La caverna di Platone rivisitata dal body horror

by Claudia
15 Settembre 2025

Cinema: "Together", esordio alla regia di Michael Shanks, indaga il mito delle due metà e l’innamoramento come forza trasformativa

Al pari di Titane (Palma d’oro, 2021) e The Substance (Premio alla miglior sceneggiatura a Cannes, 2024), anche Together rappresenta bene le recenti evoluzioni di un filone specifico, quello del body horror, che sembra interessare sempre di più sia il pubblico sia la critica. Il film Together – visto di recente in Piazza Grande a Locarno – propone, infatti, un’analisi della nostra società senza rinunciare all’originalità di un discorso estetico e tematico che è davvero notevole, considerando che l’australiano Michael Shanks è un regista esordiente.

Di questo film, ciò che impressiona è, in particolare, la capacità di Shanks di esplorare soluzioni narrative che, all’interno del body horror, risultano decisamente innovative e aprono nuovi orizzonti espressivi. Together è, inoltre, un film filosofico sotto più punti di vista. È un film che fa riflettere, che esprime un messaggio, che interroga la realtà. Ma è filosofico anche perché attinge, direttamente o indirettamente, a idee, approcci, teorie, autori o scuole di pensiero appartenenti alla filosofia. Ma c’è di più: si direbbe, infatti, che Shanks abbia letto attentamente il Simposio di Platone prima di realizzare Together, sdoganando una serie di allusioni e rimandi dotti, mai fuori luogo, alla filosofia e alla Grecia classica.

Il film si apre su uno squarcio domestico: è sera, Tim e Millie hanno appena terminato un trasloco e battezzano la loro nuova dimora in mezzo al bosco con una festa tra amici. I due giovani, si capisce subito, non sono perfetti. Come altre coppie che si avviano sulla strada della convivenza, cercano i giusti compromessi fra vita professionale, passioni personali e la vita a due. Ma a metterli a dura prova sono soprattutto delle esperienze che, giorno dopo giorno, cominciano a permeare la loro nuova vita di una dimensione inquietante. Ed è qui che si innesta un primo riferimento a Platone, e più in particolare al mito delle due metà – narrato da Aristofane nel Simposio – secondo il quale gli esseri umani erano, in origine, sfere perfette con due teste, quattro braccia e quattro gambe. Avendo imprudentemente sfidato gli dei, Zeus li punisce dividendoli a metà: inaugurando, di fatto, la condizione umana attuale, ma lasciandoci altresì in eredità la nostalgia della metà perduta, la fantomatica anima gemella.

La capacità degli attori Dave Franco e Alison Brie di dare espressività agli stravolgimenti che li investono fa di Together un body horror non solo nei contenuti – nella sua capacità di trasformare il corpo nel luogo dell’inquietudine e dell’inquietante –, ma anche in virtù dei modi in cui i personaggi esternano, con le espressioni del viso e il linguaggio del corpo, le esperienze laceranti che abitano le loro carni, mettendo in atto un’espressività attoriale capace di spingersi là ove il dolore e il piacere si fondono e si confondono.

In un mondo in cui l’individualismo è portato all’eccesso, giocare sulla necessità della coppia è quasi un atto rivoluzionario. E, come se ciò non bastasse, Together ribalta l’estetica convenzionale del body horror, conferendo al filone un volto profondamente umano.

Per dirla con il regista, Together «è un film sul potere trasformativo dell’innamoramento». Il mito delle due metà, tuttavia, non è il solo collegamento con Platone. La vita di coppia dei due protagonisti, e le pulsioni che li attraggono l’uno all’altra, subiscono, infatti, una drastica quanto irreversibile impennata quando, in modo inaspettato, si ritrovano in una caverna: un luogo decisamente platonico. Anche se, ironicamente, il «potere trasformativo dell’innamoramento» di cui parla Shanks riguarda non tanto l’innamoramento casto a cui l’aggettivo «platonico» si riferisce oggi, quanto l’aspetto squisitamente carnale della faccenda.

Il film fa pensare, inoltre, a Il bacio, famoso – quasi quanto L’urlo – dipinto che Edvard Munch realizzò nel 1897. Il bacio raffigura due innamorati in atteggiamento intimo, mentre avvinghiati si baciano nella penombra di una stanza. L’attrazione e la passione che li muove è così intensa che le due figure praticamente si fondono l’una nell’altra, fino a diventare quasi indistinte: un’immagine simbolo del desiderio di unione totale, ma anche un monito della possibilità di perdere sé stessi.

Together è, in fondo, un film sulle effusioni, sulle pulsioni che ci muovono gli uni verso gli altri ma è anche, al tempo stesso, un film sulle emozioni e sulla forza trascinante dell’innamoramento. Qui l’horror non è mai fine a sé stesso, tanto che anche le contorsioni del corpo, stilemi collaudati del body horror, sembrano sfidare la legge tacita secondo cui di una persona ci si innamora solo una volta, veramente. Allora, forse, quando il ritorno di fiamma è tanto più amplificato quanto inquietante, non ci resta altro che abbandonarci alla forza delle pulsioni. O, per dirla in termini filosofici – e Shanks con la filosofia ormai ci prende gusto –, non resta che abbandonarsi alla dialettica delle effusioni: lasciando che, dalle opposizioni, nasca la sintesi.

Il film di Shanks ci ricorda anche che, in fondo, il cinema ci scava dentro e smuove le nostre pulsioni. Come quando, immerso in storie che trasudano emozioni e passioni, provi la sensazione strana che il tuo mondo interiore diventi una questione di polpastrelli, di muscoli che si rilassano, di difese che si allentano. Non è certo un caso se la settima arte, grazie al potere immersivo che la avvicina all’esperienza onirica, sin dall’inizio sia stata definita una «fabbrica dei sogni». E non è un segreto se le storie risultano tanto più coinvolgenti quanto più fanno leva sulle nostre emozioni. E di storie così il cinema è pieno.

Dopo aver suscitato pareri entusiastici al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, ed essersi fatto notare nella suggestiva cornice di Piazza Grande al Locarno Film Festival di quest’anno, Together arriverà nelle sale, in italiano, dopo il 1. ottobre.