Il 2023 tra conflitti ed evasione fiscale

by Claudia
18 Dicembre 2023

Il 2023 resterà nella storia come un anno duro, difficile. La guerra in Ucraina non è finita, anzi volge al peggio. L’offensiva ucraina è fallita. I russi invasori guadagnano terreno. È chiaro che un negoziato e un accordo rappresentano l’unica soluzione possibile. L’Occidente però non sta scegliendo la strategia giusta. Il modo migliore per portare Putin al tavolo delle trattative con Zelenski non è dire: siamo stanchi, smettiamo di aiutare l’Ucraina, vedetevela un po’ voi. Il modo migliore è dire: staremo con l’Ucraina sino in fondo, costi quel che costi. Se Putin avrà la sensazione che il fronte occidentale stia per cedere, allora andrà avanti. Purtroppo è proprio questo messaggio che è passato, con il rifiuto del Congresso americano di finanziare gli aiuti a Kiev. Il 7 ottobre Hamas ha attaccato Israele. Ha agito come agiscono i terroristi: per fare più vittime possibile. Israele ha risposto come rispondono gli eserciti: per sconfiggere il nemico. Hamas si è fatto scudo sia degli ostaggi israeliani, sia dei civili palestinesi. I morti si contano a migliaia.

Non si tratta di una guerra convenzionale: Hamas vuole distruggere Israele, Israele vuole distruggere Hamas. Quindi è una guerra che non finirà, ma si trasferirà altrove, lontano da Gaza, che verrà rasa al suolo. Da qui il dilemma: dalla guerra Hamas uscirà più debole? O rafforzato nella capacità di reclutamento, presentandosi come l’unico vero nemico di Israele? Fotografare i prigionieri nudi e in ginocchio, come in un bassorilievo di Ramsete II, quale causa aiuta? È un’immagine di giustizia o di vendetta? Di sicuro il 2023 ci ha costretti a leggere un’altra pagina drammatica del conflitto mediorientale. E dire che era chiaro che gli accordi venduti come «i patti di Abramo» non erano il modo di portare la pace nella regione, ma per fare affari tra Usa, Israele, gli Emirati arabi e in prospettiva l’Arabia Saudita. Arabia Saudita che si è aggiudicata l’Expo 2025 a suon di miliardi. Non solo petroldollari. La penisola arabica, compreso il Qatar che si è concesso il lusso dei Mondiali di calcio del 2022, è ormai diventata il ricettacolo dell’evasione fiscale dell’Occidente. Uno dei grandi temi della contemporaneità: più si è ricchi, meno tasse si pagano; e il fisco si accanisce sul ceto medio, impoverito da un’inflazione che nel 2023 ha continuato a mordere. In Europa i sovranisti hanno perso in Spagna e in Polonia, ma hanno vinto in Olanda. Il 2024 sarà un anno elettorale. Alle elezioni europee paradossalmente le forze euroscettiche andranno bene, ma alla fine sarà rinnovato il patto tra socialisti, popolari e liberali. Difficilmente Mario Draghi diventerà il presidente della Commissione europea. Potrebbe restare Ursula von der Leyen, che non ha lavorato male. In Russia si vota per finta: i capi dell’opposizione a Putin sono morti o in galera. In India dovrebbe rivincere Modi, a meno che l’opposizione non si unisca davvero contro di lui. La vera incognita sono gli Usa. È abbastanza incredibile che la più antica democrazia del mondo non sappia trovare alternativa a un presidente indebolito dall’età come Joe Biden e uno sfidante screditato come Donald Trump. Ma la polarizzazione della politica americana ha portato a questo.

Nel 2024 gli Stati Uniti si dilanieranno. Speriamo che la Cina non ne approfitti per attaccare Taiwan. A questo punto la prospettiva della terza guerra mondiale a pezzi, come la definisce Papa Francesco, sarebbe più vicina. A proposito, il Papa non sta bene. È molto avversato, dai conservatori ma anche dai progressisti che si aspettavano di più. Eppure resterà nella storia come un grande Papa. E ora sta per uscire la sua autobiografia. Il cambio climatico imperversa. Il vertice di Dubai è stato un mezzo fallimento. Le economie emergenti non vogliono fare i sacrifici necessari. Se poi vincerà Trump pure l’America si sfilerà. E se gli Stati Uniti si chiamano fuori dagli accordi per contrastare il riscaldamento del pianeta, come potrebbero pretendere che Cina e India facciano il loro dovere? La transizione ecologica può anche essere un business, e non è detto che tutta l’industria della componentistica debba andare in fallimento: anche le auto elettriche hanno bisogno di componentistica, ad esempio di freni. E poi: perché «custodire il creato», com’è scritto nella Genesi, dovrebbe essere una cosa di sinistra? Conservare la natura non è cosa da conservatori? O, meglio, non dovrebbe essere una battaglia da combattere tutti insieme? Almeno questo auspicio per il 2024 potrebbe essere comune.