La sorella maggiore

by azione azione
2 Settembre 2025

Serena Vitale affida alla scrittura la storia di Rossana, restituendo in prosa il dolore e la cura di una famiglia segnata dalla schizofrenia

Ci sono vicende, non di rado legate alla famiglia e all’infanzia, che chiedono tempo per essere raccontate. Anni e decenni durante i quali succedono a volte tante cose diverse e lontane da quegli accadimenti, mentre tante persone accompagnano la nostra esistenza. Poi, a un tratto, si ricorda e si riprende la storia di quelle care ombre antiche; come se la vita fosse stata anche un lungo apprendistato in attesa di quella narrazione così essenziale. Serena Vitale è la slavista che conosciamo bene, autrice di saggi e di traduzioni memorabili dei maestri russi, approdata alla narrativa a cinquanta anni e da qualche mese autrice di questo struggente Cartella clinica, dedicato alla schizofrenia e alla morte della sorella Rossana.

È la storia di una vita, si ha l’impressione, di quelle cui si torna quasi per necessaria ostinazione in un’età nella quale i bilanci sembrano finalmente una necessità. Ed è un saggio narrativo, come spesso avviene quando si voglia rendere conto in prosa di malattie mentali (non si finirà mai di richiamare e lodare la prova di Rachel Aviv, nel meraviglioso Stranieri a noi stessi, Milano, Iperborea, 2022). Dati documentari, cartelle cliniche, fotografie, impressioni, cronache e sottrazioni; le figure familiari, i medici, le disattenzioni della sorella minore e dell’ambiente, il procedere delle avvisaglie e dei sintomi. Il registro è sospeso tra saggio e prosa letteraria; così, sembra, si descrivono meglio queste vite tormentate.

Come spesso succede nelle opere di qualità, questo libro ha suoi incanti sorprendenti anche negli aspetti più di sfondo e meno probabili. Nel raccontare, per esempio, delle tecniche di cura delle malattie di un tempo: «Non ero ancora al mondo quando il nonno aveva noleggiato il piccolo aereo che portò Rossana a 2000 metri di altezza: così all’epoca veniva curata la pertosse». Ma anche nel descrivere con cura i rapporti famigliari laterali ai destini della giovane malata; quello con il padre, colto nei momenti critici dei passaggi di consegna, dove l’accudito diventa accudente, e viceversa: «Papà lo vedevo nel pomeriggio (invecchiato, certo, ma sempre bello e senza cravatta) al solito bar: mi dava una carezza, mi offriva un gelato, mi chiedeva: “E la scuola?”. “L’anno prossimo vado all’università”. “Brava! L’ho sempre detto che eri portata per gli studi, sempre con un libro in mano…”».

L’epilogo della storia di Rossana è noto fin dalle prime frasi, dalla citazione estenuante e sgrammaticata dei rapporti medici. Non ne sono evidenti i contorni, per i quali bisognerà attendere le ultime pagine: la sorella minore che implora la madre, una domenica, di non andare a trovarla, «l’avrebbe maltrattata e offesa come sempre». E poi il rientro del fratello Bruno. E l’annuncio all’ambiente familiare così sfinito da quell’esperienza. Gli ambienti del disagio mentale sono quasi sempre riconoscibili nel carattere stremato negli affetti più prossimi. Fino a quando qualcuno dice «andiamo». Deve essersi a lungo chiesta conto, quell’antica sorellina, di una sua collocazione in tutta questa vicenda, dove fosse il suo posto in quel dolore. Quasi adulta, «ora vai all’università», la si vede in una stanza della casa, accanto alla madre che «al noto ticchettio della vecchia Singer» cerca di adattare dei vestiti di Rossana perché le vadano bene, se appena un po’ accorciati. Un tailleur di lana blu, una gonna. «Mi sembrerà di rivederla».

Bibliografia
Serena Vitale, Cartella clinica, Palermo, Sellerio, 2025