Le portinerie fanno (ri)vivere i quartieri

Da Parigi a Milano le portinerie di quartiere sono diventate delle realtà importanti per i cittadini, l’associazione Generazione & Sinergie vorrebbe creare un proprio progetto in Ticino
/ 09.03.2020
di Giorgia Reclari

Devo ricevere un pacco ma sono raramente a casa, cerco un elettricista per una riparazione urgente ma non conosco nessuno nei dintorni, vorrei consegnare un oggetto a un amico ma non troviamo un orario che vada bene a entrambi. E i vicini? Non li vedo mai… Nelle nostre vite frenetiche, molto social ma poco sociali, spesso mancano i punti di riferimento concreti nel luogo in cui si vive. È per andare incontro a queste nuove esigenze pratiche, ma anche per ricreare luoghi di scambio e di aggregazione, che qualche anno fa in alcune grandi città sono nate le portinerie di quartiere. La prima è stata «Lulu dans ma rue» a Parigi nel 2015, un chiosco a cui rivolgersi per le piccole necessità quotidiane, dall’artigiano alla babysitter, dal ritiro pacchi alla consegna di chiavi ecc. La formula ha riscontrato un enorme successo e in poco tempo si è diffusa in altre città, tra cui Milano, dove nel 2016 è nata Portineria14, un bar-luogo di ritrovo, dove si può mangiare, fermarsi a chiacchierare, leggere uno dei libri a disposizione, ma che offre anche i servizi di portineria (deposito pacchi, chiavi, ritiro e consegna medicinali, oltre a una bacheca per gli artigiani del quartiere). Funge pure da banco alimentare, raccogliendo e ridistribuendo generi alimentari a chi ne ha bisogno. Vengono inoltre regolarmente organizzate mostre e altri eventi. «Il bilancio dal punto di vista delle soddisfazioni raccolte in questi anni è sicuramente positivo, anche se dal punto di vista economico un po’ meno» ci dice Tina Leone, una delle tre ragazze fondatrici della Portineria. Il servizio più utilizzato fra quelli offerti? Il ritiro pacchi.

L’idea e il successo delle esperienze europee ha fatto breccia anche in Ticino, dove l’associazione Generazioni & Sinergie si è attivata per sostenere e accompagnare progetti di portinerie, ma anche per avviarne uno proprio. L’associazione si occupa del fenomeno della longevità attiva e del mantenimento di buone relazioni fra generazioni. L’idea di creare una portineria di quartiere – spiega il presidente Roberto Fridel – è nata nel 2017 e si inserisce nella riflessione «Abitare bene a tutte le età» (www.generazioni-sinergie.ch). «Poi la nota esperienza francese di Lulu dans ma rue ha certamente accelerato la nostra volontà di procedere nella direzione della Portineria di quartiere».

Così negli scorsi mesi l’associazione si è concretamente attivata: per definire le esigenze della popolazione è stato lanciato un sondaggio, cui hanno partecipato circa 200 persone da tutto il cantone, in prevalenza dalle aree urbane. Con quali risultati? L’età dei partecipanti andava dai 15 ai 78 anni, con una media di 45 anni. Molto diversificate le professioni. Un po’ più della metà erano persone sole e la solitudine nello svolgimento delle proprie mansioni emerge in circa il 50% dei partecipanti. In generale il 60% gradirebbe un aiuto gratuito o volontario, mentre il restante 40% si dichiara pronto a pagare qualcosa per poter usufruire dei servizi.

Grande successo, evidenzia Fridel, hanno riscosso in seguito i due work-shop aperti a tutti, organizzati il 18 gennaio a Locarno e il 25 a Massagno. «Gli atelier sono andati molto bene, hanno partecipato globalmente una cinquantina di persone e si sono potuti sviluppare sette diversi progetti di portineria» commenta soddisfatto il presidente. «Tutti si sono fermati per oltre 4 ore, scambiandosi le idee nei gruppi, verificandone la fattibilità tecnico-economica ed infine confrontando e commentando fra loro i diversi progetti di portineria. È stato indubbiamente un momento magico e noi ne siamo entusiasti». Altre persone, che hanno saputo del progetto dai media, hanno contattato l’associazione dichiarando la propria disponibilità a collaborare in progetti che dovessero trovarsi nelle loro zone di residenza. «Siamo molto soddisfatti di questo risultato che va ben oltre le nostre aspettative».

In generale, commenta Fridel, dall’esperienza dei workshop è emersa la forte volontà di dare risposte ad esigenze del territorio, diverse a dipendenza di dove erano pensati i progetti. Ma soprattutto è emersa la pragmatica necessità di dover partire da qualcosa di esistente – un’attività o un esercizio pubblico già funzionante – da sviluppare poi grazie all’eventuale disponibilità di volontari, di associazioni o dell’ente pubblico.

La portineria di quartiere che l’associazione intende promuovere è ispirata ai modelli già esistenti: nasce quindi dal basso e si costituisce attorno a un’attività che si autosostiene economicamente, (come un bar, un ristorante o un’edicola), a cui si aggregano innanzitutto servizi semplici (ma al giorno d’oggi nuovamente necessari e tipici della portineria) come il fermo posta, il deposito e ritiro di pacchi e chiavi, la spesa. Ma il servizio alla comunità del quartiere va oltre le mere necessità pratiche e la portineria dovrebbe diventare anche un luogo di incontro, aggregazione e scambio fra i residenti. «Così queste realtà arrivano a essere punti di riferimento per le persone che vivono il quartiere» commenta Fridel.

Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti. «Siamo stati contattati e siamo in contatto con persone e attori in alcuni luoghi del cantone» dice Fridel, che preferisce però non fare nomi «per non citare qualcuno e dimenticarne un altro». Ma – assicura – «Generazioni e Sinergie sta valutando tre o quattro casi, sia per aiutare chi è già in qualche modo attivo e desidera coinvolgere maggiormente la popolazione del quartiere sia, dall’altro, proprio per dare vita come associazione a qualche prima realtà in quartieri che ne hanno particolare bisogno». Quindi l’associazione, oltre a continuare ad avere un ruolo di promozione sul territorio, intende valutare nei prossimi mesi l’inaugurazione di una prima portineria operativa.