Per una migliore qualità di vita

Sviluppo sostenibile – La Confederazione sostiene una serie di progetti innovativi e sperimentali, di cui tre nella Svizzera italiana
/ 11.10.2021
di Fabio Dozio

Ci vorrebbe la bacchetta magica! Per mettere in pratica, in tempi brevi, una serie di progetti innovativi di Comuni, regioni, agglomerati e Cantoni. Su iniziativa dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), sono in corso 31 progetti che la Confederazione sosterrà dal 2020 al 2024 con circa 3,9 milioni di franchi. In sostanza si tratta di affrontare cinque temi prioritari: studiare la digitalizzazione per garantire il servizio universale (internet e telefonia per tutte le economie domestiche), promuovere strategie integrali di sviluppo, dare maggior valenza al paesaggio, valutare insediamenti che promuovano incontri, progettare spazi abitativi e vitali per il futuro. «Sperimentare soluzioni innovative» è il mantra alla base del programma: «Con i Progetti modello per uno sviluppo sostenibile del territorio – scrive ARE – si mira a migliorare la qualità di vita, la competitività e la solidarietà all’interno delle regioni e tra una regione e l’altra». Nella Svizzera italiana sono in corso di realizzazione tre progetti. Uno riguarda il rapporto tra anziani e territorio e valuta in particolare la situazione delle valli periferiche, Onsernone e Muggio in particolare. La forte migrazione dalle valli ai centri urbani ha conseguenze importanti per la popolazione anziana che non si sposta. I servizi calano e il tessuto sociale si impoverisce. Che fare per contrastare queste tendenze? 

Il secondo progetto interessa le Terre di Pedemonte e in particolare la campagna di Verscio. Come in altri luoghi, le zone residenziali riflettono spesso uno sviluppo disordinato, con strade strette occupate dal traffico motorizzato che penalizzano la convivenza tra gli abitanti e la mobilità lenta. Si può migliorare la qualità delle strade di quartiere?

Il terzo ha come obiettivo l’innovazione di edifici e di territori per offrire nuove forme abitative, in particolare per gli anziani, in una società sempre più longeva. Può essere sostenibile finanziariamente adattare immobili per migliorare la qualità di vita degli anziani?

I progetti sono chiamati a rispondere, principalmente, a queste domande. Ma c’è un denominatore comune a tutto il programma: il coinvolgimento dei diversi attori, la consultazione e la partecipazione della popolazione, la considerazione dei bisogni degli abitanti confrontati con le diverse situazioni. Per esempio, per quanto riguarda le valli di montagna, si fa riferimento a una ricerca condotta due anni fa nelle valli di Muggio e di Onsernone dal Consiglio svizzero degli anziani. L’indagine ha messo in luce «il bisogno e il desiderio delle persone anziane di poter continuare a vivere la propria casa e il proprio territorio il più a lungo possibile. La ricerca ha inoltre rilevato l’importanza delle relazioni sociali come condizione fondamentale per il benessere psicologico dell’anziano». Il punto di vista degli anziani di valle sta alla base degli obiettivi del progetto: realizzare un sistema di monitoraggio in grado di rilevare le abitudini di vita sulle 24 ore, con lo scopo di poter garantire interventi rapidi in caso di necessità, studiare il territorio in modo da garantire gli spostamenti senza pericoli, salvare i negozietti trasformandoli in centri con funzioni polivalenti e rendendoli punto d’incontro, adattare le piazze esistenti affinché possano diventare luogo di incontro intergenerazionale.

Anche a Verscio si ascolta la popolazione per decidere come sviluppare il progetto di strade di quartiere. La pandemia ha condizionato l’attività dei promotori. Non è stato possibile nei mesi scorsi organizzare assemblee popolari e si è quindi optato per un sondaggio distribuito a tutti i fuochi della frazione. «Puntiamo molto sulla partecipazione della cittadinanza – ci dice l’architetto Enea Pazzinetti – dopo aver valutato le risposte al sondaggio organizzeremo incontri per ragionare sul concreto». Si tratta di discutere del rapporto tra pubblico e privato. La strada è uno spazio pubblico delimitato dai terreni privati. L’obiettivo è di realizzare strade di quartiere. «Il tema prioritario – continua Pazzinetti – è definire percorsi brevi che riescano a promuovere occasioni di incontro. Oggi la strada è una superficie d’asfalto, non particolarmente vivibile. Un obiettivo può essere la riduzione del traffico motorizzato, grazie ai sensi unici, sempre che ci sia l’interesse degli abitanti. Nei nostri Comuni ci sono in genere linee di arretramento sui terreni privati, per eventualmente allargare le strade. Non vedo il senso di allargare una strada, lasciamo gli spazi ai privati e cerchiamo di rendere più attraenti le strade per gli abitanti». A Verscio il progetto è stato sottoposto anche alle scuole elementari per raccogliere le voci e i desideri dei bambini. «Se dai bambini nascessero spunti di riflessione fanciulleschi, saranno benvenuti», conclude l’architetto.

Si possono far soldi pur facendo del bene? Ecco un interrogativo stimolante per Marcello Martinoni, responsabile del progetto che deve pensare alle nuove forme dell’abitare innovando edifici destinati agli anziani. Gli stabili in questione appartengono alla Fondazione per il secondo pilastro (FTP), partner del progetto federale. Si tratta di una cassa pensioni non profit fondata dall’Associazione Industrie ticinesi, dalla Camera di commercio, dalla Camera del Lavoro e dall’Organizzazione cristiano sociale.  «Anche la FTP – spiega l’Ufficio federale – si vede confrontata con l’invecchiamento dei locatari e del suo parco immobili e, nell’ambito della sua strategia di sviluppo immobiliare, dà la priorità a forme abitative a misura di anziani». Una cassa pensioni è tenuta a ottenere rendimenti dagli investimenti immobiliari. La sfida della FTP è di far coincidere l’interesse privato con quello pubblico. La Fondazione intende «promuovere una riflessione sul contesto territoriale in cui si inseriscono i propri edifici e sulle esigenze delle persone che vivono in questi alloggi». «Lo scopo del nostro progetto – precisa Marcello Martinoni – è di riuscire ad essere competitivi economicamente rispondendo ai bisogni sociali della popolazione che vuole invecchiare a casa sua». La FTP ha scelto quattro edifici, a Bodio, Camorino, Rancate e Minusio. I residenti vengono coinvolti grazie a un questionario che dovrà definire i loro bisogni e le loro aspettative. «Uno degli edifici che stiamo studiando – mi dice Martinoni – si trova a Bodio. Pensiamo a una trasformazione che renda l’immobile più adatto agli anziani, senza penalizzare la necessità di ottenere un profitto adeguato. Per esempio, pensiamo di creare spazi comuni che ora non ci sono. Un appartamento jolly, non occupato, ma occupabile dai residenti in caso di necessità: per ospitare temporaneamente parenti, ospiti o una badante. Gli spazi comuni non aumentano il valore dell’immobile, ma lo rendono più attrattivo e quindi si riduce il pericolo dello sfitto». «Queste abitazioni – precisa Marcello Martinoni – devono creare senso di aggregazione. Ci sono quartieri in cui la gente vive assieme ed è felice, ma a volte il palazzo diventa un dormitorio. Bisogna riuscire a offrire luoghi che rendano più solida l’interazione fra le persone e quindi la solidarietà e il sostegno reciproco in caso di bisogno».

Rinnovare gli edifici significa intervenire anche sul territorio circostante. Quindi diventa indispensabile il coinvolgimento dei Comuni. È importante valutare il contesto in cui si trova l’edificio, perché per un anziano non è secondario. Se nel quartiere ci sono tutti i servizi, il progetto ha senso. Un altro fattore è l’attenzione nei confronti dell’ambiente. Il cambiamento climatico condiziona anche le abitazioni e gli agglomerati e quindi le trasformazioni devono pensare alla sostenibilità ambientale. «Il nostro intervento non si limita all’edificio di Bodio e agli altri tre, – spiega ancora Marcello Martinoni – ma cerchiamo di mettere a punto una metodologia che la Fondazione possa usare in futuro anche per gli altri suoi immobili. Da parte della Confederazione non c’è nessun obbligo di realizzare il progetto. L’obiettivo è proporre un modello che possa essere utilizzato anche da altri, per esempio dalla Cassa pensioni dello Stato. Sarà fondamentale che la Confederazione valorizzi i progetti, perché potrebbero o dovrebbero essere riproducibili in altre regioni».

Investimenti sostenibili, nuovi modelli di sviluppo per le abitazioni e per il territorio, coinvolgimento e partecipazione della popolazione, attenzione particolare alla popolazione anziana, agli scambi intergenerazionali e alla nostra società sempre più longeva. Obiettivi significativi e qualificanti per questo programma federale. Chissà se anche senza bacchetta magica i Comuni e le istituzioni coinvolti riusciranno a realizzare i progetti? L’auspicio è che non rimanga un esercizio sperimentale, una Alibiübung, un gran lavoro che finisca dimenticato nei cassetti.