Dagli ultimi anni 50 alla fine del secolo scorso l’economia ticinese ha vissuto uno sviluppo senza precedenti grazie soprattutto alla straordinaria crescita della sua piazza finanziaria. Questo sviluppo è stato guidato dalle banche il cui numero è rapidamente cresciuto. Dalla decina di istituti che il Cantone contava all’uscita della Seconda guerra mondiale, questo effettivo doveva raggiungere nel 2005, al momento della sua massima estensione, le 78 unità. Ovviamente non si trattava solo di banche al servizio dell’economia locale. Gli istituti ticinesi raccoglievano la maggior parte dei loro capitali all’estero e all’estero indirizzavano i loro investimenti. Come noto, questo sviluppo dell’effettivo delle banche in Ticino era legato all’esistenza del segreto bancario che consentiva ai clienti stranieri di sfuggire ai rigori del fisco delle loro Nazioni. Poi, con il nuovo secolo, a metter in forse questo sviluppo vennero gli scudi fiscali del Governo italiano, la crisi internazionale del settore finanziario e le minacce di includere la Svizzera nella lista nera dell’OCSE se persisteva a mantenere il segreto bancario per i clienti stranieri. Così, verso la fine del primo decennio del secolo, il Governo elvetico si decise ad accettare il principio dello scambio automatico di informazioni con Governi stranieri sui depositi dei loro cittadini e le nostre banche adottarono, d’un colpo, la strategia del denaro bianco. Questo per evitare di essere incluse nelle liste nere.
Con il primo gennaio 2017 entrò in vigore l’ordinanza sullo scambio automatico di informazioni che mise fine al periodo in cui la Svizzera era un’oasi fiscale. Questi miglioramenti nella trasparenza con cui le banche gestiscono i flussi di denaro esteri hanno avuto un’influenza negativa sul loro sviluppo durante il secondo decennio del nuovo secolo. Dal 2008 al 2022 l’effettivo delle banche in Svizzera si è ridotto del 28,1%. Ancora maggiore è stata la ristrutturazione sulla piazza finanziaria ticinese. Come provano le cifre pubblicate di recente dall’Ufficio cantonale di statistica, in Ticino nello stesso periodo è scomparsa circa la metà delle banche. La ristrutturazione del settore bancario, che continua, ha avuto una serie di conseguenze negative per lo sviluppo dell’economia cantonale. Oltre ai problemi dell’occupazione nel settore, si sono oscurate anche le prospettive delle aziende che lavoravano per questo settore (informatica ed elettronica). Il Ticino continua ad essere una piazza finanziaria importante: mentre in Svizzera, nel 2022, si contava una banca ogni 37’500 abitanti da noi il rapporto è sempre ancora di una banca ogni 9000 abitanti. Comunque il potenziale di questa piazza si è ridotto molto più rapidamente in Ticino che a livello nazionale. Mentre per la Svizzera ci vogliono oggi 1,6 volte più abitanti che nel 2008 per una banca, in Ticino ce ne vogliono addirittura 2,1 volte di più.
Quindi la ristrutturazione del settore finanziario che ha accompagnato la sparizione del segreto bancario è stata più severa in Ticino che nel resto del Paese. Tuttavia, nonostante questa evoluzione negativa, la densità degli istituti bancari continua ad essere in Ticino 5 volte più elevata che nella media nazionale. Il ridimensionamento del settore bancario ha avuto ripercussioni negative sulla marcia dell’economia regionale. A livello aggregato gli effetti negativi hanno toccato soprattutto lo sviluppo della produttività (e quindi del grado di competitività) dell’economia cantonale. Anche il tasso di crescita del PIL ne ha risentito cadendo, in media, sotto l’1%. Inoltre i risultati economici delle nostre aziende sono stati modesti. E così anche il gettito delle imposte sulle persone giuridiche ha conosciuto, nel decennio succeduto alla grande crisi finanziaria mondiale, una tendenza al ribasso. Dopo aver toccato un massimo di 341 milioni di franchi nel 2007, il gettito si è continuamente ridotto fino ad approdare a una soglia inferiore ai 200 milioni nel 2020. Nel corso degli ultimi tre anni, in concomitanza con la riduzione del tasso di imposizione, il gettito fiscale delle persone giuridiche sembra aver conosciuto una ripresa, riavvicinandosi ai 300 milioni degli anni migliori. Nonostante l’inflazione, ancora però non si vede una vera tendenza all’aumento. È dunque da temere che la perdita di imponibile dovuta al dimezzamento dell’effettivo delle banche non potrà essere facilmente recuperata.