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Dove e quando
Nostalgia di un golf, un dolcissimo golf di lana blu, Firenze, Gallerie degli Uffizi; fino al 6 gennaio 2024.
Orari: ma-do, 8.15-18.30. www.uffizi.it
Paolo Conte e i suoi disegni protagonisti agli Uffizi
Mostre ◆ Il cantautore italiano svela un altro dei suoi «vizi» oltre alla musica e lo fa nella nuova sala museale dedicata all’arte grafica
Blanche Greco
Alla collezione dei duecentocinquantacinque autoritratti delle Gallerie degli Uffizi che coprono 600 anni di storia dell’arte tra non molto si aggiungerà, dopo quello donato dal pittore Yan Pei-Ming, anche l’Autoritratto di un pirla (1978), disegno che attualmente apre la mostra Nostalgia di un golf, un dolcissimo golf di lana blu curata dal direttore Eike Schmidt e Chiara Toti visibile sino al 7 gennaio nelle nuove sale dedicate all’arte grafica. L’autore è Paolo Conte che debutta agli Uffizi questa volta senza il pianoforte, con matite, pennarelli e acquerelli, svelando un altro dei suoi «vizi» oltre alla musica, ma che con questa s’intreccia inevitabilmente come suggerisce anche il titolo della mostra tratto da una delle sue canzoni surreali ed ironiche.
Sessantanove i disegni esposti, realizzati dagli anni 70 a oggi, simili a fotogrammi di un film che racconta storie romanzesche e autobiografiche, e altre ne suggerisce aprendo le porte a una fantasia sfrenata tra immagini ambientate negli anni Venti del 900, popolate di musicisti e «pervase» dai ritmi indiavolati della musica Jazz e dai sentimentalismi malinconici del blues. Ricordi e visioni create dalla matita e dai pastelli di Paolo Conte che finiscono col contagiare anche il visitatore, prima affascinato e poi coinvolto e sedotto da questo gioco raffinato di influenze moderniste ed espressioniste, fatto di rimandi tra realtà, musica e poesia. Ci introducono nello spirito e nel «mood» di questo autore e della mostra, alcune illustrazioni dalla sua commedia musicale: Razmataz (2000), o come la definisce lui, la sua storyboard sonorizzata composta da milleottocento disegni accompagnati da musica e dialoghi che racconta l’incontro negli anni 20 della vecchia Europa con i ritmi della giovane musica nera. Al centro della storia l’orchestra Jazz Jamboree di musicisti e ballerini afroamericani che, all’arrivo alla stazione di Parigi, scoprono che Razmataz, una delle sei cantanti del gruppo, è misteriosamente scomparsa. Un intrigo che spinge un detective a indagare tra i vari personaggi emblematici di quel mitico mondo notturno parigino.
Così scopriamo l’universo personale di Paolo Conte, dove regnano l’autunno, la pioggia, il tramonto, l’azzurrino del fumo delle sigarette nei jazz club e il grigio perlato delle nebbiose notti parigine degli anni 20-30, o forse un po’ prima, e in un’atmosfera smemorata e romantica, facciamo conoscenza con personaggi e ritrovi musicali di quella storia; ecco Le pianiste, La cantante, Il bassista, Soirée Remington, Il cinema Luxor, ma anche panorami urbani di una Parigi futurista, animata, trafficata di auto che sfrecciano nella notte.
Paolo Conte artista tra figurativismo e astrattismo ha la capacità di mescolare linguaggi diversi, così insegue le sue creature e le sue visioni con ogni mezzo: le fissa sul foglio a matita, ma poi le rielabora, le fotocopia, ne fa versioni differenti grazie ai colori, le completa con didascalie che aggiunge in fondo ad ogni opera con la macchina per scrivere. In Alabama Night, Ella Fitzgerald prende corpo prima in un disegno in bianco e nero, che poi viene fotocopiato e reinterpretato con il pennarello. Anche La carrozza degli artisti è in più versioni dai colori sempre più sgargianti; mentre il Treno, disegnato più volte, possente e veloce, nell’ultima versione diventa un omaggio a Campigli: una malinconica e fuggevole sequenza di visi femminili al finestrino. Paolo Conte – come ha scritto lui stesso – ama la pittura perché, mentre la musica lo eccita, disegnare «lo calma e lo diverte», come s’intuisce anche dal tono di certe sue didascalie e dalla verve dei disegni: «Individuo che cerca di assomigliare a Michelangelo senza barba»; oppure: «Turista belga abbrancato a ballerina francese di Java»; «Il trombonista», o «la Cantante e il pianista», dove la cantante fa di tutto per rubare la scena al pianista con le sue movenze osé e la sua mole; Sophie Tucker, licenziosa «Red Hot Mama» e poi «il Mocambo», tipico localino di provincia tra musica e debiti; i suoi numi tutelari come i mitici jazzisti Jelly Roll Morton, O’Neal Spencer, ma anche «Il diavolo rosso», celebre ciclista astigiano Giovanni Gerbi vincitore di tante gare, quello che, maglietta e bicicletta rossa (nell’immagine), lanciato verso il traguardo, sfrecciò attraverso una processione, si conquistò quel soprannome ed entrò in una canzone di Paolo Conte.
Sensazioni, istantanee della memoria di quel ragazzino nato ad Asti e cresciuto con la musica grazie ai genitori pianisti e a un fratello batterista che strimpellava con lui alle feste e nei localini di paese. Questi disegni raccontano anche la sua storia, di lui trombonista e poi xilofonista per passione, quindi avvocato e pianista per tradizione famigliare che però si scopre anche autore di canzoni di successo come: Azzurro, Messico e Nuvole, Siamo la coppia più bella del mondo e tante altre, amate, cantate da Celentano, Iannacci, Caterina Caselli. Poi sul palcoscenico a raccontare il suo universo c’è andato lui stesso, il Conte affabulatore, musicista, disegnatore, artista a tutto tondo che con la mostra Nostalgia di un golf, un dolcissimo golf di lana blu ha riunito i suoi «vizi» e conquista il pubblico ancora una volta.