Fedro, Viviana, Kevin, Camilla, Emanuel, li raggiungo tutti insieme per una telefonata collettiva in vivavoce. Li sento entusiasti, sono nel pieno delle prove dello spettacolo Caos Cosmico Quanto Basta che debutterà al Foce giovedi 25 maggio. Una coproduzione della compagnia Teatro Danzabile e IntegrART del Percento culturale Migros che intende esplorare la vastità dell’universo, le stelle, i pianeti. Quello che fin dalla notte dei tempi ci ha affascinato come esseri umani: guardare il cielo, guardare in alto e specchiarsi, riconoscendo la volontà che ognuno di noi ha di ricercare il proprio valore nel caos dell’universo. Un lavoro di sperimentazione inclusivo che mette in relazione performer con diversi bagagli di esperienza e pone al centro l’accessibilità alla fruizione da parte delle persone sorde, cieche e ipovedenti. Fondata a Lugano nel 2005, la compagnia Teatro Danzabile con la sua filosofia inclusiva intende rispondere ai quesiti umani universali: Chi sono? Perchè esisto? Dove vado?
Nella realizzazione di Caos Cosmico Quanto Basta Viviana si occupa della regia, «per una volta sono al di fuori della scena mentre Fedro, Camilla e Kevin sono gli interpreti e i creatori di tutto quello che si vedrà nello spettacolo. Emanuel Rosenberg è il direttore artistico». «Ci sono anche le maestranze – ricorda Fedro – abbiamo lavorato con scenografe, costumiste, un ingegnere del suono, un musicista e un light designer». Si percepisce un forte affiatamento e il piacere di lavorare insieme a un progetto nato dal loro incontro nell’ambito della prima edizione 2021/2022 del CAS DIPPA – Diversity and Inclusive Practice in Performing Arts, la formazione continua inclusiva e accessibile promossa e coordinata dall’Accademia Dimitri (SUPSI), in collaborazione con Teatro Danzabile (CH). Il punto di partenza per un tema vasto come quello dell’universo è stata la condivisione di un’esperienza: «Abbiamo esplorato possibilità di movimento, scenografie, visioni e immagini», racconta Fedro.
Ma cosa vedrà il pubblico sul palco? «Degli esploratori che vanno alla ricerca di pezzi di stelle, di storie, di parole che – man mano – raccogliendo tutto questo ripartono per altri mondi, universi, sensazioni». «L’immaginario – aggiunge Emanuel – è quello di tre figure con i costumi e gli oggetti inseriti in un’ambientazione confusa, un luogo astratto, esploso. Ci sono pezzi in giro dappertutto, le tre figure all’inizio non sono riconoscibili, poi si incontrano e fanno una sorta di viaggio di scoperta».
L’idea alla base dello spettacolo – mi spiegano tutti insieme – è quella di trasformare la fragilità in qualcosa di forte, in una risorsa creativa. Nato dalla formazione del CAS incentrato sulla diversità e le arti performative inclusive per persone con o senza disabilità, voglio capire in che senso Caos Cosmico Quanto Basta sia inclusivo. «Considerare la diversità significa considerare i diversi punti di vista e renderli tattili attraverso uno spettacolo teatrale nel quale si lavora sia con il corpo sia con la parola. L’inclusione è l’incontro tra mondi fragili per arrivare in modo paritario a uno scambio – in questo caso – artistico, creativo, umano e anche sociale volto a capire le necessità di ognuno e ad andarsi incontro» dice Viviana, e Fedro aggiunge «Il nostro spettacolo è inclusivo a partire dal cast di attori».
Viviana entra nel merito del lavoro di audiodescrizione fatto da Camilla che «creerà un testo per le persone cieche e ipovedenti che avranno la possibilità di ascoltare cosa accade in scena perché gli viene descritto. Ma non sarà una descrizione didascalica o schematica, sarà una descrizione poetica. Per le persone sorde ci sarà la proiezione delle parole che verranno dette in scena. Abbiamo provato a fare un lavoro anche a livello musicale affinché si potesse percepire la musica – non soltanto sentirla con le orecchie – ma questo è il punto più difficile che stiamo affrontando e la tecnologia non è ancora così sviluppata da venirci in aiuto».
Emanuel sottolinea come il lavoro dell’inclusione e dell’accessibilità si muova su un doppio binario: «Nel processo creativo consideriamo attivamente il pensiero e l’immaginario delle persone con diversità. Vuol dire essere sensibili all’accessibilità di chi è in scena ma anche di chi viene a vedere lo spettacolo».
Teatro Danzabile – la compagnia di cui fanno parte Fedro Mattei, Kevin Parisi, Camilla Stanga e Viviana Gysin – ci dice Emanuel «crea posti di lavoro al di fuori dalle strutture appositamente create per persone con diversità. Ci sono tante associazioni che lavorano in modo inclusivo ma noi agiamo sulla professionalizzazione e offriamo posti di lavoro con un compenso alla pari di una persona normodotata. Ognuno con le sue possibilità contribuisce al tutto e lo fa al pari degli altri senza la necessità, ogni volta, di creare delle categorie o delle sottocategorie».