Come il moto delle maree

by azione azione
6 Ottobre 2025

Ne La finestra sul porto, romanzo più recente di Claudio Piersanti, la storia di un’esistenza come tante

Come pochi scrittori Claudio Piersanti è capace di creare da sempre una lingua naturale in grado di aderire ai movimenti esistenziali dei personaggi che racconta, di rara e plastica efficacia. Una lingua «semplice», in senso letterario, che ci ricorda il solfeggio esatto di quelle di Silvio D’Arzo e Romano Bilenchi, cioè spogliata di ogni orpello o esibita acrobazia di stile. La trama non è artificiosa come quella della fiction, bensì è quella imprevedibile e caotica dell’esistenza, e la lingua di Piersanti come poche serve il racconto della vita ordinaria, della routine; essa vive nel suo farsi nostalgia per una oralità perduta, racconto ad alta voce, rivelando come pochi e con pudore quel tratto comune e zona grigia dell’universale classe media così inafferrabile e difficile da raccontare.

Come i sentimenti segreti, quelli inconfessabili, le affinità elettive muovono anche la narrazione di La finestra sul porto, dove entra in scena un altro dei personaggi di Piersanti, solitario e disilluso, pigro e malinconico, l’avvocato Roberto Clemente, legale del foro di una città di mare del centro Italia, verosimilmente Ancona. Egli commisera i suoi clienti, le storie di separazioni, eredità, «tutte le meschinità della città arrivavano sulla sua scrivania», percepisce intorno a sé «un mondo incurabile» dominato dai mediocri, un mondo che partoriva «una repulsione di massa per le persone intelligenti». Ha 40 anni e al contrario del padre perso prematuramente quarantasei giorni prima della sua nascita, che ha vissuto da protagonista gli anni della militanza politica dalla parte degli anarchici, invaghito del pensiero di Bakunin, non crede più a niente: «Tra tutte le illusioni del mondo la più patetica gli sembrava quella di chi credeva di cambiarlo». Pensa con spietato cinismo che «i poveri erano orribili come i ricchi, soltanto meno furbi. Se solo avessero potuto si sarebbero trasformati volentieri in pescecani anche loro». Dello Stato addirittura è certo che fosse «un baraccone, un’enorme associazione per delinquere».

Come in molti romanzi dello scrittore di Luisa e il silenzio, della raccolta di racconti L’amore degli adulti e dell’ultimo Quel maledetto Vronskij, finalista al Premio Strega 2021, una delle voci più originali e letterarie della narrativa italiana contemporanea, è il narratore onnisciente e personaggio centrale che in un libro scritto in terza persona muove i piccoli, labili eventi della storia, portandoci nei misteri di vite ordinarie, nelle loro meccaniche esistenziali e morali, quella che in un passo del libro l’autore definisce «l’arte del segreto». Sono moventi minimi, piccole avvisaglie che, come nei movimenti tellurici, preludono a uno svelamento. Nei libri di Piersanti, però, grazie all’arte del racconto quegli eventi ordinari diventano memorabili, e ci riguardano.

Quando il romanzo inizia la vita solitaria di Roberto pendolareggia tra il risiedere in una casa in centro e la vecchia dimora di famiglia che si affaccia sul mare dove ha vissuto da ragazzo, dove «si riposava e si sentiva irraggiungibile». Egli ha da poco chiuso una storia sentimentale con Giovanna, «una donna in gamba, ma eravamo troppo diversi». Poi un invito a cena compie un vero e proprio deragliamento di prospettiva, aprendo all’imprevedibile. L’invito arriva da Maria, una archeologa posseduta dalla storia dell’arte e da Piero, compagno di scuola e amico di tutta la vita di Roberto, ex attore frustrato e rancoroso, operatore culturale vittima del proprio cattivo carattere ma anche dai meccanismi clientelari e perversi della provincia italiana.

Come ne Le affinità elettive di Goethe, di cui il romanzo di Piersanti potrebbe essere la versione contemporanea, a un certo punto della serata Roberto si dichiara e con Maria nei giorni successivi nasce miracolosamente un amore che scombina i piani, un sentimento – quello sì, davvero rivoluzionario – che travolge completamente non solo i due protagonisti, ma anche Piero in un triangolo di sentimenti umani e troppo umani che toccano in profondità i rimorsi, i sensi di colpa, gli atti mancati, ma soprattutto le corde sensibili delle passioni.

Piersanti è forse lo scrittore italiano contemporaneo che meglio sa raccontare i sentimenti amorosi, i movimenti simbiotici dei corpi, quell’armonia che sposa l’incanto della bellezza come nel disegno di copertina di Lorenzo Mattotti, «un’onda di energia, come un dono insperato, un miracolo», così il protagonista del libro immagina quei momenti. Un fatto tragico, doloroso irromperà all’improvviso nella vita di Roberto e Maria, un altro evento felice gli farà da controcanto, perché gli accadimenti di ogni vita si accavallano, arrivano a volte a spazzare via tutto ciò che di certo e apparentemente immutabile c’era prima. Perché, ci dice questo libro, la forza dell’amore è inspiegabile, come il moto segreto delle maree.

Bibliografia
Claudio Piersanti, La finestra sul porto, Milano, Feltrinelli, 2025