Trump e la tensione che pervade l’America

by azione azione
22 Settembre 2025

La storia americana sembra davvero aver preso una piega terribile. Donald Trump è sfuggito alla morte nell’estate scorsa, e ha riconquistato la Casa Bianca. Charlie Kirk, suo sostenitore, quasi sconosciuto in Europa ma molto popolare in America, è stato assassinato. Il presidente degli Usa manda l’esercito a presidiare le città governate dai democratici, e accusa gli avversari di fomentare l’odio. Il vecchio Bernie Sanders ha pronunciato parole di condanna ferma per l’omicidio di Kirk. Come dargli torto? L’omicidio è sempre il delitto più terribile che si possa commettere. L’omicidio politico è, se possibile, ancora più grave, perché si uccide un uomo per ucciderne le idee, che semmai finiscono per esserne rafforzate. Proprio quello che accadrà con l’assassinio di Kirk; tanto più che una parte della cultura «woke» che lui intendeva combattere sta reagendo esattamente secondo lo schema dei suoi avversari: se non rallegrandosi, giustificando la violenza. In effetti fa impressione il video in cui Kirk dice che vale la pena pagare il prezzo di qualche assassinio pur di garantire agli americani il diritto di portare armi… In ogni caso quelli che la pensano come Kirk sono da oggi ancora più convinti e motivati. Per combattere quelle idee occorre essere fermi sia nella denuncia della violenza, da qualunque parte arrivi.

La violenza politica non porta mai risultati. Soprattutto se esercitata in nome di quei diritti di libertà e di uguaglianza che vanno difesi, non di certo con le armi. Se poi davvero il killer ha inciso «Bella ciao» sulla pallottola, è vergognoso che abbia commesso un crimine in nome di un’idea e di una canzone che in Europa ha sempre celebrato la liberazione, la democrazia, la pace, la libertà, e quindi la fine della guerra, della dittatura, dell’oppressione, della violenza. La situazione è surreale. A destra hanno accostato Charlie Kirk a Martin Luther King. Ma King era il leader del movimento per i diritti civili dei neri, uno dei capi più importanti della politica americana del Novecento. Portò 250 mila persone a Washington e disse: «I have a dream». Era il 28 agosto 1963. Meno di tre mesi dopo veniva assassinato a Dallas, Texas, il presidente Kennedy. L’anno dopo il suo successore Lyndon Johnson fece approvare il «Civil Rights Act», che poneva fine alla segregazione, e osservò: «Ci siamo giocati il sud». Johnson era texano. La sua intuizione era giusta. Il sud si spostò a destra. L’assassinio di Martin Luther King, il 4 aprile 1968, chiuse una stagione. King era un leader non violento, sosteneva la causa dell’integrazione. I radicali – non Malcolm X, che era stato ammazzato tre anni prima – approfittarono della sua morte per sostenere che la non violenza e l’integrazione erano impossibili. Seguirono anni di rivolte, di duri scontri e di vittorie elettorali della destra. Il clima di tensione e di violenza politica quasi sempre genera svolte d’ordine. Ed è possibile che accada così anche adesso. Di sicuro Trump ci spera. Lui ha bisogno della tensione. Ha bisogno del nemico.

La sua leadership segna un cambiamento anche antropologico nella destra americana. Il suo modello non è mai stato Bush, Reagan, Nixon o Eisenhower. Il suo modello è Hulk Hogan, il re del wrestling; non a caso Hogan è stato un grande sostenitore di Trump, sino alla morte, avvenuta nel luglio scorso. Ho seguito molti comizi di Trump (più che comizi si trattava di show), in cui ripeteva da una parte che l’America non è mai stata tanto forte, ricca, potente nella storia… Eppure l’America è in pericolo: deve essere protetta. Tutta la sua politica va letta come un’alternanza tra orgoglio e paura, tra senso di superiorità e allarme per l’impoverimento della classe media, la perdita di sovranità a favore del mondo globale. Sentimenti estranei all’élite che studia, viaggia, compete con l’estero, ma vivi nelle classi popolari, in particolare i bianchi. Uno dei passatempi del presidente americano è sedurre le donne degli amici. Un giorno, in viaggio sull’aereo privato con un miliardario e una modella, propose di scendere ad Atlantic City per visitare uno dei suoi casinò. Seccato, l’amico rispose che ad Atlantic City non c’era niente da vedere: solo «white trash», spazzatura bianca. «Cosa vuol dire white trash?» chiese la modella. «Sono quelli come me – rispose Trump – solo che loro sono poveri». Quanto può durare una leadership che si basa sulla tensione? Molto, se questa tensione viene di continuo alimentata. Compito che spesso tocca all’erede designato, il vicepresidente J.D. Vance. Mentre i democratici appaiono in grande difficoltà, divisi tra radicali, riformisti e privi di un leader emergente.