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Viale dei ciliegi

/ 10/06/2024
Letizia Bolzani

Chiara Lorenzoni, Il fantasma della miniera, illustrazioni di Martina Brancato, Il Castoro (Da 7 anni)

Freschezza, brio, amabilità. Se fossi Astrid, una dei ragazzini protagonisti, con il suo grande amore per le parole e i loro suoni, scriverei nel quadernetto queste tre, perché si attagliano alla grazia di questo mini romanzo. L’ho chiamato così solo perché «Mini Romanzi» si chiama la collana in cui esce, caratterizzata da testi per chi sta cominciando ad affrontare la lettura autonoma, quindi brevi, agili, con tante illustrazioni e un font ad alta leggibilità. Ma il prefissoide (altra bella parola!) mini non è in alcun modo da intendere con accezione riduttiva, anzi: è molto difficile scrivere un bel «mini romanzo», che non sacrifichi la scrittura alla brevità, l’interesse dell’intreccio alla comprensibilità, la vividezza delle emozioni alla semplicità. Chiara Lorenzoni (che avevamo già apprezzato per altre sue storie con misteri adatte ai primi lettori, come Zeffirina dove sei?, o, per ragazzini appena un po’ più grandi, I misteri del Circo Trepidini, editi da Pelledoca) ci riesce con naturalezza, senza compiacimenti, grazie all’eleganza della scrittura. Sin dall’incipit, che immediatamente, senza perdersi in pesantezze descrittive, mette in scena i personaggi, l’ambientazione, il clima narrativo, con uno stile vivace e verosimile, che fa parlare i tre bambini – Ruggero, Giovanna e Astrid, due fratelli e una cugina – lì, nel cortile della casa dei nonni, d’estate, tra un gatto e una lucertola a lui scampata. E subito siamo lì anche noi, subito conosciamo caratteri e peculiarità dei tre bambini, subito siamo dentro l’avventura. Un’avventura che porta i tre ad esplorare, di notte, la miniera di talco, dove il nonno, come un tempo tutti gli uomini della valle, aveva lavorato. Parlando di miniera, qualche nota più profonda si mescola alle note gaie del testo, quando lo sguardo del nonno si fa amaro, e i suoi pensieri si perdono nei ricordi, mentre stringe, sotto la maglia, la medaglietta di santa Barbara, patrona dei minatori. C’era stato un incidente, tanti anni prima, quattro minatori erano rimasti feriti e uno di loro, un amico del nonno, aveva perso una gamba. Ma tutti e quattro, al risveglio, avevano raccontato di essere stati salvati da un misterioso minatore mai visto prima, con «gli occhi azzurri come l’acqua di torrente». I tre bambini, eludendo con uno stratagemma la sorveglianza degli adulti, inforcheranno le biciclette per recarsi, di notte, alla miniera, alla ricerca del fantasma. Troveranno qualcos’altro, di altrettanto emozionante, ma non è detto che il fantasma non ci sia, perché nel finale – come in ogni romanzo con spiragli verso l’Altrove che si rispetti – un dettaglio da quel mondo farà comunque capolino.

Camille Romanetto, Il riposino, Logos Edizioni (Da 2 anni)

Sono tanti gli albi sulla nanna, ma più rara è una storia sul «riposino», la «sieste» del titolo originale, che segna il debutto anche come autrice della giovane illustratrice francese Camille Romanetto. Il riposino è un momento interessante narrativamente, perché segna, più della notte, una pausa nell’attività della giornata, quasi un’epochè, una sospensione dal tempo vigile e un abbandonarsi momentaneo al sogno. La piccola Vannina viene messa a letto da un adulto (forse la mamma, di cui intravediamo solo le mani che le rimboccano le coperte), chiude gli occhi, e la magia ha inizio. Un muso appuntito fa capolino dalle coperte (come accadeva in un bel libro di Cecco Mariniello, ora purtroppo fuori catalogo, La tana in fondo al letto): qui è Fillo, un buffo animaletto che invita Vannina a infilarsi sotto e a seguirlo «dall’altra parte», dove sbucheranno a casa sua. E qui la scena è avvolgente di calore e di dolcezza: c’è profumo di caminetto e di cannella, e la tavola è imbandita con la torta di noci e la cioccolata calda preparate da Fillo. A poco a poco altri amici (tutti animali teneri e surreali) busseranno alla porta infreddoliti, e Fillo li accoglierà alla sua tavola per condividere la merenda con lui e Vannina. Questa dolce sospensione dal tempo durerà fino al «risveglio» di Vannina, che ritroveremo nel suo lettino con tutti i peluche dalle sembianze di Fillo e degli altri amici. Gli acquerelli delicati e teneri di Camille Romanetto fanno anche della lettura di questo libro una confortante sospensione dal tempo, onirica certo, ma non per questo meno reale, perché Vannina forse sogna ma al contempo fa davvero merenda con i suoi pupazzi.