A novembre parte il cantiere della villa dell’attore. Il fabbro Vasile già lavora per l’architetto al cantiere di un palazzo governativo, e non può farcela, ma neanche rifiutare la proposta. Una commessa importante: due pergole, una ventina di vasi per il giardino, la scala a chiocciola. Telefona in Romania e chiede alla madre di mandargli un fabbro: il lavoro è ben pagato. Ma al paese tutti gli uomini sono emigrati. Poi gli raccomandano Radu, di un villaggio fra i monti della Transilvania. Vent’anni, figlio e nipote di fabbri. Tipo tranquillo, lento di mente ma con le mani d’oro. Ha la ragazza, sogna di guadagnare abbastanza per la festa di nozze.
La villa è annidata in un angolo verde della città. Ma a Radu Roma non piace. Troppo caos. Vasile vive come un italiano e maneggia pacchi di soldi in contanti: deve comprare i materiali dai fornitori e il ferro costa caro. Radu sbalordisce. L’architetto gli mostra il disegno per la scala a chiocciola di ventuno gradini per la villa dell’attore. Vetro e ferro, poi da zincare. Radu se lo rimira, incantato: anche a casa sua un giorno ci sarà una scala così. Vasile ride. Sì, se sarà bravo, gli passerà altro lavoro. Potrà venire in Italia due mesi all’anno, e per il resto vivere al villaggio suo. Qui in Italia il fabbro è un re. Non se ne trovano. Gli italiani non sanno più usare le mani.
Vasile cade mentre monta la cancellata del palazzo e si frattura le vertebre. Lo riparano, però dovrà stare sei mesi fermo. Decide di curarsi in Romania. Ma non vuole rinunciare alla villa. Si fida di Radu. Il ragazzo può farla da solo, la scala. Gli lascia ventimila euro per comprare il ferro e se ne torna a Petrila.
Il giorno della consegna della scala sono passati tre mesi e Radu conosce l’italiano abbastanza per dire all’architetto – che gli telefona tutti i giorni ma non è ancora venuto mai a vedere la scala – che il camion è uscito dal laboratorio e sta arrivando. Ci vorrà un’oretta. Dopo due ore, farfugliando, spiega di essere bloccato nel traffico. Poi, preso dal panico, butta il cellulare nell’Aniene.
Dopo l’estate, Radu si ritrova dentro il laboratorio l’architetto e un uomo sulla quarantina, alto, magro, con gli occhiali da sole. È l’attore, Radu lo ha visto alla TV. Vasile deve avergli dato l’indirizzo. Altrimenti non lo avrebbe mai trovato. Il laboratorio è nascosto in una stradina di Santa Palomba. Periferia estrema della metropoli, un dedalo insensato di edifici. L’enorme hangar è vuoto. La scala non c’è.
Radu non cerca scuse. La scala non l’ha costruita perché non c’era il ferro. E il ferro non c’è perché mancano i soldi per comprarlo. Se vogliono la loro bella scala, devono dargli altri ventimila euro. Ma sarà perfetta. Lo giura.
Sconvolto, terreo, l’architetto impreca, inveisce, minaccia. Radu dice serafico che lui tanti soldi non li aveva mai visti. Ha perso la testa. Ha preso in leasing una Ferrari, si è rifatto il guardaroba in un negozio di via Condotti, insomma, ha vissuto una vita da divo della TV. Si è divertito. Poi si è pentito, perché non è un ladro e vuole solo lavorare il ferro. L’attore può fargli causa. Ma non li riavrà, i suoi ventimila euro, perché Radu è povero come un osso. Non possiede niente, e gli attrezzi della sua officina in Romania valgono meno delle scarpe dell’attore. Può mandarlo in prigione, forse, ma non avrà la sua scala.
L’attore si accascia sul prototipo dei vasi del suo futuro giardino. Non è poi così famoso, né ricco come Radu crede. Per la villa, si è speso tutti i risparmi. L’architetto, la ditta, i venditori lo hanno spolpato. Gli viene da piangere. Pure a Radu viene da piangere, e si ritrovano in due, coi lacrimoni, nel laboratorio di Santa Palomba, davanti alla scala perduta.
Così alla fine l’attore trova i ventimila euro, Radu compra il ferro e fabbrica la scala. La monta e la consegna con solo un anno di ritardo. Ha un successo tale che finisce su una rivista di moda. Vasile si dice disposto a perdonarlo, anzi lo prende come socio. Radu ripaga il debito, poi sposa la sua ragazza. Adesso ha una casa, nel villaggio sperduto della Transilvania. Nessuno l’ha fotografata, ma pure lì c’è una scala di vetro e ferro zincato. Uguale a quella della villa dell’attore. Però è sua. Radu è tuttora il fabbro più richiesto di Roma.