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Mantova, che bellezza!
Evento ◆ Impressioni dal Festivaletteratura che ha segnato un altro successo
Natascha Fioretti
Si sente dire spesso oggi che la cultura è in crisi, che non interessi, soprattutto che le persone rifuggano la complessità. Un po’ come se le nostre vite nel XXI secolo dovessero essere all’insegna dello spettacolo e della leggerezza, perché tutto il resto è noia, o meglio, per tutto il resto – nell’era della competizione per la nostra attenzione da parte di varie piattaforme e attori digitali – non abbiamo tempo.
Fortunatamente e con grande gioia abbiamo fatto un’esperienza che ha dimostrato il contrario, e cioè che la cultura tira, interessa ancora e non solo quelli della nostra generazione e oltre, ma anche i più giovani. Al Festivaletteratura di Mantova, che quest’anno si è tenuto dal 6 al 10 settembre – non riempivano le sale soltanto Zerocalcare o il giallista e sceneggiatore inglese Anthony Horowitz, ma anche Maurizio Pirro e Luca Zenobi o, appunto, Colm Tóibín con il suo ritratto di Thomas Mann. Per non parlare della folla del weekend che ha assistito all’incontro con Olga Tokarczuk fresca, in italiano, del suo romanzo capolavoro: I libri di Jakub (Bompiani, 2023). Come ha scritto «laRepubblica» «è stata un’ora e mezza di letteratura pura, traghettata da Wlodek Goldkorn, durante la quale la scrittrice polacca premio Nobel ha incantato mille persone con la lunga gestazione di un lavoro durato otto anni». Alla faccia dunque della complessità che spaventa e farebbe fuggire il pubblico.
Non stupiscono allora le oltre 65mila presenze che hanno segnato un più 16% di pubblico rispetto all’anno scorso. E, va sottolineato, molti degli eventi erano a pagamento.
Ci avevano detto che il Festival ci sarebbe piaciuto, ma mai avremmo pensato di trovare un’organizzazione, una cortesia e un’efficienza simili. A colpire era soprattutto l’entusiasmo dei giovani volontari sparsi per la città con le magliette blu del Festival che a bordo delle loro bici schizzavano da una piazza o da una sala all’altra della città per accogliere e aiutare ospiti e pubblico, facendo in modo che tutto filasse liscio.
Il Festival di Mantova ha trovato – e sicuramente non da oggi, dal momento che vide la luce nel 1997, e negli anni ha fatto da apripista a numerose manifestazioni simili, anche alle nostre latitudini – la formula giusta per proporre un programma di qualità in un contesto favorevole, esteticamente perfetto, grazie a una scenografia rinascimentale impressionante per la sua opulenza e con l’energia tipica che potrebbe connotare un concerto pop. L’atmosfera per ogni incontro letterario è quella della festa, il pubblico non vede l’ora di entrare a incontrare l’autore o l’autrice con attenzione, ci sono grande rispetto e ascolto, e anche le domande sono interessanti. Il pubblico del Festival non è casuale, ma è preparato, costituito come è da una comunità attenta e fedele che cresce con il tempo.
Grazie a Mantova siamo ritornati un po’ più fiduciosi nel futuro che ci attende, un futuro che non sarà senza la bellezza della letteratura e della condivisione dal vivo di esperienze e scambi umani, i quali a loro volta sono, e saranno sempre, la sostanza della nostra esistenza.