Covid-19 frena l’allattamento al seno?

Medicina - OMS: la paura del contagio non deve separare i bambini dal latte materno
/ 20.07.2020
di Maria Grazia Buletti

«La paura del Covid-19 sta eclissando i progressi per migliorare la diffusione dell’allattamento al seno», «La paura del contagio separa i bambini dal latte materno»: a lanciare l’allarme è un nuovo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dell’Unicef e dell’International Baby Food Action Network (Ibfan), secondo cui la pandemia sta mettendo in secondo piano l’importanza e i benefici dell’allattamento al seno. 

«In troppi paesi madri e bambini vengono separati alla nascita, rendendo l’allattamento al seno e il contatto pelle a pelle difficili, se non impossibili, tutto sulla base di nessuna prova» afferma Patti Rundall del Consiglio globale dell’Ibfan a cui fa eco il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus che esorta non solo a non temere l’allattamento al seno, ma invita pure le madri con il Coronavirus ad allattare: «Madri con sospetto Coronavirus o positive devono allattare i loro bambini e non esserne separate, a meno che non si sentano troppo male».

Alla Clinica Sant’Anna di Sorengo abbiamo incontrato la levatrice Veronica Birtolo per capire la percezione, i timori e le domande sull’allattamento delle future e neomamme sul territorio, cominciando dalla modalità con cui è stata gestita l’emergenza Covid-19: «Per quanto attiene alle informazioni sull’allattamento nel periodo precedente il parto, abbiamo osservato che certamente le donne esprimevano maggiore necessità di approfondire argomenti che, magari, fuori dal periodo pandemico non avrebbero suscitato preoccupazioni o timori così importanti. Da parte nostra, quando abbiamo la possibilità di incontrarle prima del parto e del travaglio (ad esempio durante la visita della sala parto), dedichiamo loro più tempo per placare i timori e le eventuali paure». 

Naturalmente prima della nascita è il ginecologo il punto di riferimento molto importante, anche se la levatrice spiega che il sistema ormonale della futura mamma è programmato in modo da «andare step by step» e l’allattamento viene normalmente affrontato dopo la nascita: «È sempre quella arte che “arriva dopo”, e possiamo affermare che, ad oggi, sull’allattamento non sono emerse paure così grandi per rapporto al Coronavirus».

La nostra interlocutrice ricorda che sia Unicef sia Oms riconoscono gli studi tutt’ora in corso e invitano ad allattare perché è emerso che il rischio è davvero minimo. «Potrebbe per contro destare un po’ di preoccupazione il rischio di trasmissione per via aerea, dunque dato dalla vicinanza durante l’allattamento tra neonato e mamma, qualora quest’ultima fosse infetta: più del latte, è la modalità di contagio che vale per tutti», spiega Veronica che non ha avuto a che fare direttamente con madri Covid positive perché queste sono eventualmente confluite nel centro di riferimento dedicato. «Comunque, avremmo dovuto far tenere loro la mascherina durante la poppata (e preferibilmente sempre), un’igiene approfondita delle mani, evitando eccessivi contatti di baci e abbracci col piccolo: alquanto spiacevole ma necessario».

Il pediatra infettivologo Alessandro Diana di Ginevra conferma, dati alla mano, quanto la levatrice ticinese ha sino ad ora affermato: «Sebbene vi siano evidenze che il virus si possa trovare anche nel latte materno, i dati sono piuttosto “marginali” e il rischio di contagio è presente preferibilmente per via respiratoria-contatto». Qualche dato a suffragio di quanto egli afferma: «17 articoli messi assieme riportano 115 mamme infettate da Covid-19. 13 bambini Covid positivi (4 allattati, 5 con formula, 2 misti e 2 non si sa). La ricerca della presenza SARS-CoV2 nel latte materno su 20 mamme ha dato i seguenti risultati: 18 negative, 2 positive. 7 di queste mamme avevano neonati con Covid-19».

Più dell’interpretazione scientifica di questi numeri, il dottor Diana ci fornisce una chiave di lettura confortante: «È difficile stabilire se la via di trasmissione sia stata il latte materno, il semplice contatto a pelle o per via respiratoria; importante è poter dire che i neonati ammalati sono davvero pochissimi e il decorso è in genere favorevole».

La pediatra Patrizia Tessiatore di Lamone conferma l’efficacia dell’informazione delle future e neomamme da loro ricevuta al momento del parto: «Le neomamme ticinesi che si sono rivolte a me sino ad oggi erano già state informate in merito alla questione Covid-19 e allattamento. Questo grazie sia alle informazioni ricevute in ospedale o in clinica prima della dimissione, sia al lavoro delle levatrici e consulenti a domicilio che operano capillarmente e in modo molto efficace sul territorio». La pediatra incontra solitamente neonato e famiglia nel primo mese di vita, quando è importante rinforzare le informazioni ricevute e confermarle attraverso i dati scientifici di volta in volta disponibili: «Così proseguiamo nell’accompagnamento dei genitori per quanto attiene alla scelta di allattamento; e così facendo nessuno ha mai deciso di interrompere l’allattamento per questo».

Fino ad ora non è ancora mai successo alla nostra interlocutrice di ricevere neonati con mamme Covid positive: «Immagino che se avvenisse sarebbe importante sostenere la madre, il neonato e in generale il nucleo famigliare attraverso una solida “rete” di professionisti in costante comunicazione e collaborazione: ginecologo, neonatologo, levatrice, fino al pediatra di riferimento». L’obiettivo è quello di permettere alla madre che lo desideri, e le cui condizioni di salute lo consentano, di poter allattare al seno: «Nel rispetto delle misure di igiene note e garantendo così al neonato tutti i benefici derivanti dal latte materno». 

Dall’altra parte della Svizzera, a Ginevra, il dottor Alessandro Diana è sulla stessa lunghezza d’onda: «Le mamme che desiderano allattare chiedono se lo possono fare, e devo dire che appena consigliamo loro l’allattamento, alla luce dei dati attuali e delle raccomandazioni dell’Oms, non hanno alcuna esitazione: nella decina di famiglie che ho visto alla visita del primo e secondo mese tutte le mamme hanno deciso di allattare». 

Infine, la levatrice Veronica Birtolo ricorda i benefici del latte materno e come l’allattamento favorisca la profonda relazione fra madre e neonato in quel momento di intimità: «Anche in una condizione come questa, soprattutto il primo latte è ricchissimo di anticorpi e sostanze protettive per il neonato, quindi anche laddove la mamma fosse infetta, può continuare ad allattarlo con le dovute precauzioni. Inoltre, allattare è sempre un modo di esprimere un antico concetto di femminilità, oltre che una modalità molto istintiva di relazione con il proprio bambino, che dà una chiave immediata nella comprensione reciproca, facilitando la relazione col nascituro».