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Bibliografia

Il giro del mondo in 472 giorni. La testimonianza di un globetrotter svizzero 1878-1879, a cura di Alessandro Botteri Balli, Raphaël Pieroni e Jean-François Staszak, Armando Dadò Editore, 200 pp., 48 CHF.


Balli, il primo ticinese a circumnavigare il globo

Bussole: la straordinaria avventura tra continenti e culture del XIX secolo è raccontata attraverso lettere e fotografie ne "Il giro del mondo in 472 giorni"
/ 03/02/2025
Claudio Visentin

Nel 1872 non si parlava d’altro: il giro del mondo! Per cominciare un famoso scrittore, Jules Verne, aveva appena pubblicato con enorme successo Il giro del mondo in ottanta giorni. La trama è nota: Phileas Fogg per scommessa s’impegna a compiere il giro del mondo nel minor tempo possibile. Dopo mille peripezie il gentiluomo inglese riesce nell’impresa, ma solo grazie a un evento imprevisto (non vi diremo quale, per lasciarvi il piacere della scoperta). Naturalmente dei Paesi che attraversa Fogg vede poco o nulla, incalzato com’è dall’orologio, anche se il viaggio gli apre quanto meno nuovi orizzonti sentimentali, dopo il salvataggio di una vedova indiana, destinata al rogo: «Che cosa aveva portato di straordinario da questo viaggio? Nulla, direte voi? Nulla, è vero, se non una donna graziosa, che – per quanto improbabile possa sembrare – lo rese l’uomo più felice… Davvero, non avrebbe mai immaginato che, per fare il giro del mondo, bastasse una donna».

Nello stesso anno 1872, ma con molto più agio, il primo agente di viaggio, Thomas Cook, conduce una comitiva di una decina di turisti attorno al mondo «a prezzo fisso e tutto compreso», percorrendo 25mila miglia in 225 giorni. Diventerà poi un’offerta regolare negli anni seguenti.

Sino a quel momento il giro del mondo era stato un’impresa difficile e rischiosa, roba da esploratori. Nel settembre 1522 la spedizione guidata da Ferdinando Magellano, capitano portoghese al servizio della Spagna, era riuscita a tornare a Siviglia, da dove era partita tre anni prima, dopo aver circumnavigato per la prima volta il globo. Ma molte erano le ombre, poiché era tornata una sola nave di tre che erano partite, oltretutto in condizioni miserevoli e senza il gran capitano, ucciso dagli indigeni in un’isola delle Filippine. Avventurieri ed esploratori, nei secoli seguenti, furono anche gli imitatori di Magellano: Francis Drake, Louis-Antoine de Bougainville e James Cook. Ancora negli anni Trenta dell’Ottocento il giro del mondo di Charles Darwin è una spedizione scientifica e non certo un viaggio di piacere; non a caso il grande scienziato tornò con i fondamenti della teoria dell’evoluzione.

Nel 1872 però due novità avevano cambiato interamente la prospettiva. Il 10 maggio 1869 a Promontory Summit, Utah, le due maggiori compagnie ferroviarie americane, la Union Pacific e la Central Pacific, collegano i loro binari realizzando la prima ferrovia transcontinentale degli Stati Uniti. Grazie a una recente invenzione, il telegrafo, la notizia si diffonde rapidamente in tutto il Paese, ancora avvolto nei lutti della Guerra di secessione. Il nuovo collegamento ferroviario consente di andare dalla costa orientale a quella occidentale degli Stati Uniti in pochi giorni anziché in diversi mesi e apre la via per il Pacifico. Soltanto pochi mesi dopo, il 17 novembre 1869, dall’altra parte del mondo la società elegante si dà appuntamento a Port Said, in Egitto, per l’inaugurazione del Canale di Suez. Grazie al nuovo collegamento tra il Mediterraneo e il Mar Rosso per raggiungere l’Asia non è più necessario circumnavigare l’Africa attraverso il Capo di Buona Speranza. L’India, dominio della corona inglese, è sempre più vicina.

Grazie a tutte queste novità, negli anni Settanta dell’Ottocento è possibile girare intorno al mondo in veste di turisti o, come si diceva allora con un nuovo termine, globetrotter. Uno di questi primi curiosi è un giovane ticinese, Emilio Balli, valmaggese d’origine, nato a Locarno.

Nel 1878, a soli 23 anni, Balli aderisce alla crociera all-inclusive proposta dalla Société des Voyages d’Études Autour du Monde (SVEAM) di Parigi. Già prima d’imbarcarsi a bordo della nave Junon, Balli compie un giro del mondo in miniatura all’Esposizione universale di Parigi del 1878, dove ogni Paese mostra il meglio della sua produzione industriale e culturale. Poi si parte davvero.

La comitiva comprende una ventina di viaggiatori, tutti uomini, tre svizzeri. Il viaggio s’interrompe però bruscamente a Panama, a causa di problemi economici degli organizzatori. Dopo qualche incertezza Emilio Balli decide di continuare per conto proprio, con un amico conosciuto in viaggio, appoggiandosi alla rete di diplomatici, mercanti e missionari europei sparsi per le colonie: «Bene o male, a piedi, a nuoto, in vettura o in canotto questo mondo birbone lo girerò ugualmente» scrive in una lettera alla famiglia.

Dovendo trovare di volta in volta nuove soluzioni, il viaggio di Balli s’allunga rispetto alle previsioni e durerà alla fine sedici mesi. L’itinerario resta quello individuato dai primi globetrotter: Londra, New York, Salt Lake City, San Francisco, Yokohama, Hong Kong, Singapore, Calcutta, Bombay, Aden, Suez, Alessandria. Tra le attrazioni più ricercate le cascate del Niagara, il gigantesco Buddha di bronzo di Kamakura, la Grande muraglia cinese, il Taj Mahal, le piramidi. Ma Balli ricorda con particolare commozione anche l’incontro in California con la numerosa colonia di ticinesi emigrati, dove per qualche giorno riscopre il piacere di parlare in dialetto.

Dopo un’iniziale diffidenza, il Giappone diventerà la tappa più significativa del lungo viaggio. Pochi anni prima, al Paese era stata imposta con la forza l’apertura ai commerci internazionali, dopo un lungo periodo di isolamento. In quella fase di transizione tra passato e futuro traboccava di oggetti meravigliosi, che Balli spedisce a casa in numerose casse affidate alle grandi compagnie di navigazione. E in Giappone si erano stabiliti anche diversi fotografi, dai quali il giovane ticinese acquista centinaia di immagini.

Dopo il suo ritorno a casa, Emilio Balli sarà direttore del Museo archeologico di Locarno e non farà più grandi viaggi, come se quel giro del mondo avesse soddisfatto tutti i suoi sogni giovanili. Solo di recente dagli archivi di famiglia sono riemerse le lettere scritte ai fratelli, così come le fotografie e gli oggetti acquistati come souvenir. Dopo una piccola quanto curata mostra allestita presso il Museo di Valmaggia a Cevio lo scorso anno, il ricordo di quella straordinaria impresa turistica è affidato a un coloratissimo e documentato volume dell’editore Armando Dadò. È forse inevitabile un sussulto di nostalgia nei lettori; nel tempo dei voli intercontinentali, il giro del mondo ha perso molto del suo significato originario, ma proprio esperienze come quelle di Emilio Balli hanno aperto la via al turismo internazionale (e al mondo globale).