Da martedì scorso, funereo giorno dell’annuncio da parte del ministro Berset sull’aumento sconsolante dei premi delle casse malati (vedi il servizio di Roberto Porta a pag. 23 con tutte le considerazioni tecniche e politiche del caso), il telefono di molte case trilla senza sosta. Dall’altra parte della cornetta si susseguono, a mezz’ore alterne, le voci di persone cordialissime che con tono flautato cercano di convincere l’interlocutore a organizzare un incontro «senza impegno» con un esperto, col quale valutare il passaggio ad una compagnia assicurativa più conveniente.
Non so quante siano queste persone e i relativi esperti, ma immagino un esercito di individui molto agguerrito con mandato di rastrellare gli elenchi telefonici per strapparsi a vicenda i più appetibili candidati «voltamarsina» in campo assicurativo. Saranno onesti, indipendenti nei loro giudizi o cercheranno di fregarti? Dipende da chi ti capita.
Certo che se non hai un minimo di competenza e avvedutezza c’è rischio che ti trovi a firmare contratti assicurativi forse più convenienti a livello di «premi» da sborsare, ma in cambio di prestazioni così risicate che, nel malaugurato caso di aver bisogno di ricovero e cure, potresti pentirti amaramente. Un anno ho dato retta alla terza o alla quarta chiamata, ho accolto «senza impegno» l’esperto suggerito, ho accettato di passare ad un altro fornitore di servizi assicurativi per sentirmi dire, a cena, da un amico apparentemente bene informato: «Sarai mica passato alla … (e mi dice il nome della compagnia assicurativa che effettivamente avevo scelto)?» E via una serie di indicazioni tecniche supplementari tra lo sfottò e lo scandalizzato per la mia pochezza e ingenuità in materia.
Secondo lui mi avevano intortato. Secondo me no, ma in ogni caso – riflettendo – ho dovuto ammettere con me stesso che molti dei colloqui avuti in diverse occasioni della vita con esperti dei più disparati settori, sono in realtà giochini mentali studiati metodicamente per convincerti che hai bisogno di un oggetto o di una prestazione di cui non cogli un’infinità di sfumature, a parte il costo finale, che – a sentir loro – è sempre un affare eccezionale. È così che negli anni si accumulano imperdibili enciclopedie, batterie di pentole in inox a prova di esplosione atomica, aspirapolveri senza filo affamati di acari, micidiali allarmi anti-ladro che neanche Fort Knox.
Salvo poi sospettare tardivamente che il più delle volte, anche solo parlando con gli amici o i parenti stretti, l’affare, il «premio» (ecco perché si chiama così), lo vincono sempre i venditori. In quei casi non è difficile sentirsi come quello sprovveduto turista italo-americano a cui con la sua verve affabulatoria tutta partenopea Totò vendette la Fontana di Trevi nel film del 1961 Totòtruffa.
L’impennata dei premi assicurativi è una spina nel fianco per numerose economie domestiche soprattutto in Ticino, il cantone più penalizzato dagli aumenti: +10,5%.
È quindi una gran bella opportunità che il cittadino dalle tasche più o meno vuote possa cambiare assicuratore come e quando vuole. Ed è consolante sapere che molti, destreggiandosi nel campo alieno dei calcoli e delle tabelle, lo facciano con scienza e coscienza risparmiando di anno in anno significativi gruzzoletti. Ma per quanto mi riguarda, per questa mandata, lascerò squillare il telefono a vuoto. E ripiegherò su un film in bianco e nero di allocchi e furbastri d’altri tempi, così simili a quelli di oggi. Almeno, seppur amaramente, potrò riderci sopra.