Asperiores, tenetur, blanditiis, quaerat odit ex exercitationem pariatur quibusdam veritatis quisquam laboriosam esse beatae hic perferendis velit deserunt soluta iste repellendus officia in neque veniam debitis placeat quo unde reprehenderit eum facilis vitae. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. Nihil, reprehenderit!
La forza di uno sguardo che crea complicità
Mondoanimale: è dimostrato che il legame tra cani e umani si rafforza grazie alla «sincronizzazione neurale»
Maria Grazia Buletti
Nel corso di una lezione scolastica, quando un insegnante e i suoi studenti presentano un «accoppiamento neurale più forte a livello della corteccia posteromediale» (che per ora traduciamo in: «quando docente e allievi sono in sintonia cerebrale»), gli studenti apprendono più efficacemente quanto spiegato, ottenendo punteggi più elevati in un test volto a verificare le loro conoscenze sulla lezione.
È quanto dimostrato da un recente studio cinese (Nguyen et al., 2022), giungendo alla conclusione che i cervelli di alcuni animali sociali di una stessa specie sono in grado di sincronizzarsi, proprio come conseguenza della natura sociale delle loro interazioni. Il fenomeno in questione è l’accoppiamento o sincronizzazione neurale (in inglese, neural coupling), utilizzato per descrivere ciò che avviene a livello di gruppi di neuroni nelle stesse aree cerebrali nel corso di un’interazione fra uno o più individui. Attraverso risultati convergenti di più studi, gli scienziati hanno dimostrato che, per quanto attiene agli esseri umani, la sincronizzazione avviene soprattutto durante una conversazione o la narrazione di una storia; mentre la ricerca di Silbert et al. del 2014 suggerisce che ciò possa favorire la comprensione tra oratore e ascoltatore.
La sincronizzazione neurale non è stata osservata solo nell’uomo, ma pure nel corso dell’interazione tra membri di altre specie (sempre fra di loro) quali topi, pipistrelli e altri primati (Tseng et al., 2018): «Questo collegamento tra cervelli potrebbe ricoprire un ruolo rilevante nel modellare le azioni degli individui inseriti in una rete sociale, favorendo lo sviluppo di comportamenti complessi che non potrebbero emergere in una condizione di isolamento, e contribuendo altresì a migliorare l’apprendimento e la collaborazione». La domanda che è sorta spontanea fra i ricercatori è: «Sarà dunque possibile che questo fenomeno avvenga anche tra esseri umani e i cani coi quali conviviamo da migliaia di anni?». Si è trattato di dare una spiegazione a situazioni che chiunque conviva con un cane sperimenta quotidianamente quando, ad esempio, lo guarda, lo accarezza e ha la netta sensazione di essere connesso con lui in un legame che reputa davvero speciale. Fino ad ora la spiegazione si appellava al fatto che i cani sono i migliori amici dell’uomo da migliaia di anni e, in effetti, questa specie è stata la prima ad essere addomesticata dall’essere umano. Basti pensare che recenti analisi genetiche di antichi resti umani e canini suggeriscono che l’addomesticamento del cane (a partire dal lupo grigio, suo antenato) sia avvenuto inizialmente in Siberia nel tardo Pleistocene, circa 20mila anni fa, quando uomini e lupi erano isolati a causa del clima estremamente rigido dell’Ultimo Massimo Glaciale (tra 27'000 e 23'000 anni fa).
La lunga storia di complicità fra uomo e cane ha fatto sì che questi ultimi sviluppassero abilità straordinarie, tra le quali la capacità di individuare la presenza di malattie, e quella di riconoscere e rispondere ai nostri stati emotivi, come riporta lo studio di Albuquerque et al. del 2016. La consapevolezza di questo profondo legame ha permesso ai ricercatori di indagare, per poi scoprire, la connessione fra le nostre due specie diverse dal punto di vista neurologico, giungendo alla conclusione che sì: «L’attività cerebrale di cani e umani può sincronizzarsi quando si guardano negli occhi».
La recentissima ricerca del 2024 targata Ren et al., ha registrato i segnali neurali attraverso dei copricapi dotati di elettrodi (elettro-encefalogramma, EEG), osservando come il contatto visivo diretto, combinato con il tocco affettuoso come accarezzare il cane, crei una vera e propria connessione fra uomo e animale: «In entrambi si attivano, in modo sincronizzato, le aree del cervello legate all’attenzione». Questo effetto, già affascinante di per sé, diventa ancora più pronunciato con il tempo e la famigliarità: «Più tempo si passa insieme e meglio ci si conosce, più i cervelli di un essere umano e di un cane si sincronizzano».
Durante i cinque giorni di studio, le coppie cane-umano che trascorrevano più tempo insieme hanno mostrato una sincronizzazione cerebrale sempre più marcata. Questi risultati richiamano molte ricerche precedenti sulle interazioni umane (Zheng et al 2020) che dimostrano come «la conoscenza reciproca approfondisca l’armonia cerebrale», e suggeriscono che il legame tra uomo e cane affondi le sue radici nella biologia. Le considerazioni degli scienziati sono recenti e sono verificate per mezzo di studi che hanno prodotto tutti le stesse conclusioni, gettando una luce nuova sul rapporto millenario tra uomo e cane e offrendo una spiegazione alla nostra sensazione di quanto speciale esso sia. Allora, capiamo che gli occhi dolci dei nostri cani nascondono un mondo di significati e sono soprattutto la porta verso una connessione davvero profonda che nasce dalle parti più intime e cerebrali della nostra natura. E di quella del cane, naturalmente.