Tra le tante acidofile famose, troviamo senz’altro le Camelie, spettacolari arbusti dalle lucide foglie sempreverdi, originarie dei luoghi freschi e di montagna dell’Asia orientale, come Corea, Cina e Giappone.
Introdotte in Europa dai primi anni del 1700, si sono adattate completamente ai nostri climi e anche agli inverni più freddi, sia che si tratti di Camellia sasanqua, nota per la sua fioritura invernale, sia di Camellia japonica, con i boccioli che si schiudono in primavera.
Queste piante, che prediligono zone semi ombreggiate, si presentano con un aspetto molto rustico e di fatto sopportano anche le coperture nevose, mal tollerando invece le gelate tardive che solitamente rovinano i boccioli di Camellia japonica. Per tentare di evitare questo disagio, si può utilizzare un velo di tessuto non tessuto per proteggerla in base alle previsioni meteorologiche.
Assolutamente autonome se coltivate in piena terra, necessitano invece di bagnature lievi ma frequenti se in vaso o in presenza di inverni secchi, per favorire l’apertura dei boccioli e ridurne il disseccamento e la caduta precoce.
Tra le specie più diffuse troviamo Camellia sasanqua. Si tratta di un bell’ arbusto che può raggiungere un’altezza di tre-quattro metri sfoggiando fioriture da novembre a fine febbraio. Vanta innumerevoli varietà e ibridi dai colori e sfumature spettacolari, invece, la Camellia japonica a fioritura primaverile che ha un portamento vigoroso e raggiunge i sei-sette metri di altezza; la Camellia reticulata è molto più delicata delle altre due e per questo va ritirata in serra fredda alle nostre latitudini. Infine, nota a pochi, ma usata dalla stragrande maggioranza delle persone, è la Camellia sinensis o Pianta del tè, che si presenta come un piccolo arbusto sempreverde, poco decorativo per via dei suoi fiori quasi insignificanti e dalle foglie piccole, ma molto importante dal punto di vista economico.
Il substrato ideale per la coltivazione di tutte le camelie ha un pH tra il 5 ed il 6, e quindi si raccomanda di utilizzare terriccio per acidofile o dopo qualche anno dalla messa a dimora vedrete le vostre piante deperire irrimediabilmente. Oltre al terriccio bisogna fare attenzione anche al concime, di cui ne sono molto golose: lo si somministra in quattro periodi all’anno, a fine febbraio, poi in aprile e successivamente a giugno e a settembre, scegliendo anche in questo caso prodotti per acidofile, con una buona percentuale di microelementi come zinco, ferro, rame e fosforo.
Intervenendo in questo modo si evita l’ingiallimento delle foglie più vecchie e si incrementa la formazione di nuove foglie e boccioli fiorali, scongiurando anche l’antiestetico ingiallimento delle foglie vicino alle nervature, malattia chiamata clorosi ferrica, dove nei casi più gravi la fioritura si blocca e la pianta muore.
Se durante l’inverno raramente si presentano problemi di salute alle camelie, anzi, tendono a rinvigorirsi con il freddo, i problemi possono insorgere con più frequenza in primavera ed estate.
Alcuni esempi sono dati da attacchi di oziorinco, un insetto coleottero ghiotto di foglie, con morsicature dalla caratteristica forma a mezzaluna, ma eliminabili con l’uso di larve biologiche di nematodi entomopatogeni, che si nutrono a loro volta delle larve di questo insetto.
Gli afidi, di colore marrone o nero, si possono sviluppare in colonie sull’apice dei rami, causando un indebolimento della pianta e la formazione di melata e fumaggine; in questo caso un rimedio preventivo consiste nel non abbondare con concimi ricchi di azoto e successivamente utilizzare insetticidi a base di piretro.
Le camelie, se coltivate in ambienti umidi, possono sviluppare, infine, dei funghi, come la fumaggine, da trattare con anticrittogamici a base di rame; prodotto molto utile per bloccare anche il seccume dei boccioli e le macchie fogliari dalla forma tondeggiante bordate di bianco.