Delpho, il cavaliere che doma le onde

Adrenalina - Dall’avventurosa attraversata dello Stretto di Messina alla fuga da Alcatraz nuotando a delfino, alla scoperta dei progetti più audaci di Alessandro Veletta
/ 12.12.2022
di Moreno Invernizzi

Un po’ come Clark Kent, che dopo aver smesso gli abiti civili si trasformava in Superman, anche Alessandro Veletta quando indossa la sua… divisa da battaglia (spesse volte un semplice costume da bagno) si trasforma in un’entità tutta diversa: il Cavaliere Delpho.

«Il Cavaliere Delpho è colui che tutto può, anzi è colui che non lascia nulla di intentato, fino alla fine (Usque ad finem), come recita il suo motto», tiene a precisare il 43enne di Tenero. Che, di imprese, ne ha già collezionate diverse. «Il mantra del Cavaliere Delpho è quello di provarci sempre e comunque: se hai un sogno, uscire dalla comfort zone e provare a realizzarlo è un tuo diritto, ma anche un dovere. Qui e ora, non domani o dopodomani. Vivere con i rimpianti non è vivere…».

Così, quasi a ridosso dei quarant’anni, eccolo salire la scalinata mozzafiato del Ritom, per la Stairways to Heaven, la gara di Vertical più ripida d’Europa. «Un’impresa nell’impresa visto che la mia stazza non era certo l’ideale per simili gare: ma ci sono riuscito». E non una volta. Perché, poi, quei 4261 gradini con dislivello 790 m (in soli 1,9 km di arrampicata da brivido) li ha scalati altre due, tre e quattro volte. «La scorsa edizione, la mia quinta, ho pure stabilito il primato personale: un’ora 4’ e 36”».

Il Cavaliere Delpho, però non è solo questo. È un vulcano di idee. E un vulcano, vero e proprio, l’ha visto da vicino a ottobre dell’anno scorso, l’Etna, quando ha indossato la sua divisa da battaglia prediletta (il costume da bagno) per tentare un’altra impresa: attraversare lo Stretto di Messina. E non nuotando a stile libero, cosa peraltro già realizzata da diversi altri prima di lui. No, Alessandro ha scelto di provarci nuotando a delfino. Ma prima di scoprire com’è andata l’ultima sfida saliamo uno a uno i… gradini della scala, stavolta metaforica, che l’hanno portato nel Mediterraneo.

«Fin da piccolo, adoravo stare nell’acqua. Poi, appunto, sono iniziate le sfide personali. Per dimostrare, a me stesso prima di tutto, di essere in grado di alzare di volta in volta l’asticella. Ho imparato tutto praticamente da autodidatta. Così, un’abbondante dozzina d’anni fa mi sono appassionato alle lunghe distanze: la 14 km del lago d’Orta, il gran fondo del Naviglio (che dapprima era una 18 km, poi diventata 21 e infine 24 km). Ho fatto anche il gran fondo sul Po, da Cremona a Castel Maggiore. Col favore delle correnti, di per sé è stata come una nuotata di soli 22-23 km, ma sulla carta restano pur sempre 52 km: una bella soddisfazione!».

L’elenco delle sue imprese degne di nota non si esaurisce certo qui. Tra quelle che non si possono non citare c’è la sfida delle 24 ore consecutive di nuoto, fatta a scopo benefico per la raccolta fondi Ogni centesimo conta. Storia del 2018: 47 i km nuotati nella vasca da 25 m del Lido di Locarno.

Dopo aver macinato chilometri e chilometri a stile libero, il Cavaliere Delpho si converte al delfino, indubbiamente lo stile più faticoso del nuoto. «Quando partecipavo alle gare di gran fondo, le ultime bracciate ero solito farle a delfino. Mi piaceva… Così, un po’ per scherzo e un po’ per sfida, ho iniziato ad allenarmi in questo stile. Sotto l’occhio attento di Igor Nastic, il preparatore, ho coperto il mio primo chilometro, aggiungendone di volta in volta uno in più. Finché mi sono trovato a percorrere le grandi distanze anche in questa disciplina, cominciando col giro dell’isola di Gallinara: sono stato il primo a completare i 6 km a delfino».

Tutto fatto però, prima che con la forza delle braccia, con la testa: «È uno stile che sollecita parecchio la cuffia rotatoria delle spalle. A lungo andare rischia di creare problemi. Per questo, specie sulle lunghe distanze, occorre una specifica preparazione fisica. Cosa che ho fatto seguendo una dieta ketogenica, facendo CrossFit e andando regolarmente in palestra». Non sono mancate, ovviamente, le attenzioni degli specialisti del delfino, a cominciare da Noè Ponti, che si sono fatti opinioni ben precise in merito alle sue performance: «Mi è ovviamente già capitato di scambiare qualche parola con Noè. Tanto lui quanto gli altri mi dicono che sono pazzo a fare distanze simili; loro non le farebbero mai…».

Il campo-base per la conquista dello Stretto di Messina, Alessandro Veletta l’ha piazzato a Salò, sul Lago di Garda, «dove, in previsione della traversata dello Stretto, mi sono scaldato nuotando per 5 km in due ore e spiccioli».

Le prove generali le ha poi fatte alla traversata del Ceresio, da Caprino a Lugano. Andata e ritorno però: «Sono arrivato a Caprino un paio di minuti prima che prendesse il via la gara vera e propria, così il ritorno l’ho fatto in compagnia degli altri, sempre a delfino, lasciandomene alle spalle una buona quarantina prima di toccare riva!».

E da ultimo, Messina… «Inizio subito col dire che non è andata come previsto, nel senso che la traversata effettiva non sono riuscito a compierla, ma, forse, ho nuotato anche più chilometri di quanti ne conti. Complice il dispendio di forze per la partenza a pieno regime, infatti, mi sono fatto trasportare troppo al largo dalla corrente, addirittura in prossimità della rotta delle navi che attraversano lo Stretto. A quel punto ero già in acqua da oltre due ore e avevo nuotato oltre 7 chilometri: aggiungerne altri due per completare l’attraversata era comunque troppo; lì le correnti non perdonano! È comunque stata una bellissima esperienza e, moralmente e virtualmente, la ritengo riuscita».

E ora? «Il mio sogno è quello di rievocare la storica fuga da Alcatraz: partire dal carcere al largo di San Francisco e raggiungere la baia, come avevano fatto un paio di intrepidi per evadere. Ma io, ovviamente, nuotando a delfino. Per realizzarlo, però, non bastano le mie forze: servirebbero gli sponsor. Più realisticamente, in progetto c’è una 22 km organizzata dalla Salvataggio Paradiso: mi piacerebbe parteciparvi, nuotando stavolta a stile libero, con l’intento di contribuire a modo mio alla raccolta di fondi per la neo costituita associazione benefica Il diritto di splendere».