Ho visto un re

Eventi - Dal 24 novembre al 16 dicembre Expo Dubai ospita il campionato mondiale di scacchi
/ 13.12.2021
di Claudio Visentin

Il gioco del re, il re dei giochi. Così sono spesso definiti gli scacchi. E ora a Dubai si sceglie il più forte giocatore del mondo, con milioni di appassionati collegati in rete per seguire la sfida in diretta. Serviranno quattordici partite con un lungo tempo di riflessione (due ore per quaranta mosse); il montepremi ammonta a due milioni di euro (60 per cento al vincitore).

Cominciamo dai contendenti. Il norvegese Magnus Carlsen (nella foto) è il campione del mondo in carica dal 2013. Nato nel 1990, è stato un ragazzo prodigio. A tredici anni diventa grande maestro (il titolo più importante negli scacchi), a diciannove è già il numero uno. Lo sfidante e coetaneo Ian Nepomniachtchi (detto Nepo per aggirare il cognome impronunciabile) non è comunque da meno, dato che ha imparato il gioco prima dei cinque anni e nel 2002 è diventato Campione del mondo Under 12 superando proprio Carlsen.

Prima osservazione: da qualche anno i campioni di scacchi sono sempre più giovani. Infatti nonostante l’apparente immobilità i calcoli assorbono molte energie: un campione può visualizzare una possibile posizione dopo molte mosse anche senza muovere fisicamente i pezzi sulla scacchiera.

Nepo è russo, ma questa è ormai quasi soltanto un’eredità del passato. Dopo la Seconda guerra mondiale infatti l’Unione sovietica puntò moltissimo sugli scacchi, anche a fini di propaganda. Per decenni tutti i campioni del mondo furono sovietici e anche per questo fece tanto scalpore la vittoria del giovane americano Bobby Fischer su Boris Spassky nel 1972 (non a caso è ricordato come il Match del secolo): «Nel 1972 a Reykjavík l’americano aveva battuto il campione russo con un sonoro 12,5-8,5, sancendo un rovesciamento dello strapotere sovietico che durava, con una insignificante pausa, dal 1927 e da sei campioni del mondo degli scacchi, sei geni, uno dopo l’altro: Alekhine, Botvinnik, Smyslov, Tal’, Petrosjan, Spasskij» così ne parla il recente libro di Ivano Porpora, Un re non muore (v. recensione di Manuela Mazzi).

In realtà anche dopo la vittoria di Fischer, seguita poco dopo dal suo ritiro dalle competizioni, l’URSS ha continuato a dominare la scena con straordinari campioni quali Anatolij Karpov e Garri Kasparov. L’ultima generazione di talenti tuttavia viene da Paesi diversi: oltre a Carlsen e Nepo, troviamo l’americano Hikaru Nakamura (nato nel 1987), il filippino Wesley So (1993), l’olandese Anish Giri (1994) eccetera. Tra questi, l’italo-americano Fabiano Caruana (1992), l’ultimo sfidante di Carlsen, che ha vissuto a Lugano dal 2010 al 2013, sia pure senza nessuna apparizione pubblica.

Ma l’astro nascente è senza dubbio l’iraniano (ora cittadino francese) Alireza Firouzja (2003); pochi giorni fa dopo una serie di straordinarie vittorie è salito sino al secondo posto nella classifica mondiale e molti vedono in lui il futuro campione del mondo. Negli ultimi anni poi soprattutto Cina e India stanno crescendo una generazione di giovanissimi talenti; anche nel caso degli scacchi insomma il futuro sarà probabilmente asiatico.

Poi ci sono i computer naturalmente. Da quando Deep Blue (IBM) sconfisse il campione del mondo Garri Kasparov in una celebre partita giocata il 10 febbraio 1996, fu chiaro a tutti che l’era delle macchine era cominciata. Oggi i programmi più forti possono battere facilmente qualunque grande maestro grazie ai loro algoritmi e a una spaventosa velocità di calcolo. Per esempio AlphaZero, il campione del mondo tra i computer, ha imparato giocando contro sé stesso infinite partite, riscoprendo le strategie faticosamente elaborate nei secoli dagli umani e aggiungendovi nuove idee. In realtà, proprio per l’evidente disparità di forze, il computer non è considerato un avversario dai giocatori quanto piuttosto un assistente. Carlsen e Nepo ne fanno larghissimo uso nel preparare le loro partite.

Chi vincerà la grande sfida? Dopo una lunga serie di pareggi, Carlsen ha vinto due partite e sembra avviato a una tranquilla riconferma del suo titolo. Nepo per parte sua ha già sconfitto Carlsen quattro volte in passato (a fronte di una sola sconfitta e sei pareggi) e quindi conosce bene i punti deboli del suo avversario. Ma un campionato del mondo non è solo questione di forza pura, quanto piuttosto di equilibrio, maturità, astuzia, opportunismo, elasticità, capacità di recuperare dopo una sconfitta, sapendo oltretutto che il giorno dopo ci si troverà davanti lo stesso avversario. Solo la fortuna non ha nessuno spazio in questo mondo interamente dominato dalla logica.