Ringrazio sempre Linneo che ha regalato un nome scientifico alle cose animate, specie alle piante.
E lo ringrazio ancor di più quando mi vengono richieste piante utilizzando nomignoli e soprannomi popolari, come «gamba di donna nuda» per la Lagerstroemia (anche noto come Lillà delle Indie) o «nocciolo delle streghe» per il loropetalo, chiara allusione alla bacchetta magica.
Mai avrei associato un bastoncino secco e ricco di poteri stregati al bel Loropetalum, arbusto sempreverde dalle foglie color vinaccia e dalla ricchissima fioritura che sta spopolando in questi ultimi anni. In verità: il nome Loropetalum significa «petalo di lana» proprio per via della forma e della consistenza dei petali, che in giugno-luglio è così abbondante da trasformare l’intera pianta in un batuffolo rosa fucsia.
La specie madre, Loropetalum chinense, ha origini asiatiche. Essa presenta un fusto principale che nel corso di pochi anni raggiunge i tre metri d’altezza, con una ricca vegetazione fin dalla base e foglie verde scuro con petali primaverili bianchi.
Bella ma un po’ anonima, questa specie ha trovato fortuna grazie al lavoro di vivaisti e ibridatori che hanno ottenuto esemplari di Loropetalum dalle dimensioni più contenute, con foglie persistenti dalle cromature inusuali (rosa acceso, rosso cupo e viola) e fiori rosa brillante che sbocciano di continuo da giugno fino alla fine di ottobre.
In grado di sopportare bene le temperature miti degli ultimi inverni (in caso di geli è bene mettere delle foglie secche alla base e un velo di tessuto non tessuto sui rami), vanno coltivati al pieno sole o al massimo a mezz’ombra per poter ottenere fogliame dai colori intensi; al contrario, in un luogo ombreggiato produrrà pochi fiori e le foglie appariranno sbiadite.
Della famiglia delle Hamamelidaceae, è parente molto stretto dell’Hamamelis, con il quale condivide la forma dei fiori, ma non l’intensa profumazione.
Non ama terreni calcarei, quindi al momento dell’impianto in piena terra o in vaso vi consiglio di utilizzare terra leggermente acida, da tenere moderatamente bagnata. In vaso si consiglia di bagnarle 2-3 volte alla settimana, utilizzando materiale pacciamante come le scaglie di corteccia sopra alla terra che non solo risulta esteticamente bella, ma anche in grado di trattenere un poco di umidità nel vaso.
Oltre alle foglie, che da sole basterebbero per convincerci a coltivarne almeno un esemplare in giardino per giocare con la cromia dei colori, vi sono anche i fiori, che sono molto appariscenti: piccole stringhe lunghe e sottili dai colori bianchi, rosa o rossi e dall’aspetto vaporoso, riuniti in folti gruppi, danno luminosità alla pianta.
Concimato in primavera e autunno con un preparato granulare per piante acide, non richiede particolari cure, specie se si decide di lasciarlo sviluppare in modo naturale con lievi potature solo per eliminare i rami secchi o rotti, lasciandogli assumere la sua forma leggera, ampia e vaporosa.
Molte sono le varietà presenti in commercio, come la «Rubrum», con vegetazione porpora, fiori fucsia e una leggera nota di profumo; bella è anche la «Ever Red» dalle foglie quasi nere e dai fiori nastriformi color rubino.
La varietà «Black Pearl», forse la preferita da chi desidera coltivarlo anche in vaso, ha invece foglie più piccole rispetto a tutte le altre specie, color rosso porpora molto scuro e un portamento fitto, raggiunge il metro e mezzo sia in altezza sia in larghezza.