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Informazioni

Il Merci Tour farà tappa anche in Ticino: dal 4 all’11 settembre ad Agno sono previste otto serate con quattro programmi diversi, presentati ognuno per due sere consecutive:
Famiglia Dimitri: 4-5 settembre
Young Artists: 6-7 sett.
Comedy Club: 8-9 sett.
Magic Club: 10-11 sett.
merci.migros.ch/it/merci-tour/


Das Zelt, una tenda di comicità… a 9 franchi

I comici Flavio Sala, Nathalie Devantay e Charles Nguela saranno fra gli artisti che, per festeggiareil compleanno di Migros, animeranno Das Zelt: prenotate il vostro posto a settembre ad Agno
/ 30/06/2025
Nina Huber e Pierre Wuthrich

Nathalie Devantay, Charles Nguela e Flavio Sala si esibiranno insieme ad altri noti artisti della scena comica nell’ambito del grande «Merci Tour» di Migros a «Das Zelt». Migros festeggia così il suo 100esimo anniversario in tutta la Svizzera. Ogni biglietto costa 9 franchi… come cent’anni fa.

Nathalie Devantay (52), autrice e regista, è in scena con il suo quarto programma da solista. Fa parte della compagnia teatrale Revue Vaudoise ed è spesso ospite del programma RTS Les Dicodeurs.

Charles Nguela (35) è un cabarettista. Nato in Zaire, è cresciuto in Sudafrica e in Svizzera e parla numerose lingue. Ha vinto lo Swiss Comedy Award Solo nel 2022 e un Prix Walo nel 2023. È in tournée in Svizzera con Timing.

Flavio Sala (50) dal 2014 è direttore della sua compagnia La Compagnia Teatrale. È noto soprattutto per Frontaliers e per le sue commedie dialettali.

Flavio, Nathalie e Charles, secondo voi chi è più divertente: gli svizzero francesi, gli svizzero tedeschi o i ticinesi?
Nathalie Devantay (ND): Per capire l’umorismo, bisogna conoscere la cultura e il background. A parte questo, per me è chiaro che i più divertenti sono i vodesi!
Charles Nguela (CN): Ero sicuro che avresti detto qualcosa del genere. A casa parlavamo francese e inglese, e mi piace la capacità dei romandi di cambiare la melodia della loro lingua a seconda dell’umore. E quando un madrelingua italiano impreca, mi viene sempre da ridere. Noi di lingua tedesca non riusciamo proprio a farlo.
Flavio Sala (FS): Quando ero bambino, avevamo solo i tre canali televisivi nazionali ed ero costretto a guardare la TV in francese e tedesco. È così che ho scoperto Louis de Funès, che mi piace molto.

Vi piace prendere in giro altre parti del Paese? ND: Naturalmente ci piace prendere in giro gli svizzero tedeschi, soprattutto il loro lato serio e arrogante. Questo funziona sempre nella Romandia.
CN: Nella Svizzera tedesca non facciamo molte battute sui romandi o sui ticinesi. Quando si parla di umorismo, è sempre meglio andare verso l’alto che verso il basso, cioè non contro il gruppo più piccolo.
ND: Sì, perché le minoranze si sentono subito attaccate e si coalizzano contro il comico.

Anche nella Svizzera tedesca esistono cliché sulla Svizzera francese e sui ticinesi?
CN: Sì, diciamo che i romandi bevono molto vino bianco e che in Ticino regna la mafia.
FS: Ehi, qui non c’è la mafia, ma in politica è molto diffuso il clientelismo.

Esiste un comune senso dell’umorismo svizzero?
CN: No, ci sono troppe differenze culturali e linguistiche. In Svizzera, basta viaggiare 20 minuti in treno per trovarsi praticamente in un altro Paese in termini di umorismo. C’è un’enorme varietà di umorismo.
FS: In Ticino credo vi siano meno opportunità di esibirsi. È davvero difficile vivere della propria arte in questa parte del Paese.

Dovete dunque vivere di finanziamenti?
FS: Purtroppo i comici non ricevono alcun finanziamento, o ne ricevono pochissimi, per i loro spettacoli. Sono considerati troppo superficiali. Si sostengono l’arte di strada e il circo, ma non i comici.
ND: Molte persone credono ancora che la cultura non faccia ridere…
CN: In Svizzera la stand-up comedy non è pagata abbastanza. Ci esibiamo comunque, se necessario nella toilette di un bar, accanto all’armadio delle pulizie. Io sono stato fortunato: forse mi avete già visto nello spot con la mucca...

Ci sono argomenti su cui non scherzate?
ND: Sul palco è possibile fare molte cose, ma per me è chiaro che bisogna rimanere rispettosi. L’obiettivo è far ridere le persone e non ferirle.
FS: Nei miei spettacoli ci sono bambini e persone anziane. Cerco quindi una forma di umorismo che piaccia a tutti e non offenda nessuno. Sul palco non faccio le stesse battute che faccio la sera con gli amici al bar.
CN: Ci sono argomenti di cui non riesco a ridere, per esempio le malattie gravi. Evito anche le battute sulla religione, a seconda della città in cui mi esibisco.

Si può ridere di religione in Ticino?
FS: Sì. I politici sono più problematici, non amano quando li prendiamo in giro. È sempre più difficile fare vera satira in Ticino.
ND: È un peccato. In Svizzera romanda la facciamo molto bene. Ma è vero che è sempre più difficile far ridere la gente senza colpire zone sensibili. Ho anche notato che gli uomini si irrigidiscono di più quando una battuta sugli uomini viene da una donna.
CN: È vero che le donne vengono criticate più spesso…

Ma il numero di comici donna sta aumentando…
ND: È vero, ci sono sempre più donne nella nostra professione e le battute sessiste sono sempre più rare. Ma credo che le donne sul palco siano diventate più volgari.
SF: Ho notato che anche in Italia le donne si concedono battute più crude, ma non hanno molto successo.

Prima di questa intervista non vi conoscevate, ma ora andate d’accordo. Che ne dite di uno spettacolo comune in tre lingue?
CN: Sarebbe fantastico poterlo fare. Ma sarebbe molto impegnativo per noi e per il pubblico. Non solo per le lingue, ma anche per l’umorismo e gli argomenti.
ND: Gli sketch sulla politica svizzera a livello federale potrebbero funzionare, ma tutto ciò che è al di sotto di questo livello non è più possibile. Forse potrebbe funzionare come formato video con sottotitoli?
FS: Il problema delle traduzioni è che spesso deludono. Quando guardo una commedia in francese, preferisco ascoltare quello che dicono gli attori piuttosto che leggere i sottotitoli. L’originale è sempre più divertente della traduzione.

Charles, hai presentato il tuo spettacolo in francese anche nella Svizzera francese. Com’è andata?
CN: Esattamente, a Friburgo. Mi sono reso conto che bisogna avere una perfetta padronanza dello «slang», delle espressioni locali, per essere davvero divertenti. Come spettatore a Montreux, ho visto come persone amino fermarsi dopo lo spettacolo, chiacchierare, bere qualcosa e poi andare a mangiare. Nella Svizzera tedesca, la maggior parte delle persone mangia prima e va subito a casa dopo. Mi piacerebbe cambiare questa situazione: il pubblico dovrebbe rimanere più a lungo.
ND: Ha ragione, qui il pubblico si ferma più a lungo. Mi piace mescolarmi con il pubblico al bar dopo lo spettacolo. È sempre un momento di socializzazione.
FS: Mi fai venire voglia di conoscerti meglio e di andare ai tuoi spettacoli, anche se non capisco tutto.
ND: È una buona idea. Dovremmo farlo tutti. E anche il pubblico. Guardate le nostre differenze! Sono sicura che sarebbe molto divertente.