In Italia dall’inizio dell’anno si sono registrati più di 100 femminicidi, in Svizzera siamo già a 25, 9 quelli tentati (un numero in aumento rispetto al 2020). La maggior parte avvengono in ambito familiare, le donne sono uccise dal compagno o ex-compagno.
Siamo abituati a parlare in questi termini dei femminicidi: statistiche (drammatiche) e tristi articoli di cronaca. La realtà è molto più complessa. Il femminicidio non è la conclusione di una relazione violenta finita drammaticamente. Il femminicidio è l’inizio di una storia, la storia di chi resta. Traumi, dolori e angosce che figli, madri, padri, sorelle, fratelli, zii, nipoti, amiche, amici affrontano quotidianamente e per il resto della loro esistenza. Sono queste le storie che la giornalista e nostra collaboratrice Stefania Prandi racconta nel suo libro Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta (ed. Settenove).
Le interviste alle famiglie delle vittime sono state raccolte dal 2016 al 2019 in tutte le regioni d’Italia dal Nord al Sud. Un lavoro difficile e delicato che si è spesso scontrato come scrive l’autrice con «la diffidenza – a volte accompagnata da disprezzo e rabbia – verso la categoria dei giornalisti». Varrebbe la pena di riferirle tutte le storie raccolte da Stefania Prandi e raccontate senza il voyeurismo e la spettacolarizzazione che ingombrano tanto giornalismo italiano. «La violenza agisce come disgregatore di un tessuto non solo privato ma sociale, lacerando le comunità», scrive Chiara Cretella nella Prefazione e poi: «Voi che leggete queste pagine, soffermatevi ad osservare le conseguenze della violenza. Ricordatevi di ricordarle». Proprio in questa missione di testimonianza e sensibilizzazione molti dei familiari hanno trovato una loro via per sopravvivere al dopo. Testimoni dell’indicibile lo raccontano perché sia di aiuto e di monito.
Sono madri e padri che non si danno pace, figli che convivono con gravi traumi, «orfani speciali» cresciuti da nonni o zii. Tutti hanno subito un’immensa ingiustizia aggravata dal fatto che in Italia lo Stato è latitante nell’aiuto alle vittime. Non solo, molti di loro rivivono con altrettanta sofferenza il momento del processo, una giustizia che non ha curato le ferite ma ne ha aperte di nuove, una cronaca giornalistica che non ha lenito i traumi, ne ha creati di più profondi. Sono preziose e straordinarie le testimonianze che i familiari delle vittime condividono con i lettori, impongono una riflessione e una presa di coscienza di un fenomeno ancora troppo spesso sottovalutato e anche sottostimato: nelle statistiche non sono computate le donne «scomparse» e neanche quelle che muoiono per problemi di salute legati alle violenze subite.
Oltre che un libro da leggere assolutamente Le conseguenze è anche un’esposizione fotografica che sta viaggiando attraverso l’Italia e l’Europa.