraica, quest’ultimo cade e muore. È il settembre 1928: agli occhi delle autorità austriache, anche se le prove sono labili, il figlio Philippe è colpevole, viene accusato di parricidio e incarcerato. Non sono esenti dall’accusa motivazioni di carattere politico, in un clima e in una cultura impregnati di antisemitismo; ricordiamo che siamo a pochi anni dall’ascesa al potere di Adolf Hitler in Germania, austriaco di origine. Si tratta di una sorta di riedizione dell’affare Dreyfus, a trent’anni di distanza, con grande clamore nelle pagine dei giornali dell’epoca: a sostegno del ragazzo si mobilitano gli intellettuali del tempo quali Sigmund Freud, Erich Fromm e Thomas Mann.

Due anni dopo il processo, Philippe Halsman esce dal carcere: innocente ma non riabilitato. Provato dall’esperienza si rifugia nella Parigi negli anni Trenta. Qui inizia la sua carriera di fotografo, portando con sé la sua vasta cultura umanistica e tecnica – essendo anche ingegnere di formazione. Si distingue come ritrattista ma il tempo stringe, e presto dovrà fuggire di nuovo: grazie all’appoggio di Albert Einstein riesce a raggiunge gli Stati Uniti poco prima dell’occupazione tedesca della Francia.

A New York ricomincia da zero, per l’ennesima volta. Passo dopo passo costruisce una carriera di successo: il suo stile brillante e disincantato, come risposta alla durezza dei giorni della guerra, conquista le pagine dei settimanali dell’epoca. A suo attivo ci sono infatti più di cento copertine del settimanale «Life», che stampava milioni di copie e, prima della televisione, fu uno dei media più diffusi al mondo.

E qui nasce la teoria del salto, dall’inglese Jumpology: l’invito a togliere ogni formalità al ritratto commissionato attraverso un gesto gioioso e infantile, ovvero saltare. Sarà il flash della macchina fotografica a congelare l’attimo in cui i personaggi ritratti non saranno più a contatto con la terra, leggeri e senza peso, e spesso sorridenti. Producendo immagini senza formalità, e anche oltre le consuete pose. Tra le figure ritratte in modo così poco ortodosso troviamo Marilyn Monroe, Fred Astaire e Sofia Loren – ma anche Richard Nixon, Robert Oppenheimer e John Steinbeck. Ma il rapporto più proficuo, ed è anche l’inizio del libro, sarà con l’artista Salvador Dalì, con il quale costruirà quadri fotografici complessi e inquietanti.

Il bel libro di Corrado De Rosa, scrittore e psichiatra, con esattezza storica e una vasta documentazione alla base, immerge il lettore nelle vicende drammatiche, lontane dalla leggerezza che spesso veniva imputata alle fotografie di Halsman. Saltare è un piccolo atto rivoluzionario, e qui funge da metafora dell’atto di prendere coraggio e lanciarsi, perdendo per un attimo il contatto con il terreno. Bibliografia Corrado De Rosa, La teoria del salto, Minimum Fax, 2025.

Bibliografia
Corrado De Rosa, La teoria del salto, Minimum Fax, 2025