Mia nonna Carolina aveva gerani meravigliosi coltivati in vasi di fortuna: secchi, contenitori di cemento e qualche terracotta ampia ma sbeccata dall’usura del tempo. Durante le estati assolate li spostava sul portico, in pieno sole, dove tutti potevano ammirarli per via dei colori brillanti, delle grosse e carnose foglie e dei boccioli pieni.
Accanto a loro, in un angolo più ombroso, sotto le fronde di un glicine, crescevano placide e imperturbabili delle aspidistre: erbacee perenni sempreverdi, caratterizzate da lunghe foglie verdi, lanceolate e appuntite, che raggiungono i 50 cm d’altezza, formando fitti cespi. Esse, a differenza dei vicini gerani, non ricevevano esclamazioni e complimenti, ma il tempo, con le sue stagioni, è riuscito a dare lustro a queste anonime aspidistre (Aspidistra elatior).
E così, dopo qualche lustro, i gerani hanno completato la loro vita terrena, mentre le aspidistre fanno ancora mostra di sé, diventando enormi, riempiendo ampi vasi dal diametro di 50, 60 e 70 cm e guardando quotidianamente la vita che si evolve nel loro angolo di cortile all’ombra. È infatti questa la loro unica esigenza: le aspidistre temono il sole diretto e il caldo estivo, che causa loro bruciature sulle foglie.
Resistentissime a vento e a inverni gelidi, si lasciano all’aperto, poiché fino a –27°C non subiscono danni e anche le varietà più nuove, che vedremo tra poco, si conservano senza problemi fino a –10°C.
Le aspidistre amano vivere in vasi stretti e alti, ed è necessario provvedere a cambiarli solo quando le radici avranno riempito tutto il contenitore.
Al momento del rinvaso, da eseguirsi all’inizio della primavera, tra marzo e aprile, si può procedere anche a una divisione delle radici: si svasano, e con un coltello affilato, o semplicemente con le mani, si creano due o più porzioni di radici (rizoma), con almeno un paio di foglie. Interrate nuovamente con un composto fresco e drenato, esse si bagnano e in un mese compariranno le nuove foglie.
Chiamate anche «piante di piombo», erano molto usate nel periodo che va dagli anni ’50 fino agli anni ’90, quando si trovavano molto frequentemente su balconi rivolti a nord, sui pianerottoli e negli androni dei palazzi.
Recentemente sono tornate di moda grazie al loro aspetto minimalista e alle scarse cure di cui hanno bisogno: vanno bagnate circa ogni dieci giorni e prevedono una buona concimazione in marzo, con un prodotto a lunga cessione, e qualche doccia sotto l’acqua piovana nel corso dell’anno per pulire le lunghe foglie dalla polvere.
Dal colore verde scuro intenso nella pagina superiore e leggermente più chiaro in quella inferiore, hanno nervature evidenti e piccoli fiori bianchi o color porpora che sbocciano a fine primavera dalla base delle foglie. Non appariscenti, questi fiori hanno la particolarità di venir impollinati dalle lumache e dalle chiocciole.
Originarie dei boschi dell’Himalaya, di Cina e Giappone e appartenenti alla famiglia delle Asparagaceae, queste piante sono state oggetto di studio e negli ultimi anni alcuni floricoltori hanno isolato specie e varietà dalle caratteristiche particolari, per via del colore delle foglie.
Aspidistra elatior «Milky Way» ricorda realmente la Via Lattea grazie alle numerose puntinature bianche sulle foglie, molto simili a quelle di Aspidistra daibuensis «Totaly Dotty», con macchie bianche ma più grandi, mentre, cavalcando ancora l’onda dei puntini, troviamo in vendita la varietà Aspidistra guangxiensis «Kunming Starlet» dalle lunghe foglie verdi spruzzate di macchioline giallo brillante.
Tra le oltre 160 specie di Aspidistra riconosciute nel globo, troviamo anche quelle leopardate (A. linearifolia «Leopard» sinonimo di A. minutiflora «Leopard») che ha foglie nastriformi, sottili e puntinate, proprio come il manto di un leopardo.
Per chi predilige le strisce ai puntini, ci si può orientare su Aspidistra elatior «Variegata», che ha lunghe pennellate longitudinali bianche, di larghezza variabile, creando cromie molto appariscenti ed è per questo che la reputo una delle mie preferite, insieme ad Aspidistra elatior «Asahi», dalle foglie ampie e alte fino a 90 cm, con punte totalmente bianche.