Dal portamonete al telefonino

/ 10.10.2022
di Angelo Rossi

Ogni due o tre anni devo comperare un nuovo portamonete. E ogni volta che devo effettuare questo acquisto prendo rabbia perché non riesco a trovare il portamonete che vada bene per me. Come vedo il problema io, i portamonete che vengono venduti in tutto il mondo (dal coloratissimo mercato dell’artigianato di Otavalo, nel nord dell’Ecuador, agli enormi centri commerciali di Shanghai, per non parlare dei negozi di casa nostra) dovrebbero essere almeno tre millimetri più larghi. Il problema, come il lettore avrà già capito, me lo pongono le carte di credito e di debito, nonché quelle di fedeltà dei diversi commerci, la cui dimensione standard è uno o un millimetro e mezzo più grande di quella che consentono quasi tutti i portamonete. Mia nipote mi dice che dovrei aggiornarmi e lasciar perdere il portamonete per prendere un portacarte come si deve. Io sono ancora indeciso. Ho già però capito che i possessori di portamonete sono una categoria di persone oramai destinata a scomparire. E questo mi riempie di malinconia. E ora me lo confermano le inchieste degli specialisti.

Ovviamente queste persone non si occupano del mio problema con la larghezza del portamonete, ma di quello a sapere quanto tempo ancora sopravviverà, in Svizzera, il pagamento in contanti. Prima constatazione: stando ai risultati di due recenti inchieste, condotte una da Moneyland e l’altra da due istituti universitari, le carte di credito e di debito sono diventate in Svizzera i due strumenti di pagamento più importanti. Sembra inoltre che la pandemia di Coronavirus abbia fatto diminuire in modo significativo la quota di persone che pagano in contanti. È possibile che questa diminuzione sia determinata dal fatto che oggi, alla cassa della Migros, protetta oramai da una parete di plastica, allungare un biglietto da venti o da cinquanta alla cassiera diventa un’operazione da contorsionista. Ma molto più probabilmente la ragione della rapida diminuzione del pagamento in contanti è data dall’incessante aumento delle vendite degli on-line shop. Come corollario della prima si può fare una seconda constatazione: il pagamento in contanti diventa sempre meno importante. Nel corso degli ultimi tre decenni la cifra d’affari realizzata in contanti è diminuita, in Svizzera, annualmente dell’1,8%. Oggi solo il 30% delle transazioni viene pagato in contanti. Se estrapoliamo questa tendenza ci accorgiamo che il pagamento in contanti potrebbe sparire tra circa venti anni. Sarà allora stato praticato per qualche cosa come due secoli. C’è già chi si chiede come i nostri nipoti fisseranno la paghetta dei loro figli, visto che non ci sarà più denaro circolante.

Terza constatazione: la tendenza che si fa largo oggi è quella di pagare con il «mobile», ossia con il tablet o col telefonino. A proposito di questo modo di pagare bisogna distinguere tra il pagamento con il mobile in senso stretto e quello in senso largo. Il pagamento in senso stretto è quello che viene fatto utilizzando la App Twint. La definizione più ampia include invece anche i pagamenti con Google Pay, Apple Pay, Samsung Pay o anche con FFS Mobile. Qui siamo nel campo dell’innovazione pura ed è quindi molto probabile che nei prossimi anni potremo registrarvi importanti trasformazioni. Stando all’inchiesta di Moneyland, con Twint si pagano oggi, in Svizzera, il 9% delle transazioni. Se includiamo nella definizione di pagamento con mobile anche le altre App arriviamo al 16,6%. Sempre stando ai risultati dell’inchiesta di Moneyland, Twint sarebbe, attualmente, la App vincente nella concorrenza per il pagamento con tablet o telefonino.

Del campione di 1500 persone interrogate un incredibile 56% avrebbero dichiarato di non voler più fare a meno di questa possibilità di pagamento. Sembrerebbe quindi che, come nel caso degli iceberg, anche per il pagamento con il telefonino, la parte nascosta (degli interessati) sia molto più ampia di quella che si può vedere. Certo si può essere scettici, ma le trasformazioni in materia di modi di pagamento sono oramai in marcia e determineranno cambiamenti importanti nel nostro modo di vivere. Pensate: in futuro i nonni non saranno più in grado di raccontare storie di corsari o altri scopritori di marmitte piene di zecchini o ducati d’oro. E il termine tesoro non si applicherà più a quantità di contante, più o meno importanti, ma solamente alle persone più care. Paperon de Paperoni ci resterà di sicuro male.