Un osservatorio privilegiato sulle nuove tecnologie

Il 15 e 16 ottobre prossimi la Fondazione Möbius propone allo Studio 2 della RSI la 25ma edizione delle sue giornate dedicate all’innovazione e alla riflessione sui temi del mondo digitale. Ne abbiamo parlato con il suo direttore Alessio Petralli
/ 13.09.2021
di Alessandro Zanoli

Alessio Petralli, 25 anni sono tanti cronologicamente, ma osservati dal punto di vista dello sviluppo tecnologico sono più di un secolo.
Certo, dal 1996 è successo di tutto, anzi di più. È interessante notare che quando siamo partiti al centro della nostra riflessione c’era l’oggetto CD-ROM, un supporto che sembrava decisivo per il mondo dell’editoria. In effetti c’è chi con il CD-ROM ha fatto anche affari d’oro: si sono venduti con profitto libri, vocabolari, enciclopedie, anche come supplementi di vari giornali. Quando nel 1996 abbiamo messo in piedi la prima edizione del Premio per il 1997 non sapevamo chi fra gli editori sarebbe venuto da noi a presentare i suoi migliori CD-ROM: Lugano non è comunque al centro dell’editoria in lingua italiana. Eppure alla fine hanno dato seguito al bando più di 100 editori con circa 160 opere! Mi ricordo che un comitato di sei specialisti aveva passato tre giorni di lavoro per selezionare tutti i prodotti in concorso. Il CD-ROM, che sembrava il «nuovo papiro», segnava una nuova frontiera e noi eravamo partiti molto bene.

La grande popolarità di Internet ha poi annullato quel mercato.
Nella seconda metà degli anni 90 la rete cominciava ad entrare nelle case anche della gente comune. Ci sono voluti diversi anni per carburare e per capire che il CD-ROM cominciava ad avere sempre meno senso, perché i suoi contenuti potevano essere proposti in rete e quindi diventare ancora più comodamente fruibili.

Oggi come allora siete attenti alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti tecnologici ma volete anche fornire spunti di riflessione teorica attorno ai temi della tecnologia.
Lo facevamo già dall’inizio, ma il secondo è un aspetto che si è esteso in particolare da quando nel 2015 è nata la Fondazione Möbius. Con la Fondazione è tra l’altro iniziato un ciclo di incontri che si intitola «Il futuro digitale prossimo e venturo», proposto insieme al Sistema bibliotecario ticinese, a Coscienza Svizzera e al CERDD (Centro di risorse didattiche e digitali). Ricordo che il 23 settembre presenteremo alla Biblioteca cantonale di Lugano un bel libro che si intitola La pandemia dei dati. Ecco il vaccino (Mondadori, 2020), di Antonietta Mira e Armando Massarenti. Cerchiamo sempre di mettere a tema ciò di cui si discute molto e che va approfondito in maniera il più possibile efficacemente divulgativa. Lo avevamo fatto ad esempio nel febbraio del 2020 poco prima della pandemia, in un dibattito sul 5G con Fulvio Caccia e Graziano Martignoni. Se vogliamo, lo scopo principale del Möbius, oltre alla tradizionale valorizzazione dei migliori prodotti digitali attraverso i suoi premi, è proprio divulgare al meglio la cultura digitale.

La tecnologia, che ora usiamo quasi senza accorgercene, ha preso spazi della nostra vita...
C’è bisogno davvero di riflessione, anche per andare oltre certi luoghi comuni come l’idea che esistano i «nativi digitali» con una consapevolezza e conoscenza delle tecnologie quasi infuse. In realtà esiste un grande analfabetismo digitale trasversale a tutte le generazioni. Ma per tornare al discorso sul settore dell’editoria, da anni ormai noi stiamo premiando quella che chiamiamo «l’editoria mutante». Dopo il CD-ROM il premio è stato dedicato per alcuni anni all’editoria in transizione, una sorta di salvagente lanciato agli editori che erano in difficoltà di fronte al cambiamento tecnologico.

L’«Editoria mutante» mostra che stanno diventando editori enti che con l’editoria hanno poco a che fare.
Due anni fa ci siamo occupati di esposizioni immersive, l’anno scorso di formazione immersiva, Quest’anno ci dedicheremo alle fiere e ai congressi immersivi. Quello che sta succedendo in questo settore è molto interessante. Tempo fa era di moda un fenomeno che sembrava dovesse modificare certi modi di interazione tra le persone portandole in un mondo virtuale: si chiamava Second Life. Un progetto che non ha avuto il successo previsto, anche perché l’hardware dell’epoca non riusciva a sfruttarne appieno le potenzialità. Ecco che ora nascono queste fiere virtuali, che hanno ricreato (anche attraverso l’immaginario dei videogiochi) ambienti virtuali dove si possono tenere congressi e fiere. La domanda è che cosa capiterà davvero alle fiere e ai congressi classici. È un discorso estremamente attuale se si pensa che per esempio a Lugano uno dei nuovi progetti determinanti del futuro della città sarà il nuovo polo turistico e congressuale: queste nuove scelte tecnologiche potrebbero almeno in parte modificare il senso di questi progetti. Aggiungo che quest’anno il Grand Prix Möbius Suisse, in collaborazione con la Fondazione Agire, metterà sotto la lente progetti che riguardano «digitale, eventi e spettacoli».

Riflettere sulla tecnologia vuol anche dire fare da sentinella tra realtà e virtualità, tra tecnica e filosofia...
Sì, questa è un po’ la nostra ambizione. E quest’anno per festeggiare il 25º ci siamo detti sì guardiamo pure un po’ indietro alle «ere geologiche» che sono trascorse, però facciamolo per poi spiccare un bel balzo in avanti. In questo senso abbiamo pensato a un simposio sul tema dell’intelligenza artificiale, che è un motore di cambiamento fondamentale, da tenere d’occhio e da «sorvegliare». Abbiamo la fortuna di avere a Lugano l’istituto Dalle Molle, con cui pure collaboriamo, che se ne occupa da tanto tempo. Ma poi ci sono molte altre storie bellissime. Sempre in occasione del nostro 25º assegneremo due premi speciali: uno all’applicazione che in Ticino molti conoscono e che si chiama OASI, Osservatorio ambientale della Svizzera italiana, che esiste da quasi vent’anni ed è un modello in Svizzera. È un’applicazione che permette di vedere in tempo reale una grande quantità di dati sullo stato dell’ambiente e sulla qualità dell’aria, ma non solo. L’altro premio speciale andrà a Gain Therapeutics, un’iniziativa straordinaria che potremmo richiamare con il titolo «Da Manno al Nasdaq»: si tratta di un’azienda che è partita nel 2017 con un paio di scrivanie qui da noi per poi arrivare in pochi anni al Nasdaq a farsi quotare. Detto un po’ grossolanamente, la loro squadra (fra Lugano, dove c’è la sede principale con una decina di scienziati, e Barcellona) si occupa della lotta a malattie rare e a malattie neurodegenerative come il Parkinson e la sclerosi multipla, grazie a una tecnologia basata su un algoritmo in grado di analizzare in maniera completamente virtuale molecole malfunzionanti o dannose. Ecco, con i nostri premi speciali quest’anno vogliamo raccontare due belle storie digitali di successo e di ampio respiro del nostro territorio.

In questo senso continua anche la vostra collaborazione con le nostre scuole?
Da tempo collaboriamo con il Corso di comunicazione visiva della SUPSI, i cui studenti cercheranno di valorizzare in rete su diversi canali social alcune lettere dell’epistolario di Vincenzo Vela, appena pubblicato. E poi proponiamo il MöbiusLab Giovani per la terza volta, che quest’anno verrà dedicato al futuro della scuola. È un lavoro interessante perché alcuni giovani del Liceo di Lugano 1 hanno già cominciato a prepararsi e a interagire con Gino Roncaglia per una riflessione su questo tema che muove dal suo libro L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale (Laterza, 2020). Coinvolgere i liceali è una scelta che abbiamo compiuto ormai da tre anni, perché ci sembra importante stimolare anche studenti più giovani a certe riflessioni critiche.

Il simbolo del nastro di Möbius dà l’idea di questo lavoro infinito da fare: un lavoro che non finirà mai perché bisogna sempre mettersi in gioco e vedere nuovi percorsi futuri possibili.
Lo spirito dovrebbe essere veramente questo: siamo piccoli ma abbiamo il vantaggio di aver creato nel tempo una cospicua e prestigiosa rete di contatti, amici che cercano di coinvolgerne altri, discutendo in maniera approfondita, ma non pedante se possibile, di tutti questi temi che possono essere di una complessità spaventosa. Le nostre stelle polari sono due: valorizzare la qualità andando a cercarla (tenendo presente anche l’altra faccia della medaglia, che è quella dei pericoli legati alla tecnologia) e divulgare con rigore, se possibile in maniera accattivante, i temi salienti del mondo digitale.

Tornando all’edizione del 25mo...
Il titolo che abbiamo dato alla manifestazione di quest’anno (il 15 e 16 ottobre allo Studio 2 della RSI a Lugano-Besso) è «La trasformazione digitale delle culture». «Culture» però è un termine che qui non va inteso in senso antropologico o etnologico, Pensiamo piuttosto a una visione del digitale al centro di tante «sfere culturali», quali possono essere ad esempio l’editoria, i media, l’ambiente, la scienza, le arti e gli spettacoli, proiettati verso il futuro.
Voglio sottolineare poi la presenza di due personalità di spicco che tornano al Möbius dopo qualche anno dalla loro ultima partecipazione, Mario Botta e Dick Marty, con due interventi che vanno sotto il titolo «Una certa idea di...». Abbiamo voluto così richiamare il titolo del bellissimo libro di Dick Marty Una certa idea di giustizia, ma questa volta Marty verrà a parlarci della sua idea di democrazia, oggi in grave difficoltà, mentre Mario Botta parlerà di «una certa idea di città», cioè del modo con cui lui vede la qualità e lo sviluppo del tessuto urbano. Che non è certo la smart city con una presenza digitale pervasiva, ma una città vivibile a misura d’uomo, che affonda e rimodella nel tempo le sue radici identitarie.

Informazioni e programma:
www.moebiuslugano.ch