Richard Paul Lohse: rigore, colore e democrazia

by azione azione
29 Settembre 2025

Il MASI di Lugano celebra il maestro svizzero con un’ampia retrospettiva

Tra i pittori che hanno attraversato il Novecento impregnando la loro arte di ideali etici e politici, un posto di tutto rispetto è occupato dallo svizzero Richard Paul Lohse. Poche altre figure, difatti, a suo pari, hanno portato avanti con una tenacia che si può definire a buon diritto inscalfibile il concetto di creazione artistica come strumento di trasformazione sociale.

Già attivamente schierato nell’opposizione ai fascismi tra gli anni Trenta e Quaranta, Lohse ha sempre perseguito l’utopia dell’uguaglianza, facendone l’indiscusso fondamento della propria pittura così come di ogni altra attività a cui si è dedicato: una vera e propria missione che ha caratterizzato profondamente ogni aspetto della sua esistenza.

Questa premessa è necessaria per meglio comprendere il modo di dipingere di Lohse, basato sulla serialità e sulla ripetizione come metodi di costruzione formale che si fanno veicoli di significati più ampi, legando principi estetici e valori morali. La rigorosa standardizzazione dei mezzi espressivi attuata dall’artista ha generato sistemi esatti nei quali campi di colore quadrati e rettangolari si relazionano tra loro secondo regole matematiche e strutture ricorrenti. Uno scenario creativo personale, quello di Lohse, che proprio nella pervicace reiterazione modulare e sequenziale ha trovato la più coerente manifestazione della sua visione democratica del mondo. «Negazione essenziale della gerarchia», come ha scritto lo storico dell’arte Rudi Fuchs, questo tipo di pittura ha dato all’artista «la possibilità di realizzare il suo sogno: l’immagine obiettiva e universale».

Quando negli anni Quaranta i dipinti del pittore svizzero prendono forma in precise composizioni aritmetiche risolte in chiave cromatica, vi sono già racchiuse tutte le intuizioni che si svilupperanno poi in innumerevoli varianti: «Dietro a noi si situa la tradizione della tecnica, davanti a noi il campo di una flessibilità illimitata e di nuovi ordinamenti», aveva sottolineato l’artista.

Lohse, Sechzehn asymmetrische Farbstufengruppen innerhalb eines symmetrischen Systems, 1963
(Richard Paul Lohse-Stiftung S. Altenburger Photography ZH
© Richard Paul Lohse-Stiftung / 2025, ProLitteris, Zürich)

Lohse, nato nel 1902 a Zurigo e scomparso nel 1988, è stato uno dei protagonisti della scena culturale sin dagli anni Trenta del XX secolo, dapprima come apprezzatissimo grafico, tra i pionieri del moderno graphic design elvetico, poi come pittore. Per la precisione egli ha incominciato a dipingere con estrema dedizione solo alla soglia delle sessanta primavere, passando dall’esecuzione di qualche sporadica opera, talvolta non più di due o tre all’anno, alla realizzazione di anche cinquanta quadri nel medesimo arco di tempo, nei quali ha tradotto i progetti da lui teorizzati con ostinata disciplina nel corso dei decenni precedenti.

Il quarantennio della sua attività pittorica si è contraddistinto non solo per questo peculiare andamento produttivo (cosa che ha influenzato la ricezione e l’interpretazione dell’arte di Lohse da parte di pubblico e critica, ritardandole di molti anni) ma anche per uno svolgimento poco lineare, segnato non tanto da un’evoluzione uniforme quanto da continui ritorni, al limite della maniacalità, a pochi temi strutturali, ripresi e riesaminati più volte anche a lunghe distanze temporali.

La metodologia che ha caratterizzato l’opera di Lohse per tutta la sua vita ha tratto ispirazione dagli insegnamenti del movimento olandese De Stijl fondato da van Doesburg e Mondrian, primi pittori a improntare un’arte razionale e universalmente leggibile. A ciò si sono aggiunte le esperienze mutuate dal Costruttivismo russo, corrente che ha adottato un linguaggio tecnico-scientifico per concorrere all’edificazione di una nuova società attraverso l’arte, e dalle dottrine del Bauhaus, scuola i cui principi fondanti erano essenzialità, funzionalità e uguaglianza.

Tutti stimoli, questi, che hanno portato l’artista a fondare nel 1937, insieme a Leo Luppi, il gruppo «Allianz», con l’obiettivo di affermare la modernità nell’arte e opporsi ai fascismi, e qualche anno più tardi, nel 1944, insieme a Max Bill, il movimento «Konkrete Kunst» (di cui hanno fatto parte anche Camille Graeser e Verena Loewensberg), allo scopo di perseguire una pittura basata su forme geometriche e su colori puri ben definiti, considerati gli elementi morfologici più idonei ad allontanarsi da ogni riferimento al dato reale e a concepire un’opera nella sua evidenza oggettiva.

Il Museo d’arte della Svizzera italiana, dopo due decenni dall’ultima mostra a lui dedicata, omaggia il pittore elvetico con una retrospettiva nata in collaborazione, tra gli altri, con la Richard Paul Lohse-Stiftung, fondazione voluta dallo stesso artista l’anno prima di morire al fine di perpetuare il suo lavoro.

Se gli oltre cinquanta dipinti esposti colpiscono prima di tutto per il rigore e la diligenza metodologica con cui sono stati realizzati (sottolineati anche dalla doppia datazione che accompagna ogni opera: la prima, quella più rilevante, a indicare la formulazione dell’idea pittorica, la seconda il momento dell’esecuzione), essi sono capaci, grazie principalmente alle combinazioni cromatiche, di suscitare nello spettatore una risposta emotiva che va oltre la razionalità che li contraddistingue. Non si può non cogliere, inoltre, la loro grande carica innovativa, precursori come sono di pratiche che dalle tendenze concettuali e minimaliste sono giunte ai più recenti esiti dell’arte computazionale.

A testimonianza dell’unicità della prassi di Lohse, la rassegna di Lugano si apre con una rappresentazione ipotetica dello studio dell’artista, dove centinaia di schizzi e disegni raccontano il ruolo centrale occupato dalla progettazione nel suo processo creativo.

Da questo primo focus che chiarisce la genesi dei dipinti di Lohse, le tele presentate nel percorso di mostra compongono poi tanti nuclei, ciascuno dei quali è incentrato su una delle esposizioni più significative della carriera del pittore. Ecco allora la rassegna al Kunsthaus di Zurigo del 1942, a cui Lohse partecipa insieme agli altri membri del «Konkrete Kunst», l’esposizione allo Stedelijk Museum di Amsterdam del 1961, dove presenta opere che denotano una profonda consonanza con le ricerche del movimento De Stijl, e la Biennale di San Paolo del 1965, occasione in cui, accanto alle sculture di Jean Tinguely, espone dipinti dalla luminosità vibrante.

Ecco poi la trentaseiesima Biennale di Venezia del 1972, che vede il pittore rappresentare la Svizzera con tele dalle minime variazioni in grado di produrre effetti visivi sempre diversi, e documenta 7 di Kassel del 1982, dove Lohse, l’artista più anziano a prendervi parte, allestisce le tre imponenti variazioni di Serielles Reihenthema in achtzehn Farben, da lui ribattezzate «i dinosauri». Questi lavori, dipinti a ottant’anni, possono essere considerati il manifesto della visione democratica del pittore poiché basati su uno dei suoi principi cardine, l’uguaglianza quantitativa del colore, in virtù della quale il quadro è costituito da un insieme di elementi di pari valore e dignità. La superficie diventa così un modello di struttura non gerarchica e di solidarietà sociale da cui emerge il legame tra la ricerca formale di Lohse, il contesto storico e le sue convinzioni politiche.

Ultima tappa è la mostra americana del 1988, la prima personale dell’artista negli Stati Uniti nell’anno della sua scomparsa. A ospitarla sono due luoghi emblematici, la Chinati Foundation di Marfa, in Texas, fondata da Donald Judd, e la casa-studio newyorchese del pittore minimalista americano, in un’evidente vicinanza d’intenti tra i due maestri. La rassegna sancisce l’importante ruolo di Lohse come trait d’union fra le avanguardie europee degli anni Trenta e il Minimalismo e l’Arte Concettuale degli anni Sessanta. E l’ancor più rilevante ruolo del pittore zurighese nell’aver rappresentato nelle sue opere l’enunciazione stessa dei fondamenti della civilizzazione umana.

Dove e quando
Richard Paul Lohse. Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano – sede LAC.
Fino all’11 gennaio 2026.
Orari: martedì-mercoledì-venerdì 11/18; giovedì 11/20; sabato-domenica-festivi 10/18
www.masilugano.ch