Quando il tempo è a misura dei propri desideri

Anziani – Con la proiezione del film Last Dance Pro Senectute Ticino e Moesano ha affrontato temi importanti per la terza etàcome l’autodeterminazione, l’elaborazione del lutto e i rapporti intergenerazionali. Ne parliamo con la psicologa Francesca Ravera
/ 06.03.2023
di Stefania Hubmann

«Mi piacerebbe cenare con gli amici», «Gradirei potermi alzare quando voglio», «Amo viaggiare e spero di continuare a farlo», «Desidero maggiori momenti in compagnia». Sono queste alcune aspirazioni personali che i partecipanti alle proiezioni del film Last Dance organizzate da Pro Senectute Ticino e Moesano in tre località del cantone – Massagno, Mendrisio e Acquarossa – hanno espresso a fine visione. Desideri e pensieri rivolti al futuro sono stati scritti sul foglietto adesivo distribuito all’inizio dell’incontro. Con questa iniziativa l’organizzazione che opera a favore degli anziani ha voluto offrire a questa fascia di popolazione una nuova esperienza di condivisione del proprio bisogno di autodeterminazione. Con la psicologa Francesca Ravera del Servizio promozione qualità di vita di Pro Senectute Ticino e Moesano abbiamo approfondito questa e altre tematiche che il film ha il pregio di affrontare con sensibilità e ironia.

Last Dance della regista svizzera Delphine Lehericey – vincitore del Premio del pubblico al Locarno Film Festival dello scorso anno – è un film che apre nuove prospettive per gli anziani, abbattendo pregiudizi legati all’età, al lutto, al tempo che passa. L’autodeterminazione è il fil rouge della vicenda costruita attorno al protagonista: il tranquillo pensionato Germain. Rimasto repentinamente vedovo, il padre e nonno si dibatte fra due vite, quella delle stringenti premure della famiglia e l’impegno nascosto a tutti nella compagnia di danza contemporanea della ballerina e coreografa La Ribot per onorare una promessa che i coniugi si erano fatti vicendevolmente, ossia portare a termine un progetto nel quale il partner era impegnato. Il personaggio di Germain risulta particolarmente credibile a autentico grazie al fatto che la compagnia di danza è effettivamente esistente e non frutto della finzione. Durante un’ora e mezza si assiste all’evoluzione della storia accompagnata da una progressiva crescita dei personaggi riuniti in un finale corale.

Per la psicologa Francesca Ravera uno dei pregi del film è proprio quello di mostrare l’evoluzione dei personaggi di fronte al cambiamento generato dalla scomparsa di una donna che è moglie, madre, nonna, ma anche parte integrante di una compagnia di danza contemporanea. Aggiunge la psicologa: «I temi legati all’invecchiamento sviluppati nel film sono quelli che stanno a cuore a Pro Senectute. Fra questi troviamo l’autodeterminazione difesa dal protagonista, ma anche l’elaborazione del lutto, il rispetto delle ultime volontà, i rapporti intergenerazionali e non da ultimo il valore del tempo. Per questo motivo quando è stato visionato all’interno di un gruppo di lavoro cui spetta il compito di valutare le nuove iniziative, è stato ritenuto molto valido, oltre a essere godibile grazie alla leggerezza con la quale presenta temi in realtà fondamentali».

Partiamo quindi dal bisogno di autonomia. Francesca Ravera: «Assieme al piacere di stare in compagnia, l’autodeterminazione è il tema più sentito anche dal pubblico delle tre proiezioni che abbiamo organizzato tra fine gennaio e inizio febbraio. Nel film i figli cercano di organizzare la vita del padre con dei Post-it che si rivelano essere una gabbia per il protagonista. Noi abbiamo voluto trasformarli nell’espressione di una sorta di ribellione, di ciò che la persona, anche se anziana, desidera ancora realizzare. La possibilità di scegliere è essenziale per garantire una buona qualità di vita, ambito di cui si occupa il Servizio per il quale lavoro. Il Servizio promuove queste tematiche tramite formazioni mirate al personale curante e consulenza alle famiglie. Sovente nel settore professionale il mancato rispetto dell’autodeterminazione è dovuto a questioni organizzative o legate al senso di fatica, mentre i familiari tendono a peccare per un eccesso di protezione. Trovare l’equilibrio tra la necessità di aiutare e proteggere la persona anziana, organizzando alcuni aspetti della sua vita quotidiana, e il suo bisogno di indipendenza è una sfida continua. Si tratta di mediare fra il controllare e il lasciar andare. In ogni caso consigliamo sempre di coinvolgere la persona anziana nelle decisioni che la riguardano evitando di sostituirsi a lei».

Nel film il lutto è vissuto in modo diverso da ogni personaggio. Scelte che vanno comprese e rispettate poiché autentiche. La psicologa precisa che «il lutto è un processo altamente individuale e non esiste un modo giusto o sbagliato di compierlo. L’essenziale è che in questo percorso ognuno possa essere sé stesso come avviene nel film, più emotivo o razionale a dipendenza della propria personalità». In effetti si vede la figlia che libera il dolore piangendo, mentre il figlio si concentra in maniera ossessiva sull’organizzazione della nuova vita del padre. Padre guidato dalle ultime volontà della moglie, da quella promessa che si erano fatti e che lui mantiene sebbene la danza contemporanea non rientri nei suoi interessi. «Assicurare la continuità fra la vita di una persona e ciò che accade dopo la sua scomparsa è un aspetto delicato che tocca non solo questioni pratiche o finanziarie, ma anche i suoi desideri», aggiunge l’intervistata. Elaborare un grave lutto danzando è forse inaspettato, ma per Germain costituisce la via che gli permette di dare continuità alla sua vita dopo la scomparsa della moglie.

Smontando un altro preconcetto, nel film la distanza dovuta all’età non tende ad allontanare le generazioni, anzi contribuisce a creare complicità e comprensione. «Le figure della nipote e della ragazza alla quale Germain fornisce sostegno in ambito scolastico – spiega la psicologa – sono più aperte alle scelte personali dell’anziano. Per Pro Senectute questo aspetto del film è importante, perché mostra come generazioni molto diverse possano essere la chiave di comprensione l’una dell’altra. I figli di Germain, chiusi forse in aspettative troppo convenzionali su come vada vissuto un lutto a quell’età, non riescono inizialmente a cogliere il nuovo pensiero del padre, mentre i giovani sono in grado di accettare con naturalezza lo stravolgimento, diventando la luce che permette tale cambiamento».

Un altro fil rouge del film è, non certo per caso, il lunghissimo romanzo di Proust Alla ricerca del tempo perduto al quale è legato il valore del tempo con particolare attenzione a questa fase della vita. Precisa al riguardo Francesca Ravera: «Il tempo nell’età della saggezza deve essere ricco di una progettualità presente. Va ritrovato con ritmi e aspettative differenti. Ritrovato perché riferito al tempo che ognuno di noi perde nella vita pratica di ogni giorno procrastinando la realizzazione di determinate volontà. Il tempo della terza età è più a misura dei propri desideri. Le persone sono consapevoli di ciò che le fa sentire bene e del fatto che non possono permettersi di rinviare i loro progetti».

Il successo dell’iniziativa di Pro Senectute Ticino e Moesano, con le sale delle tre località prescelte sempre al completo, dimostra l’interesse del pubblico, non necessariamente solo anziano, per questo approccio che abbina un evento ricreativo con una forma di partecipazione. Ogni proiezione è stata seguita da un momento conviviale molto apprezzato dai presenti. Appendendo il Post-it a un tabellone ognuno ha esternato la propria visione della qualità di vita che auspica nel presente e nel futuro, fornendo spunti all’associazione per ulteriori proposte di questo genere. Esplicite le richieste di riproporre appuntamenti analoghi. L’intenzione di Pro Senectute Ticino e Moesano è pure quella di riunire i numerosi foglietti in un poster. Questo affinché gli operatori, attraverso una memoria visiva, continuino a concentrare l’attenzione sulla qualità di vita degli anziani in sintonia con le loro aspirazioni.