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La nuova stagione della letteratura seriale
Film TV: lo streaming è diventato il nuovo punto di arrivo per gli adattamenti letterari che un tempo dominavano il cinema
Max Borg
Nel 2016, mentre presentava al Festival di Zurigo il suo esordio alla regia (Pastorale americana, dal romanzo di Philip Roth), l’attore scozzese Ewan McGregor partecipò a un incontro con il pubblico, e tra le domande ce ne fu una sul fatto che avesse da poco completato le riprese della terza stagione di Fargo, serie antologica basata sull’omonimo film dei fratelli Coen. Perché questa – per lui – insolita partecipazione a un progetto televisivo? Risposta: perché il piccolo schermo era diventato il territorio privilegiato per il tipo di storie che piacciono a lui, con un target più adulto e un budget medio per gli standard di Hollywood (circa 50 milioni di dollari). Una realtà che si è ulteriormente consolidata da allora con l’avvento dello streaming e piattaforme come Netflix, Prime Video e Apple TV+, e in non piccola misura per quanto concerne ciò che un tempo al cinema era una valida alternativa ai Blockbuster roboanti di turno, ossia gli adattamenti – spesso di genere drammatico o thriller – di romanzi di varia caratura.
Ne sa qualcosa, per esempio, John Grisham, l’avvocato divenuto re indiscusso del legal thriller, forse sorpreso quanto noi quando è uscita la notizia di una prossima trasposizione per il grande schermo del suo libro Il partner, dato alle stampe nel 1997 (protagonista e produttore sarà Tom Holland, il giovane Spider-Man del Marvel Cinematic Universe). Era infatti dal 2003, quando uscì La giuria, che gli intrighi giuridici dell’autore non arrivavano più nelle sale, con dirottamento seriale nel 2012 per Il socio (seguito degli eventi dell’omonimo bestseller, già film con Tom Cruise nel 1993) e nel 2018, su Netflix, per The Innocent Man, documentario basato sulle storie vere di alcuni uomini condannati al carcere per reati che non avevano commesso. E ne è conscio anche Michael Connelly, l’ex-giornalista di cronaca nera divenuto autore di bestseller che mettono a nudo il cuore nero di Los Angeles: due dei suoi romanzi sono diventati lungometraggi per il grande schermo (e lo scrittore li ha successivamente integrati nel suo universo letterario come opere di finzione, con qualche frecciatina alle licenze poetiche dei registi), mentre il resto è da dieci anni in mano alle piattaforme: Prime Video ha mosso alcuni dei suoi primi passi nella programmazione originale grazie al poliziotto Harry Bosch, che proprio in questo periodo saluta il pubblico per cedere il posto alla collega Renée Ballard, le cui indagini debutteranno in estate; ed è su Netflix che l’avvocato Mickey Haller difende i propri clienti (ma senza l’aiuto di Bosch, che nei libri è il suo fratellastro, per via della suddivisione dei diritti dei singoli personaggi). Sempre su Prime Video, da qualche anno, spopolano icone dei generi crime e spionistici come Jack Reacher (personaggio letterario creato da Lee Child) e Jack Ryan (di Tom Clancy), laddove un tempo entrambi i personaggi dominavano i cinema (Reacher è stato interpretato da Tom Cruise, Ryan da Harrison Ford e Ben Affleck, tra gli altri).
Tutto ciò, come si può ben intuire, vale non solo per le opere di grande valore letterario, come ad esempio Il gattopardo (omonimo titolo del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa) che ha da poco avuto diritto a un nuovo adattamento seriale (con inevitabili polemiche a priori per la presunta lesa maestà nei confronti del film di Luchino Visconti, caposaldo del cinema mondiale), ma anche per bestseller più modesti, per non dire a volte anonimi sul piano strettamente artistico: se dal 2015 al 2018 è stata la sala oscura ad accogliere con successo la trilogia di Cinquanta sfumature di grigio (E. L. James), un altro trittico a base di erotismo malsano – stavolta con un sequestro di persona che si trasforma in grande amore – è diventato uno dei titoli di punta di Netflix. Dal 2020 al 2022, complici anche le restrizioni pandemiche che alimentavano le visioni casalinghe, la piattaforma ha ospitato i tre capitoli del fenomeno polacco 365 giorni (Blanka Lipińska); anche se, a dire il vero, solo il primo ha lasciato davvero il segno.
Tra le motivazioni addotte – anche per il già citato Gattopardo – c’è la volontà di approfondire aspetti dei libri che il cinema, con la sua tendenza a limitare il tutto a due ore, massimo tre, non poteva o voleva toccare. È una delle ragioni per cui la Warner, scottata dal flop progressivo di Animali fantastici, ha deciso di fare tabula rasa con il mondo di Harry Potter e adattare nuovamente i sette romanzi originali, ma questa volta con una serie per il canale via cavo HBO e la piattaforma Max (il cui debutto in Svizzera è previsto per il 2026, lo stesso anno in cui il giovane mago tornerà a imparare incantesimi all’interno del castello di Hogwarts).
Ma c’è anche un’altra ragione, ben più cinica e per questo mai apertamente dichiarata: grazie alla pratica del bingewatching, ossia la visione consecutiva di almeno tre episodi di una stessa serie (fenomeno che aveva già decretato il successo in DVD di titoli come 24, che raccontava un’unica storia per l’intera durata di ciascuna stagione), è d’uopo allungare il più possibile il brodo, dato che l’abbonato medio rimane incollato allo schermo per la puntata successiva in modo abbastanza indiscriminato, senza fermarsi a riflettere su ciò che ha appena visto (motivo per cui molti dei primi Netflix Originals, come House of Cards, non avevano la classica struttura narrativa che caratterizza le serie a cadenza settimanale e quindi vantavano episodi che finivano quasi a caso, sapendo che tanto quello dopo era già dietro l’angolo).
Quale modo migliore per farlo se non con centinaia di pagine di materiale preesistente dal quale è possibile effettuare infinite espansioni? Un ragionamento, questo, che è alla base dei timori dei fan di James Bond alla luce dei recenti sviluppi dietro le quinte: dopo anni in cui il controllo creativo del personaggio era saldamente in mano a Barbara Broccoli e Michael G. Wilson (figli del produttore originale della saga cinematografica), il duo, soprattutto per sopraggiunte ragioni anagrafiche, ha finito per cederlo ad Amazon, già proprietaria di MGM che distribuisce i film in sala. E con questo non c’è più l’ostacolo che impediva all’azienda di sviluppare serie e miniserie ambientate nell’universo di 007. Una trovata che, se pensiamo alla situazione attuale di Star Wars su Disney+, rischia di annacquare seriamente un marchio che, come il franchise stellare ideato da George Lucas, si appresta a non essere più un grande evento, ma l’ennesima proprietà intellettuale onnipresente.