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A Victoria Hall un binomio d’eccezione
Concerto ◆ Martha Argerich e Giuliano Sommerhalder hanno suonato insieme a Ginevra riscuotendo un bel successo
Francesco Hoch
Martha e Giuliano, ovvero Argerich e Sommerhalder si sono collaudati come duo di solisti nel Concerto per pianoforte, tromba e orchestra d’archi N.1 in do maggiore op.35 di Dimitri Chostakovitch, essendosi esibiti in questo brano già anni fa con l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, a Roma.
Saper dialogare con valore con una pianista come Martha Argerich dimostra tutto il valore di Giuliano Sommerhalder
La splendida carriera del trombettista ticinese, attraverso le collaborazioni con le più importanti orchestre di vari continenti, è stata portata recentemente a stabilirsi, raggiungendo il suo fratello oboista, Simone, nella famosa Orchestra della Suisse romande di Ginevra fondata nel 1912 dal grande direttore d’orchestra Ernest Ansermet. Un’orchestra che si è fatta notare non solo per le sue qualità, ma anche per la scelta del repertorio e soprattutto per le esecuzioni in prima assoluta di lavori orchestrali appositamente commissionati a importanti compositori che stavano svolgendo un’attività creativa per la modernità del Novecento, come Stravinski, Schönberg o gli svizzeri Arthur Honegger e Frank Martin, continuando ampiamente anche fino ai nostri giorni.
Dobbiamo riconoscere che numerose sono le attività di musicisti ticinesi nel mondo musicale fuori dal Ticino, sia in Svizzera che all’estero e per di più di grande valore e importanza.Ne citiamo solo alcuni, attirandoci senza dubbio qualche osservazione, come Francesco Piemontesi, pianista, sorelle e fratelli, violinisti e violoncellisti Melina e Orfeo Mandozzi, o Daria e Mattia Zappa, l’oboista Silvia Zabarella , il clarinettista Fabio Di Casola, la direttrice d’orchestra Elenna Schwarz.
Saper dialogare con valore con una pianista come Martha Argerich che sa tuttora coniugare la forza e un temperamento giovanile all’interno della notevole esperienza della sua carriera mondiale, dimostra tutto il valore di Giuliano Sommerhalder (i due sono ritratti nella foto dopo il concerto, lui con la tromba , lei con la partitura di Schostakovitsch, davanti al suo camerino). La sua tecnica, la precisione di suono all’interno di una musicalità sicura permettono sia di seguire le improvvise idee della pianista che di trascinare il discorso musicale sulle sue proposte.
Sappiamo che Martha Argerich si trova a suo agio anche nel repertorio del primo Novecento, ma che ha potuto e voluto sviluppare – e ci riferiamo soprattutto alla più che decennale attività svolta nel suo Festival di Lugano – anche ruoli secondari o modesti come accompagnatrice di coro di bambini o di parti di semplice accompagnamento.
Prima del brano di Chostakovitch, talvolta scherzoso, pieno di umore, ma anche di invenzioni critiche all’allora produzione musicale del suo Paese, la serata era iniziata con una breve composizione di Igor Stravinski, il Tango, nella versione per orchestra elaborata da una pagina per pianoforte solo, che era dovuta a necessità finanziare, una musica che oggi chiamiamo di «consumo». La musica di Tango non era però risultata sufficientemente semplice per alleviare i problemi finanziari del compositore, perché è una musica elegante sì, ma concepita con la sua tipica spigolosità geometrica proveniente dal periodo «neoclassico». È vero che Stravinski non amava questa definizione, ma la sua attività ne era profondamente intrisa anche se in maniera del tutto personale. L’uso di danze di periodi precedenti era tipico, non solo riferendosi al repertorio aristocratico del barocco, ma anche a quello popolare e più tardi al folclore etnico come il tango o altre forme, spesso provenienti dall’America centrale o del sud.
Il direttore d’orchestra, Jonathan Nott, che è anche direttore artistico dell’Orchestra della Suisse romande, ha potuto però sviluppare tutte le sue capacità soprattutto nel brano conclusivo di questo concerto del 14 febbraio, l’ultima Sinfonia, la numero 41, chiamata Jupiter che non possedeva quasi nulla di quell’aspetto «leggero» che il padre di Wolfgang Amadeus Mozart, Leopold, gli proponeva talvolta per ottenere «maggior successo». Se qualche tocco del passato «stile galante» viene proposto durante vari momenti della Sinfonia, la soluzione è comunque sempre di forza costruttiva e di insistenza dell’elaborazione fino a toccare persino vertigini armoniche accanto a esaltazioni di idee ben scolpite. Jonathan Nott ha favorito, con il suo gesto agile e la sua presenza volutamente suadente, una visione armonicamente melodiosa dagli intrecci tendenti alla leggerezza, anche quando la musica si fa più invasiva e massiccia o persino in quei passaggi che per allora dovevano rasentare aspetti di follia nell’elaborazione del costrutto tonale.
Il pubblico che ha esaurito tutti i posti della magnifica sala, ha apprezzato con entusiasmo sia la splendida versione della Sinfonia di Mozart che la precisa e brillante interpretazione dei due solisti nel Concerto di Chostakovitch, come anche la trasparenza nel Tango di Stravinski.