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Affrontare l’adolescenza di un figlio

/ 09/06/2025
Silvia Vegetti Finzi

Cara dottoressa,
la conosco perché è stata la docente di mia sorella, quando frequentava Psicologia all’Università di Pavia e spero proprio che lei ci possa aiutare. Glielo chiediamo in quattro: io sono la nonna, mia figlia minore è la mamma di Michelangelo (detto Miki), poi ci sono il padre e la zia Margherita che non ha figli.
Finora mio nipote ci aveva dato grandi soddisfazioni. Era un neonato bellissimo, più grande e più sveglio degli altri. A un anno vestiva già con i Jeans e una camicia a quadri. È stato precoce in tutto e bravissimo a scuola. Me ne sono sempre occupata io perché i genitori lavorano e, dato che sono maestra, l’ho sempre seguito con discrezione, senza prevaricare il ruolo degli insegnanti. Ora Miki ha compiuto 12 anni e non lo riconosciamo più. Ci tratta come estranei, non risponde alle nostre domande o lo fa con sgarbo. Qualche giorno fa si è rivoltato contro il padre come non aveva mai fatto. Ora siamo preoccupati, spaventati e pertanto le chiedo: «dove abbiamo sbagliato?» Non gli abbiamo mai fatto mancare cure e affetto. Eppure questo è l’esito. Ci può aiutare? Con gratitudine e stima.
/ Enrica

Cara Enrica,
a questo punto della vita non è importante chiedersi «dove abbiamo sbagliato?». Errori ne facciamo tutti ed è giusto riconsiderare i nostri comportamenti senza soffermarsi troppo sul passato.

Miki sta affrontando l’adolescenza e la sua dimensione è il futuro. Finora è cresciuto come un pulcino nell’uovo ma sta rompendo il guscio per camminare con le sue gambe, per volare con le sue ali. È un compito imposto dalla specie e gli adolescenti devono realizzarlo senza indugio. Restano altrimenti eterni bambini, figli per sempre, senza diventare adulti, senza sottrarsi alle aspettative altrui.

L’aggressività di suo nipote si rivolge contro i familiari perché sente il suo slancio vitale frenato dalle vostre preoccupazioni, dalle vostre paure. Certamente lo fate per amore ma anche l’amore deve cambiare atteggiamento col progredire dell’età evolutiva dei ragazzi. Se confronta, cara Enrica, i suoi dodici anni con quelli di suo nipote resterà sconcertata. Noi eravamo ancora bambini, ora sono adolescenti. I tempi sono cambiati e la crescita ha messo l’acceleratore. Il cervello tuttavia non è progredito con la stessa velocità. Soprattutto le aree cerebrali che governano le emozioni sono ancora immature. Si tratta pertanto di aiutarli a crescere, di allentare progressivamente la presa per favorire il distacco rimanendo attenti alle loro fragilità, disponibili alle loro richieste di aiuto. Trovare la giusta distanza non è facile perché si tratta di un’età incerta che procede tra avanzare e regredire, tra prove ed errori. L’importante è che ragazzi e ragazze si sentano compresi, che considerino i genitori non avversari ma alleati. In questa fase l’impegno del padre o di chi lo rappresenta è fondamentale. Spetta a lui favorire l’indipendenza dei figli, assumere la responsabilità del distacco contrastando l’adesività dell’amore materno. Senza rischi non si cresce.

Gli adolescenti hanno bisogno di figure paterne che li aiutino a definire chi sono, che cosa desiderino, da dove vengano e dove vadano. Quale società troveranno oltre la soglia di casa. Mentre la madre rimane disponibile all’ascolto e al dialogo, il padre dice piuttosto «facciamo delle cose insieme: condividiamo valori, passioni, interessi». Non si tratta di una imposizione ma di una proposta che i figli possono accettare o rifiutare senza per questo sentirsi in colpa.

L’adolescenza di un figlio o di una figlia è una prova che coinvolge tutta la famiglia e spesso spaventa. Ci giunge però in aiuto il maggior pedagogista italiano, Daniele Novara, con il suo ultimo libro Mollami!: educare i figli adolescenti a trovare la giusta distanza per farli crescere. Il testo offre, con attenzione all’attualità, stile diretto e parole familiari, approfondimenti e suggerimenti lasciando tuttavia ai ragazzi la prima e l’ultima parola. Può essere un’occasione per i genitori di riflettere con altri genitori superando la convinzione che i nostri problemi siano soltanto nostri. Il ciclo della vita prevede tappe comuni a tutti e la condivisione apporta sempre comprensione e rassicurazione.