La bandiera ucraina, con le sue bande gialloblù, è stata onnipresente all’Eurovision Song Contest 2022 (ESC) che si è svolto tempo fa a Torino: issata, soprattutto, dai membri della Kalush Orchestra, il gruppo ucraino che si è aggiudicato con grande distacco la 66esima edizione del concorso musicale paneuropeo. Non particolarmente apprezzati dalle giurie tecniche, i musicisti ucraini hanno sbaragliato la concorrenza grazie al televoto del pubblico, che si è unito in solidarietà al popolo attaccato da quella stessa Russia che è stata prima sospesa e poi si è ritirata dall’Eurovision. Sembra che solo la musica e il calcio alimentino ancora l’idea di Europa; il resto del nostro immaginario si distrae altrove.
L’aspetto più singolare è che ESC è organizzato dall’Ebu. Ma cos’è l’Ebu? L’European Broadcasting Union è un’organizzazione internazionale che associa diversi operatori pubblici e privati del settore della teleradiodiffusione su scala nazionale e che gestisce i canali dell’Eurovisione e dell’Euroradio. In passato organizzava anche «Giochi senza frontiere» (La Svizzera ha partecipato a ESC per la prima volta nel 1956. Da allora ha vinto due edizioni: nel 1956 con Lys Assia e nel 1988 con la canadese Céline Dion. Quanto a GSF, la Svizzera, in gran parte rappresentata da squadre della Svizzera italiana con la presentazione di Mascia Cantoni, ha partecipato dal 1967 al 1982 e dal 1992 alla conclusione della trasmissione nel 1999).
Mi sono sempre chiesto: ma le televisioni europee potevano fare qualcosa di più per l’idea di Europa, per i suoi ideali, per abbattere le frontiere dello spirito prima ancora di quelle reali? L’Ebu è nata con l’intenzione di offrire ai suoi membri un ampio scambio di programmi radiofonici e televisivi, produzione di progetti comuni, accesso preferenziale a trasmissioni, programmi culturali, festival internazionali e concorsi per membri dell’Unione. Questo sulla carta; di fatto, l’unica produzione in comune è appunto ESC.
In un celebre intervento radiofonico il poeta T.S. Eliot (1946) sosteneva che occorrono due condizioni per la fioritura di una cultura europea: «Che la cultura di ogni paese sia unica, e che le diverse culture riconoscano la reciproca relazione» e che venga coltivato «un organismo spirituale»: «Se quest’ultimo muore, quel che organizzerete non sarà l’Europa, ma unicamente una massa di esseri umani che parla diverse lingue… In breve, non avranno più nulla da dirsi in poesia». Dirsi qualcosa in poesia mi sembra la più straordinaria definizione di cultura. La musica leggera è la nuova forma di poesia?
ESC è l’evento non sportivo più seguito al mondo. Sono un po’ stupito del clamore che da un po’ di tempo si sta creando attorno alla manifestazione. Lo smarrimento nasce dal fatto che per anni l’Eurofestival (un tempo si chiamava così) è stato considerato alla stregua di «Giochi senza frontiere»: per creare un immaginario europeo condiviso, Ebu si affidava a giochi da spiaggia e al kitsch in fatto di musica. Un fenomeno simile al successo dei cantanti italiani all’Est. Poi è successo qualcosa che ha ribaltato le carte in tavola, come al Festival di Sanremo (di cui una volta bisognava parlare male), tanto che un fine osservatore della pop culture come Claudio Giunta ha registrato questo balzo: «Ed ecco che l’ESC diventa una cosa seria, prestigiosa, una bella passerella, un bel trampolino». Cos’è successo? Il medio cattivo gusto è diventato il gusto dominante? La musica leggera è il gioioso esperanto che ci unisce, l’unico soft power che l’Europa riesce a esportare?
Come ha scritto Fabio Cleto, recensendo il libro di Dean Vuletic, Eurovision Song Contest. Una storia europea (minimun fax): «Il fallimento estetico che ha accompagnato la reputazione di Eurovision è chiave del suo destino. Il regime del cattivo gusto (...) è però una chiave al contempo decisiva e inadeguata. Non solo perché, al netto dei giudizi di merito, la sfida di scrittura e organizzativa è straordinaria: in tempi strettissimi, una folla di ospiti con scenografie diversissime e al limite del concepibile. Più semplicemente perché l’inguardabile, dopo il disconoscimento paterno, viene guardato. Da molti… Ecco il trash, se si vuole, a fornire l’occasione per un divertimento campanilistico, lo scherno per i vestiti pattoni e le cene sgangherate del vicino di casa». I giovani sono uniti dal medio cattivo gusto?