La ricercatrice Anne-Linda Camerini

Due minuti per essere real

Social media – BeReal è un social che vuole promuovere l’autenticità: nato dall’idea di due ragazzi francesista avendo un grande successo. Ne parliamo con la ricercatrice Anne-Linda Camerini
/ 27.03.2023
di Alessandra Ostini Sutto

È definito «l’anti-Instagram» ed è un social network che nasce con l’obiettivo di promuovere l’autenticità. Si chiama BeReal e, secondo Apple, è l’app che maggiormente si è distinta lo scorso anno sugli smartphone.

Come evidenziato dal nome, il social mira a catturare momenti in tempo reale, senza programmi di editing, filtri o qualsiasi altro espediente usato per modificare lo scatto originale. E come lo fa? Inviando ai propri iscritti, ogni giorno ad un orario diverso, una notifica, dopo la quale essi hanno due minuti di tempo per scattare una foto e postarla. Il contenuto pubblicato dura un giorno. Un approccio molto diverso rispetto ad altre applicazioni, che puntano a far rimanere il più possibile sulla piattaforma. L’immagine viene scattata contemporaneamente dalla fotocamera anteriore e posteriore, così da non poter mentire sulla location. C’è chi prova a mettersi comunque un po’ in posa, chi opta per coprirsi il viso con la mano, fatto sta che il feed della piattaforma risulta pieno di spaccati di vita vera: persone che mangiano a casa o al bar, studiano o lavorano, si rilassano sul divano, si spostano in auto o in bus.

Un modo insomma, quello proposto da BeReal, per vedere chi sono i propri amici nella quotidianità. Anche perché sul social non esistono influencer e le persone con cui si interagisce sono quelle il cui contatto è registrato nella rubrica. Pure il modo di relazionarsi con gli altri cambia su questa piattaforma. Per esprimere il proprio apprezzamento si usano le «RealMoji», delle emoticon con il proprio volto, e non ci sono i contatori che segnalano il numero di like. Non ci sono nemmeno i follower – superati i 50 amici, si leggerà un generico +50 – andando così a mettere sullo stesso piano tutti gli utenti, senza che qualcuno acquisisca più importanza in base ai numeri del suo profilo. «Le reazioni espresse per mezzo delle emoticon personalizzate non possono essere negative e non è data la possibilità di commentare, prevenendo così conseguenze negative sul benessere degli utenti come nel caso del body shaming o dell’hate speech – spiega Anne-Linda Camerini, docente e ricercatrice presso la Facoltà di scienze biomediche all’Università della Svizzera italiana – se da un lato ciò può essere un’opportunità in quanto è provato dalla ricerca che ricevere complimenti aumenta il proprio benessere, d’altro può generare dello stress dovuto alla caccia a queste reazioni positive, perché anche una non-reazione può essere vissuta male. Da ricerche condotte su Instagram si sa infatti che ci sono utenti che cancellano un post che non ha generato un determinato numero di likes».

«I tuoi amici, davvero» è lo slogan con il quale BeReal vuole opporsi al culto della bellezza e della perfezione imperante sui social network tradizionali. «Piattaforme come Instagram permettono di creare l’ideal me, che è una versione migliore di noi, l’ideale che vorremmo essere (belli, attraenti, interessanti, bravi, felici, ricchi e così via), perché danno il tempo e gli strumenti per scegliere e modificare foto, video e storie che poi vengono postate, le quali non rappresentano però la realtà – continua Camerini – riguardo a questo concetto, vorrei citare un esperimento pubblicato su “nature communications” (www.nature.com). I partecipanti sono stati assegnati a due gruppi. Al primo è stato chiesto di postare per una settimana delle immagini autentiche di sé, al secondo di postare immagini idealizzate; dopo una settimana, i compiti sono stati invertiti. È emerso che postare un ideal me porta a minori livelli di benessere dovuti alla discrepanza percepita tra come una persona è e come si presenta sui social». E qui entra in gioco la proposta alternativa di BeReal, la quale sta suscitando un grande interesse. Negli ultimi mesi l’app, lanciata nel 2020 da due ragazzi francesi, Alexis Barreyat e Kévin Perreau, ha infatti conquistato un gran numero di utenti.

Il desiderio di autenticità di cui BeReal si fa interprete si era già fatto sentire per esempio con alcuni trend che hanno spopolato su Instagram dove, ad esempio, gli stessi influencer interrompono la loro narrazione per mostrarsi come sono, svelando i filtri applicati, oppure postano immagini in cui esibiscono le proprie imperfezioni. Il «social media delle foto vere» ha quindi intercettato questi fenomeni, modificando il modo di produrre contenuti e di concepire le immagini. Non più ritratti patinati, ma fotografie quanto più realistiche possibile. Una tendenza che interessa soprattutto la Generazione Z, che abbandona gradualmente social come Instagram e Facebook, incentrati sulla self-promotion, per app come TikTok, che permette di condividere brevi video, spesso ironici e divertenti, ClubHouse, che punta sulla voce e le chat vocali per condividere interessi e passioni e confrontarsi, Poparazzi, dove le uniche foto postate sono quelle scattate dagli amici nei paraggi e, appunto, BeReal.

«BeReal offre una nuova forma di presentarsi e, in questo modo, interagire (perché solo chi posta può vedere le foto degli altri) ma secondo me è presto per dire se i social stanno cambiando o se si tratta di una moda passeggera», commenta la docente e ricercatrice.

Un altro elemento sul quale è difficile fare previsioni è se l’indiscusso successo che sta vivendo BeReal continuerà. «Il suo stesso funzionamento fa sì che sul social si vedano persone appena sveglie che si lavano i denti o che stendono il bucato. Mi chiedo però qual è lo scopo di vedere queste foto – commenta Anne-Linda Camerini – il web include diverse testimonianze di persone che sono rimaste deluse quando la notifica arrivava in momenti così inconvenienti e noiosi, in cui erano inoltre poco presentabili. È vero che è possibile postare la foto oltre i 2 minuti, ma questo viene segnalato nel post, come un tag del tipo “Vergognati!”… BeReal ci mette quindi alla prova». Inoltre, per chi è abituato a postare foto in cui, grazie a filtri e ritocchi, risulta meglio di quanto è nella realtà non dev’essere nemmeno facile mostrarsi al naturale nella propria quotidianità. «In effetti, ci sono psicologi preoccupati perché notano nei giovani utenti di BeReal sintomi di ansia e stress dovuti al fatto di dover essere sempre belli e perfetti e di trovarsi in situazioni appaganti perché la notifica può arrivare in ogni momento – continua Camerini, la cui ricerca si focalizza sul benessere nei giovani, con particolare interesse nel ruolo dei media digitali – è quindi importante continuare a osservare lo sviluppo dell’utilizzo di questa piattaforma con occhio critico e non lodarla prematuramente come soluzione ai problemi creati da altri e noti social».

Mantenendo lo sguardo rivolto al futuro va infine detto che ora il social è esclusivamente finanziato da investimenti. «A un certo punto dovrà monetizzare e questo dipende dal numero di utenti. È quindi probabile che BeReal cambi nel tempo, inserendo nuove funzionalità per aumentare il numero di utenti. E qui bisognerà vedere quanto la piattaforma rimarrà fedele al suo obiettivo di essere diversa dai social tradizionali», conclude la docente dell’USI.