Il nostro pensiero non procede un passo dopo l’altro lungo un’unica linea retta. Esso si sviluppa piuttosto in modo «radiante». Proviamo a pensare ad una cosa qualsiasi e vedremo come idee, concetti ma pure immagini e simboli si affollano nella nostra mente, si ramificano in varie direzioni, seguendo il flusso dell’immaginazione e delle associazioni. Di conseguenza, più il modo di registrare le informazioni si avvicina a questo tipo di funzionamento, più saremo in grado di «richiamarle» ed elaborarle per originarne di nuove.
Su questo principio si basano le Mappe mentali. Inventate dal cognitivista inglese Tony Buzan come strumento di memorizzazione e apprendimento, esse sono una rappresentazione di questo «pensiero radiante». Era l’inizio degli anni Sessanta quando Buzan formulò la teoria della «mental literacy» – o «alfabetizzazione mentale» – la quale sollecitando entrambi gli emisferi cerebrali, si traduce in una piattaforma creativa e logica allo stesso tempo. Oggi, di fronte ad una crescente complessità e ad un sovraccarico di informazioni, le Mappe mentali costituiscono uno strumento cognitivo per mappare, decodificare e semplificare la realtà. «Il Mind mapping – che si può pure definire “Idea mapping” dal momento che sono le idee ad essere posizionate su una vera e propria mappa – è un modo efficace per fissare ed elaborare i pensieri e le informazioni che il nostro cervello riceve ogni giorno», commenta Patrizia Pfenninger, che, dopo aver studiato arte applicata al CSIA e comunicazione visiva alla Supsi, dal 2006, con la sua agenzia indica, si occupa di design, marketing ed espressione artistica. Parallelamente all’attività professionale, si è specializzata in marketing e interaction design. A tutt’oggi è aperta a nuovi approcci: «Qualche anno fa sentivo forte l’esigenza di un metodo che mi permettesse di non perdere nulla di quello che letteralmente “mi saltava in mente”, in ambito professionale ma pure personale. Quando lavoro ad un progetto, per esempio, capita spesso che tra un incontro e l’altro con un committente passi parecchio tempo; mi serviva quindi uno strumento di lavoro che da un lato evitasse alle idee di finire, per così dire, nel dimenticatoio e, dall’altro mi permettesse di rielaborare quanto sviluppato anche solo a livello di schizzi o concetti». Ed è informandosi su quello che poteva fare per rispondere a queste esigenze – e anche alla manualità che la caratterizza – che si è imbattuta nell’Idea mapping. «Siccome, secondo me, se si vuole imparare una disciplina, la cosa migliore è farlo dove essa è nata, nel dicembre del 2014 mi sono recata in Florida per seguire un corso intensivo di una settimana con Jamie Nast, vera guru nel settore. Una bellissima esperienza, che mi ha permesso di diventare istruttore di Idea mapping», continua Patrizia.
Questo approccio supera le tante imposizioni connesse alla scrittura, come il fatto di dover procedere da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, le quali implicano di dover a priori stabilire un ordine di quello che si sta esponendo. «Le mappe consentono di essere meno rigidi. Man mano che le informazioni e gli input arrivano alla mente vengono messi sulla carta nella posizione migliore, creando una gerarchia anche per mezzo di dimensione e formato», spiega Patrizia, mostrandoci alcune delle mappe mentali da lei elaborate. Tutte piacevoli da vedere, possono essere schematiche oppure più pittoriche, fino ad arrivare ad essere delle piccole opere d’arte, grazie anche al ricorso a parole chiave, icone, immagini e colori.
Al di là delle peculiarità di ogni creazione, il Mind mapping prevede una struttura comune a tutte le mappe. Si parte con l’idea che si vuole rappresentare posta al centro dello schema, da cui si irradiano delle linee che rappresentano i temi principali ad essa connessi. Su queste linee, un’immagine o una parola chiave stabilisce un collegamento visivo e logico con il concetto centrale della mappa. Dalle linee principali partono delle ramificazioni, che rappresentano i concetti secondari. Ogni ramificazione può essere ulteriormente indagata fino al livello che si desidera. Questo permette da un lato di liberare idee e pensieri sfruttando le proprie risorse cognitive, dall’altro di identificare e comprendere agevolmente la struttura dell’oggetto che si sta analizzando. Il risultato sarà in ogni caso unico: «Di questa pratica mi piace il fatto che è molto personale. Il tuo tratto è il tuo linguaggio, che con il tempo si intensifica sempre più. E poi il fatto che è immediata. Tutto è rappresentato su una pagina, la sintesi è estrema», commenta con passione Patrizia Pfenninger. Questo è reso possibile dal fatto di servirsi – come detto – di parole chiave e simboli, che hanno la capacità di far ricordare quanto detto o letto, come se aprissero dei cassetti mentali.
Ma il Mind map ha pure un’altra dimensione: «Oltre a quello che hai creato, c’è quello che generi a partire da esso, da solo o con la partecipazione di altri», afferma Patrizia. In questo senso la tecnica aiuta a stimolare la creatività e l’immaginazione e a sviluppare il pensiero critico, individuale e di gruppo, a confrontarsi con gli altri e a creare sinergie in un team. Ecco perché aziende ed organizzazioni l’utilizzano come strumento del problem solving, specialmente centrato sul brainstorming.
La mappatura delle idee è utile per qualsiasi campo dell’esistenza: dal business alla famiglia, dalle questioni sociali a quelle personali. «Io uso questo metodo praticamente sempre. In ambito professionale, tra le altre cose, per prendere appunti durante una conferenza o sviluppare progetti in modo rapido ed intuitivo. È molto pratico anche per organizzare il tempo, dal momento che consente di avere una visione immediata delle priorità e delle gerarchie», spiega Patrizia, una mente creativa in continuo fermento: «nel privato l’ho usato per esempio quando il mio studio si è allagato e ho dovuto fare un trasloco immediato. Emotivamente ero k.o. perché per me si trattava di un posto del cuore e l’Idea mapping è stato il mio aiuto per strutturare in modo veloce e funzionale tutto quello che dovevo fare».
Viene però da chiedersi se non risulti difficile applicare questa tecnica considerando che a partire dalla scuola abbiamo imparato a svolgere in modo lineare e sequenziale il pensiero. «L’Idea mapping è una pratica da cui tutti possono trovare giovamento. Imparare è veloce e semplice, perché fa parte del nostro modo di ragionare; si tratta fondamentalmente di mettere su carta quello che abbiamo in testa, ma va fatto nei modi corretti. Ci sono delle regole di base che vanno tramandate in modo professionale», afferma la giovane creativa, «ecco perché consiglio di fare almeno un incontro, nell’ambito del quale vengono spiegati i fondamenti dell’approccio e, soprattutto, viene data la possibilità di creare una mappa, essendo seguiti, di vederne altre e commentarle».
Patrizia Pfenninger propone incontri con privati, scuole e strutture aziendali, con lo scopo di fornire un tool di lavoro da mettere subito in pratica. «Nelle aziende il mio ruolo è piuttosto quello di moderatrice: si sceglie una problematica e man mano che se ne parla la si espone su carta. Il risultato è bello da vedere e questo colpisce ma un’altra cosa apprezzata è il modo in cui tutti prendono parte al processo». Per quel che riguarda l’ambito scolastico, il Mind mapping può essere di grande aiuto nel caso di alcuni disturbi dell’apprendimento, per esempio la dislessia. In generale si tratta di un eccellente sistema per agevolare lo studio. «Quando uno studente si trova con tante pagine da studiare, cosa fa? In genere una sintesi, che sono comunque parole sulle parole», commenta Patrizia, «con il Mind mapping si tratta invece di capire quanto si ha davanti e poi elaborarlo dandogli una forma personale, e facendolo assicuro che ci si diverte. Quanto ottenuto permette di avere tutto sott’occhio, il che significa poter vedere il collegamento tra le informazioni, senza dover ricorrere a lunghe descrizioni, e poter fare agevolmente un ripasso più volte al giorno».