La collaborazione tra Hans Arp e El Lissitzky (che soggiornò in Ticino negli anni Venti) alla Fondazione Arp
Il centro di gravità di questa mostra ricca di documentazione e allestita nella bella sala espositiva della Fondazione Marguerite Arp di Solduno è la pubblicazione Die Kunstismen: un’impresa editoriale in tre lingue che ambiva a raccontare a un pubblico internazionale la parabola dei movimenti delle avanguardie storiche nel decennio 1914-1924, cercando di storicizzarle, pur vivendole ancora «in diretta; nelle intenzioni degli autori e promotori del progetto – Hans Arp e El Lissitzky – il volumetto avrebbe dovuto essere «la fossa comune di tutti gli “ismi” dell’arte» e chiudere così un capitolo, ricavandone però principi ancora validi per il futuro.
Ma Die Kunstismen è anche la storia di incontro e un sodalizio (seppur di breve durata) tra due personalità completamente opposte: quella di Hans Arp, il poeta e l’artista che a Weimar, nel 1922, in occasione del Congresso internazionale dei costruttivisti e dadaisti, conosce El Lissitzky, architetto, geniale grafico e «costruttore di libri» (come si autodefiniva lui stesso), considerato il più importante mediatore del costruttivismo russo-sovietico in Europa in contatto con numerose personalità delle avanguardie europee: da Malevich a Schwitters, da LeCorbusier a Theo van Doesburg, da Moholy-Nagy a Hannah Höch, famosa dadaista tedesca, poco nota a sud delle Alpi.
E molti sono anche i nomi degli artisti presenti in mostra, sia con le opere originali citate negli «ismi», sia con opere «gemelle», molte delle quali appartenenti alla collezione della Fondazione Arp, di cui l’esposizione diventa così anche specchio.
Ma la mostra restituisce anche la storia di un Ticino che negli anni tra le due guerre si è ritrovato molte volte al centro di una rete di scambi e di contatti di rilevanza internazionale. Le ricerche d’archivio confermano che la genesi e la realizzazione dei Kunstismen risale all’estate del 1924 in Leventina. Tra il 15 luglio e il 16 agosto le famiglie Arp e El Lissitzky trascorrono le vacanze estive a Villa Croce, ad Ambrì, dove «tutti lavorano di mattina e un po’ anche di pomeriggio», come racconta la stessa Sophie Tauber-Arp in una lettera (e per inciso, gli attuali proprietari di Villa Croce sono assidui frequentatori della Fondazione).
Ma perché proprio Ambrì? Sono i problemi di salute dell’architetto e grafico russo, che soffre di tubercolosi polmonare, a portarlo a sud delle Alpi; indirizzato dapprima al rinomato sanatorio di Agra, poi per mancanza di posti ricoverato all’ospedale di Locarno e subito dopo in una clinica di Orselina (come attestano le cartoline e le lettere riprodotte nella ricca e agile pubblicazione che accompagna la mostra).
Decisivo è stato l’incontro con Alfonso Franzoni, medico in prima linea nella lotta alla tubercolosi, che si rivelerà essere anche un buon amico: «Dopo tre ore di attesa si rivela un medico molto coscienzioso e una bravissima persona», scrive alla moglie Sophie Küppers, nel febbraio del 2024.
In questi mesi di ospedale El Lissitzky continua a lavorare senza sosta: realizza lo storico numero 8-9 della rivista dada «Merz» di Kurt Schwitters, cura una traduzione in tedesco degli scritti dell’artista russo Malevic, si occupa della grafica pubblicitaria di prodotti Pelikan. Alla fine della primavera il medico suggerisce il trasferimento in montagna; per l’occasione lo raggiunge da Hannover anche la moglie, la storica dell’arte e collezionista Sophie Küppers.
A metà luglio arrivano anche gli Arp che avevano aderito al progetto degli «ismi dell’arte» con entusiasmo («Kurt Schwitters era quasi inaccessibile per questa proposta, Arp invece fuoco e fiamme»). Un progetto che vede la sua concreta realizzazione a Villa Croce: la stesura dei testi da parte di Arp, la selezione di artisti e delle opere, la ricerca del materiale fotografico che passa attraverso la mediazione di Tristan Tzara. E mentre tra le due Sophie c’è reciproca stima, i rapporti tra i mariti con il tempo degenerano, fino alla rottura, tanto che il contratto con l’editore di Zurigo porta la firma del solo El Lissitzky.
Per questa rassegna degli «ismi» Arp e El Lissitzky selezionano 15 movimenti – dal Dadaismo al Suprematismo, dal Purismo al Cubismo, per un totale di 13 Paesi e 60 artisti, che non sempre hanno gradito la loro collocazione, come nel caso di Paul Klee, liquidato come «espressionista».
Tra le pagine di questa rassegna critica delle avanguardie figurano anche i due autori: El Lissitzky è nella sezione Prounismo, una sua personale e originale interpretazione dello stile suprematista, mentre Arp è presente nella sezione Astrattismo, ma anche tra gli artisti Dada, con una fotografia che ritrae il suo torso sovrastato da un rilievo in legno, realizzato quasi certamente ad Ambrì.
La mostra non solo documenta il progetto, ma lo amplifica, con qualche variante che ne integra idealmente le intenzioni; sono state esposte due opere singolari del surrealista Max Ernst, come il suggestivo L’oiseau en cage, restaurato per l’occasione, che completa così la lista degli «ismi». Ma è stata l’occasione anche per le dovute rettifiche, come nel caso di Sophie Taeuber, rappresentata con una «marionetta» – scelta imposta da El Lissitzky – ma di cui oggi si espone anche l’opera scelta in origine da Arp, che riteneva molto più significativo uno dei suoi «arazzi».
Infine, ci sono le aggiunte che completano questa panoramica sulle Avanguardie, giustificate dal valore delle opere in collezione, come il sorprendente portfolio grafico Kleine Welten del 1922 di Kandinsky.
Alla sua uscita Die Kunstismen desta poco interesse o viene frainteso dalla critica; di lì a qualche anno gli si riconosce però una «freschezza tipografica» e delle qualità formali che lo rendono molto attuale. Con la guerra e l’avvento del nazionalsocialismo il libro scompare dal catalogo dell’editore, mentre riscuote più successo negli Stati Uniti. Intanto a partire dagli anni Trenta in Svizzera si comincia a raccogliere l’eredità del costruttivista El Lissitzky: la nuova tecnica della «foto-pittura», i suoi rivoluzionari progetti grafici – come la rivista che si legge simultaneamente dai quattro lati – le sue opere, che sono comprate dai collezionisti ed esposte in importanti musei.
E non si può fare a meno di pensare allo stile della grafica svizzera rinomato a livello internazionale e alla grafica di Max Bill, Max Huber fino a Bruno Monguzzi, che porta ancora i segni del costruttivismo rigoroso e rivoluzionario di El Lissitzky. Tutto racchiuso nella grande «kappa» disegnata sulla copertina, una «kappa» che invece Arp si diverte a decostruire e a riassemblare, con un intervento che trasforma il libro anche in un’opera d’arte d’avanguardia.