Dove e quando
Biennale Bregaglia 2020. A cura di Luciano Fasciati. Fino al 27 settembre 2020. Orari di apertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00. Sito internet: biennale-bregaglia.ch
Durante tutto il periodo di apertura della Biennale sono previsti eventi collaterali e un fitto programma di visite guidate (in italiano e in tedesco) che si possono trovare al link https://biennale bregaglia.ch/it/programma/. È possibile anche prenotare visite guidate private. La guida cartacea è acquistabile in loco e l’audioguida si può scaricare dal sito.


Tra arte, storia e natura

Dodici artisti svizzeri dialogano con il territorio nella prima edizione di Biennale Bregaglia
/ 24.08.2020
di Alessia Brughera

Gli alti gradini rocciosi che tra le frazioni di Stampa e Promontogno tagliano la Val Bregaglia con tutta la loro imponenza, costituivano sin dai tempi antichi una barriera naturale per quella che era una delle vie di transito più battute e importanti attraverso le Alpi. La posizione strategica e le particolari condizioni ambientali di questo promontorio hanno fatto sì che il luogo diventasse nel corso dei secoli meta di insediamenti umani, come tra l’altro testimoniano i resti di edifici di epoca romana rinvenuti dopo alcuni scavi archeologici.

In cima all’altura che divide la valle sorgeva la chiesa di Santa Maria di Castromuro, più nota come Nossa Dona, menzionata dalle fonti per la prima volta nel 988 anche se la sua fondazione parrebbe ancora più antica. Oggi l’edificio si presenta ai nostri occhi con un campanile ben conservato risalente all’Alto Medioevo e con la struttura ricostruita nel XIX secolo, sulle vecchie fondamenta, dai signori di Castelmur, una delle più influenti famiglie valligiane che a quei tempi era diventata la proprietaria del promontorio.
Di epoca altomedioevale erano poi anche il castello feudale e la fortezza, di cui sono rimasti visibili il possente mastio a cinque piani accanto alla chiesa e le massicce mura difensive chiamate Lan Müraia, dove una volta si riscuotevano i pedaggi.

Proprio in questo suggestivo luogo che è stato punto di incontro di genti dalle lingue e dai saperi diversi e che ancora oggi mantiene intatto il suo particolare valore paesaggistico, sono stati invitati artisti provenienti da tutta la Svizzera per creare opere site-specific nell’ambito della prima edizione di Biennale Bregaglia, evento organizzato dall’associazione «Progetti d’arte in Val Bregaglia» con l’obiettivo di far colloquiare tra loro arte contemporanea, storia e natura in uno spazio alternativo ai circuiti culturali delle grandi città.

Questa regione sospesa tra passato e presente è diventata dunque fonte d’ispirazione per i dodici artisti chiamati a partecipare alla manifestazione: la sua conformazione ambientale e le sue vestigia secolari che narrano lo stratificarsi delle vicende della valle hanno stimolato la realizzazione di opere in cui si coglie il profondo legame con il territorio circostante e con le sue caratteristiche intrinseche, in primis la convivenza tra uomo e natura.

Attorno alla chiesa di Nossa Dona e alle rovine dello sbarramento fortificato di Lan Müraia prende così vita un percorso fatto di lavori che si relazionano con le architetture e il paesaggio senza stridori o prevaricazioni, riuscendo anzi a intrecciare con essi una fitta trama di nessi visivi e culturali che portano a riscoprire la località secondo nuove prospettive.

Tra le opere più interessanti presenti alla Biennale ci sono le sculture dal titolo Rupestre di Selina Baumann, realizzate con uno dei materiali prediletti dalla giovane artista, la ceramica: collocati in un’area boschiva contraddistinta da rocce e muschi, questi lavori dalle forme astratte evocanti la figura umana e dalle superfici su cui si possono scorgere i segni della manipolazione della materia, sono stati concepiti per lasciarsi trasformare dai ritmi della natura. Dalla terra che riempie il loro interno, infatti, germoglieranno nel corso delle settimane piccole piante che potranno fuoriuscire da alcuni fori fatti appositamente nell’argilla, a simboleggiare come il creato stesso lasci la sua impronta vivifica sul prodotto umano.

Hanno una stretta relazione con la valle anche le opere concepite da Not Vital, artista-viaggiatore, originario di Sent e cittadino del mondo, che da sempre trae ispirazione dalle tradizioni locali e dalle tecniche artigianali dei tanti luoghi visitati. In Bregaglia le balle di fieno in acciaio inossidabile rivestite di ceramica bianca, dalla consueta perfezione formale e dal sofisticato minimalismo che contraddistinguono tutti i lavori di Not Vital, spiccano con il loro esuberante candore nel prato che circonda la torre medievale, richiamando l’universo agricolo tramite uno dei suoi simboli più tradizionali, che qui viene nobilitato con audacia e un pizzico di ironia.

In uno spazio diverso dalle sue consuete aree d’azione, Alex Dorici, artista ticinese che affonda le proprie radici nell’arte urbana, ha dato vita a un’installazione appositamente realizzata per l’evento bregagliotto in cui per la prima volta la linea, componente principale del suo vocabolario stilistico, acquista una dimensione scultorea. Dal confronto con le peculiarità del posto nasce il suo grande Arco geometrico in metallo, verniciato di un rosso vivo e progettato per essere attraversato, che si situa nell’apertura tra le possenti mura fortificate di Lan Müraia dove in passato sorgeva una porta della stazione doganale, reinterpretandone così in chiave contemporanea l’antica funzione di passaggio.

Stimolante anche l’opera di Asi Föcker, artista nata a Lucerna nel 1974 e assidua sperimentatrice di elementi quali luce, aria e movimento, che proprio nel paesaggio della Val Bregaglia trova terreno fertile per esplorare i fenomeni luminosi in relazione al moto e al tempo. Nell’installazione dal titolo Fels alcuni specchi sono stati fissati a una ringhiera tramite un supporto a molla che ne permette lo spostamento generato dal vento. I raggi del sole vengono riflessi sulla parete rocciosa retrostante la chiesa di Nossa Dona facendone una sorta di palcoscenico su cui si avvicendano le vibrazioni, le luci e le ombre che la natura dispensa con i suoi continui mutamenti atmosferici.

Tra gli interventi che dialogano invece con gli spazi interni delle architetture del luogo ci piace citare quello dell’artista Sonja Feldmeier, un flauto di grandi dimensioni ricavato da un tronco d’albero sradicato e collocato dentro la chiesa di Nossa Dona: da una parte ecco le radici estirpate ben visibili, allusione alla potenza del creato, dall’altra il legno lavorato dalla mano dell’uomo che lo ha tramutato in un delicato strumento musicale, espressione di un auspicabile incontro tra natura ed essere umano edificato sul rispetto e sulla ricerca della bellezza.