Se le tendenze in atto da almeno 20 anni dovessero essersi manifestate anche durante il periodo della pandemia – e non c’è ragione perché non lo abbiano fatto – quest’anno, in Ticino, la quota degli occupati con formazione terziaria (formazione professionale superiore o scuole universitarie) dovrebbe superare per la prima volta quella degli occupati con formazione secondaria. Si tratta di aspettative perché, per ora, possediamo solo i dati per il 2019. In quell’anno la quota degli occupati con formazione secondaria con un 46,1% primeggiava ancora sulla quota degli occupati con formazione terziaria (40,5%). Siccome però la prima quota continuava a diminuire e la seconda a crescere è pacifico che, se le tendenze sono continuate, la quota degli occupati con formazione terziaria dovrebbe superare quella degli occupati con formazione secondaria. Per estrapolazione delle tendenze di evoluzione del periodo 2003-2019 abbiamo calcolato che questo sorpasso dovrebbe accadere quest’anno.
È un dato di fatto che ci consente di fare alcune considerazioni sul rapporto tra formazione e occupazione. Intanto per dire che la tendenza in atto potrebbe, tra un paio di decenni, far scomparire la disputa tra sostenitori della formazione via apprendistato e quelli che invece difendono a spada tratta la via liceale o della maturità tradizionale. Siccome col tempo la quota maggiore della popolazione attiva sarà formata da persone con formazione terziaria, di fatto le differenze tra un percorso formativo e l’altro dovrebbero sparire. Per la maggioranza la formazione terminerà all’università, al politecnico, in una scuola universitaria professionale o in scuole equivalenti di livello universitario. È chiaro che le formazioni nelle varie discipline e professioni resteranno diverse. Ma tutte daranno a chi le segue la possibilità di conseguire un titolo universitario. È possibile che questo faciliti l’orientamento professionale dei giovani e delle giovani ticinesi nella scuola media perché non saranno più sottoposti, come oggi, allo stress di dover qualificarsi per poter accedere al liceo. Sull’altro piatto della bilancia bisogna però mettere la perdita di prestigio degli studi universitari. Dal momento che essi saranno maggiormente accessibili, anche a chi di fatto si è formato con l’apprendistato, perderanno parte del carattere selettivo che potevano ancora avere alla fine del secolo scorso.
È pure probabile che col tempo le differenze salariali tra gli occupati che possiedono una laurea e gli altri occupati si riducano. Potrebbero perdere di importanza anche le barriere professionali che oggi difendono l’hortus conclusus dei professionisti di alcune discipline. Che tra una quarantina di anni i 2/3 degli occupati nell’economia ticinese possano possedere una laurea universitaria è una estrapolazione che si può fare, partendo dall’evoluzione degli ultimi venti anni. Che questo traguardo però possa venir veramente raggiunto dipenderà in buona parte da come l’occupazione dell’economia ticinese si svilupperà. Da questo punto di vista non possiamo che fare delle ipotesi. Supponiamo che l’effettivo degli occupati del 2060 sia uguale a quello attuale, vale a dire che si aggiri anche allora sulle 230’000 unità.
Attualmente gli occupati con formazione terziaria residenti e attivi nel Canton Ticino sono circa 67’000. Non sappiamo invece quale sia la quota dei laureati nell’effettivo dei lavoratori frontalieri. Supponiamo però che sia ancora largamente inferiore al 40%. Fosse per esempio uguale al 30% avremmo un 21’000 frontalieri con formazione terziaria che si aggiungerebbero ai 67’000 occupati con formazione terziaria della popolazione attiva residente. Potremmo quindi stimare che, al momento attuale, le persone occupate con formazione terziaria in Ticino sono in totale 88’000. Nel 2060, con un effettivo di occupati uguale all’attuale e una quota di occupati con formazione terziaria pari ai due terzi, i lavoratori con formazione terziaria dovrebbero diventare 153’000.
Si tratta quindi quasi di un raddoppio dell’effettivo attuale di lavoratori e lavoratrici laureati che si dovrebbe realizzare nei prossimi 40 anni. Fermo restando, come si è detto, che l’effettivo degli occupati non aumenti. Sempre con questi calcoli della lattaia possiamo stimare che, per raggiungere l’obiettivo in questione occorrerebbe che l’offerta di laureati del mercato del lavoro ticinese potesse aumentare ogni anno di circa 1’600 unità. E se l’occupazione dovesse aumentare ancora?