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Nei panni del bullo, solo virtualmente
Il progetto di prevenzione del bullismo Bullying VR promosso dalla sezione ticinese di Croce Rossa Svizzera sfrutta la realtà virtuale. Ce ne parla lo psicologo Gabriele Barreca
Stefania Hubmann
«Non abbiamo bisogno di eroi, ma di ragazzi e ragazze in grado di assumersi le responsabilità». È questo il principio che guida il progetto di prevenzione del bullismo Bullying VR promosso dalla sezione cantonale Ticino di Croce Rossa Svizzera (CRS) sfruttando la realtà virtuale. Attraverso questo mezzo all’avanguardia gli adolescenti possono immedesimarsi, in sicurezza e con l’accompagnamento di esperti, in situazioni di bullismo legate al loro vivere quotidiano. L’innovativa e coinvolgente proposta è ora inserita nel programma del settore corsi (area psico-educativa) della sezione Ticino dopo essere stata testata e accompagnata dal Centro di Risorse Didattiche e Digitali (CERDD) in alcune sedi di Scuola Media. Coordinato dallo psicologo Gabriele Barreca, referente dell’area psico-educativa della sezione Ticino di CRS, il progetto è stato premiato lo scorso autunno con una menzione speciale all’evento internazionale Rome Future Week .
Per essere efficaci nella prevenzione del bullismo e del cyberbullismo fra i giovani, occorre entrare nel loro mondo e sfruttare ciò che calamita la loro attenzione. Utilizzare dei visori individuali per immergersi nella realtà virtuale con la possibilità di modificare il corso della storia attraverso azioni concrete compiute dalle proprie mani, come buttare a terra un cellulare, risveglia la curiosità e l’interesse dei ragazzi. «La sperimentazione effettuata fra settembre 2024 e gennaio 2025 – spiega Gabriele Barreca – ha dimostrato che questo strumento innovativo attira i giovani e permette loro di capire cosa si prova in un contesto di bullismo nei tre diversi ruoli proposti: bullo, vittima, spettatore. Fra le scelte anche quella di essere personaggio femminile o maschile. L’intervento del nostro team pluridisciplinare si articola in quattro momenti per complessive quattro ore. L’esperienza vera e propria nella realtà virtuale è preceduta da un’introduzione e seguita da una rielaborazione del vissuto e da una guida per applicare nel contesto scolastico e oltre quanto appreso durante la formazione».
Elaborato con MB Digital Innovation per la parte tecnica e con lo Studio Macaco per quella artistica, il progetto Bullying VR è un’iniziativa pionieristica nel suo campo, premiata alla Rome Future Week con una menzione speciale a livello di Premio Learning Accessibile 2024. Qual è quindi l’origine di questo progetto? Risponde il nostro interlocutore: «L’aumento dei fenomeni di violenza e prevaricazione mostra come le nuove generazioni abbiano bisogno di lavorare sulle proprie emozioni e di costruire relazioni sane. Lo spunto, dal punto di vista tecnico, è rappresentato da un’applicazione dedicata alla tragedia della diga del Vajont che fa rivivere le scelte di una coppia confrontata con l’imminente pericolo. I contenuti sono stati ripensati per il tema del bullismo e del cyberbullismo ai quali il settore corsi di CRS Ticino dedica con successo la sua attenzione già da una decina d’anni con il programma Sai del bullismo? Se sai non fai!».
La nuova proposta di sensibilizzazione ruota attorno all’esperienza che i visori di realtà virtuale Oculos 2 permettono di vivere. Spiega lo psicologo: «Al momento disponiamo di dieci visori che potrebbero aumentare a venti entro un anno. Siamo comunque pronti a partire il prossimo anno scolastico con le classi delle Scuole Medie come effettuato nella sperimentazione, ossia suddividendo la classe in due gruppi. L’effetto immersivo attraverso il visore di realtà virtuale è di forte impatto». Possiamo confermare quanto afferma Gabriele Barreca avendone fatto l’esperienza nella sede del settore corsi di CRS a Chiasso. Sentirsi accerchiati, nel ruolo di vittima, da compagni minacciosi quando si è seduti al proprio banco di scuola, ma anche dover decidere se abbandonare l’azione intimidatoria o procedere all’atto quando invece si interpreta la parte del bullo, provoca sensazioni forti che sicuramente non lasciano indifferenti ragazze e ragazzi.
Il visore di realtà virtuale è ancora uno strumento di nicchia che pertanto stimola l’interesse degli adolescenti e che soprattutto – prosegue l’intervistato – «permette di sviluppare l’azione di prevenzione dal punto di vista empatico così da far giungere forte e chiaro al singolo partecipante il messaggio sulle conseguenze delle proprie azioni». Dei tre ruoli da sperimentare con il visore, quello dello spettatore non è meno importante degli altri. Tramite questo progetto chi assiste a un episodio di bullismo riesce a comprendere quale ruolo può svolgere e perché. Rimanere passivi o attivarsi? Affinché la seconda opzione possa prevalere, occorre riconoscere da un lato gli elementi che caratterizzano il bullismo e dall’altro gli adulti di riferimento ai quali rivolgersi (insegnante, genitore, allenatore), rimanendo nel segreto se ciò è necessario per tutelare il proprio benessere. L’obiettivo è infatti quello di favorire la capacità dei giovani di identificare e segnalare il bullismo, sviluppando il senso di responsabilità e senza compiere atti di eroismo. Ricordiamo che un fenomeno di bullismo è tale se sono riunite tre caratteristiche: la persistenza, l’intenzionalità e lo squilibrio nella relazione fra bullo e vittima. Il pretesto per colpire una vittima è in genere banale (il colore delle scarpe o dei pantaloni, l’utilizzo degli occhiali) ed è una di queste situazioni a costituire l’antefatto della storia scolastica nella quale si trovano immersi i partecipanti a Bullying VR.
Per questo progetto di CRS, come per le altre iniziative di sensibilizzazione, è inoltre essenziale il lavoro di rete che coinvolge tutte le agenzie educative, dalla scuola alla famiglia, dalle organizzazioni sportive agli altri enti attivi con bambini e adolescenti. La modalità d’intervento attraverso la VR (Virtual Reality), rileva Gabriele Barreca, è adatta ai giovani fra gli 11 e i 15 anni, ma non ai bambini delle scuole elementari, poiché troppo coinvolgente per questa fascia d’età. Per chi non può partecipare all’immersione nella realtà virtuale per motivi di salute (ad esempio in caso di epilessia), è prevista un’animazione bidimensionale. Da rilevare, infine, che l’applicazione di realtà virtuale istallata nei visori consentirebbe pure di tenere traccia in forma anonima delle scelte effettuate e quindi anche di elaborare delle statistiche, operazione esclusa però dal progetto proposto nelle scuole cantonali.
La sperimentazione – effettuata alla presenza dei docenti di classe in quattro seconde medie rispettivamente delle sedi di Acquarossa, Mendrisio, Minusio e Tesserete – ha evidenziato come il programma possa far emergere durante il suo stesso svolgimento la presenza di problemi legati al bullismo. Gabriele Barreca: «Gli allievi sono guidati e protetti in questi giochi di ruolo così come nelle successive riflessioni, ciò che facilita l’esternazione di dubbi su situazioni vissute nella realtà. Non va inoltre dimenticato l’aspetto legato alla fragilità del bullo, da cogliere nell’esperienza di realtà virtuale e ripreso nell’approfondimento».
La nuova proposta di CRS risponde a una richiesta crescente di formazione in ambito di bullismo e cyberbullismo. Integrare la realtà virtuale in questi percorsi significa in primo luogo renderli più attrattivi. Fra gli elementi innovativi del progetto figurano l’empatia e il coinvolgimento attivo da vivere in un ambiente sicuro, siccome gli allievi possono sviluppare strategie di intervento senza il timore di conseguenze negative reali. Costruito sulla base di modelli pedagogici e metodi didattici collaudati, il progetto favorisce la consapevolezza degli adolescenti riguardo al fenomeno del bullismo come pure le loro competenze sociali ed emotive per affrontarlo nella quotidianità. Essendo le nuove generazioni sempre più attive sul piano digitale, questo tipo di formazione si rivela particolarmente efficace. Il fine ultimo è il benessere e la salute mentale dei giovani attraverso un percorso che valorizza le loro risorse.